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giovedì 10 febbraio 2011

MAMME CHE STANNO A CASA: una risorsa o un'opportunità persa? - SAHM: a resource or a missed opportunity?

Prossimo post Next post Saturday/Sabato 12 febbraio 2011

Scroll down for English version








Mamme e lavoro: un mix esplosivo. Non per colpa delle mamme si intende. E’ che si tratta sempre di un tema potenzialmente pericoloso. Le donne hanno i loro speciali talenti da condividere, come dovrebbero fare gli uomini, si suppone, e le mamme sono donne speciali. E purtroppo si trovano a scontrarsi con problemi ovunque. Due sono quelli principali:
  1. Vogliono trovare il loro ruolo nel mondo del lavoro? Devono combattere contro i pregiudizi e le regole che sembra siano state messi lì apposta per tenerle lontane.
  2. Vogliono stare a casa e prendersi cura di famiglia e figli? Sono considerate uno scarto, donne di serie B, incomplete, interrotte, che hanno rinunciato al loro compito per codardia, poltroneria o semplicemente perché costrette dalla vita o da quel bastardo che hanno sposato. 

Ora, qualche cosa sta cambiando, lentamente d’accordo, ma sta cambiando. In entrambe le direzione suggerite qui sopra.
Le aziende, diciamo alcune aziende, stanno dandosi da fare per dare alle donne quello che meritano rompendo le regole, specie quelle non scritte, fatte dagli uomini, come ad esempio il presenzialismo ad oltranza. E la leadership delle donne diventa sempre più rilevante.
E le donne che si dedicano alla famiglia, quelle che gli americani chiamano SAHM (Stay at home mom: mamma che sta a casa) stanno conquistando la loro dignità e attenzione che meritano.
E proprio il mondo delle SAHM va esplorato dedicandogli più attenzione: anche perché oggi il mondo del web offre molte possibilità per mettere a frutto la propria creatività e diventare così… WAHM, vale a dire Work at home moms, mamme che lavorano da casa, come molte delle mamme che abbiamo intervistato in questi mesi possono confermare. (In fondo trovate l’elenco delle WAHM intervistate e il link per rileggere la loro intervista)
Prendiamo dunque in esame quella che anche nel mondo di oggi può essere considerata una buona alternativa. Suggeriamo di dare uno sguardo al post di Vivienne Borne sull’essere madre e sull’orgoglio di questa condizione, che è ben lungi dall’essere una degradazione della femminilità come taluni sembrano sostenere. Vivienne sostiene con energia il dono della maternità.
Il portale Focus on the family, grazie alla penna di Jill Savage, suggerisce che una SAHM deve essere considerata come un direttore generale che gestisce con cura persone e cose.
Cynthia Gratzer, che intervisteremo a breve, con l’aiuto di un simpatico video, va in dettaglio su che cosa significhi essere WAHM e come questo possa essere una alternativa capace di mettere a frutto e migliorare la professionalità e la qualità delle relazioni in famiglia.
Siamo convinti che qui sia in gioco molto della nostra società. Dopo l’epoca degli intossicati di lavoro, sta ritornano di moda l’equilibrio tra vita professionale e vita famigliare.
Quella meravigliosa azienda che è Nestlé, checché se ne dica, è molto attenta al mondo femminile e materno. In Italia sta investendo molto a favore delle donne e delle mamme, grazie agli sforzi e alla perseveranza di Chiara Bisconti,  direttrice del personale di Nestlé Waters, ex San Pellegrino, che sta portando avanti molte iniziative in questo ambito, tra le quali citiamo volentieri i maternity & paternity kit per favorire la famiglia nel momento dell’arrivo di un nuovo bambino, la lotta contro il presenzialismo come fattore discriminante della carriera e la adattabilità intesa sia come flessibilità d’orario, sia come possibilità concreta di part-time, sia infine come chance di telelavoro. Non male diremmo!
In Italia si moltiplicano iniziative volte a sostenere queste opzioni, molte sono raccontate dal portale Momsatwork, che nonostante il nome è italianissimo e molto stimolante.
Una battaglia contro le convenzioni per riaffermare l’importanza della donna e della mamma e della sua ricerca delal felicità nella dimensione che più gli è consona. Perché essere donne e mamme ed essere felici è possibile: ce lo racconta ad esempio Mariateresa Giannone Ferramondo nel suo neonato blog.

Sarebbe interessante avere il parere anche di una donna che studia e si batte per la dignità professionale delle donne, come Stefania Boleso, ma anche di mamme blogger come Bismama, Wonderland, Wondermamma, Mammalellella ed Elastigirl, che come ci racconta ha appena ottenuto il part time verticale.

Ecco poi le mamme blogger sin qui intervistate:


English version








Moms and work: a dreadful combination. Not because of moms. It’s always a very difficult and potentially dangerous subjects. Women have their special talent to share, like men should, and moms are truly special women. But they are facing problems everywhere. In two main area:

  1. Women want to find their role in the business environment? Gotta fight against prejudices and rules that seems to have been designed to keep them off the grass
  2. Women want to stay at home caring their family and kids? They are considered minor leagues players, unfinished or interrupted masterpieces that have declined their duties for cowardice, poltroonery or simply because obliged by life or some bastard husband.

Now, something is changing, slowly but constantly. In both sense. Companies, let’s say some companies, are striving to provide women with what they deserve while breaking unfair unwritten male rules. SAHM are conquering the dignity and interest they too deserve. In this context women’s leadership is becoming more and more relevant, although still few women are playing C-level roles.
SAHM is a planet that is worthy of a deeper investigation, also because nowadays the web offers really a lot of chances to exploit one’s own creativity and become a WAHM, as many of our interviewed moms can confirm (you can take a look of interview to the WAHM in the list you’ll find at the end of this article).
Let’s consider why that could still be considered a good choice in today’s world. First of all we’d like to suggest Vivienne’s Borne post about being a mother, which someone –but not her- tend to consider a degradation of “womanship”. Her point, that we do share, is the difference between being a mom and doing things.
The webpage Focus on the family Jill Savage suggests that a mom should be considered as the  site manager of the family, someone who truly cares about the facility and the people involved with a special and personal concern.
Cynthia Gratzer, whom we will soon interview, with the help of a short and funny video goes into details of why being a WAHM can be a real alternative that will improve both the professionalism and the quality of the relationship in the family.
We believe there is a very relevant aspect for our society here. After the workaholic age, we are coming back to balance and family life. The wonderful and brilliant company, Nestlé, is investing a lot in Italy, thanks to the effort and perseverance of Chiara Bisconti, HR Director of Nestlé Waters, formerly San Pellegrino, with a lot of initiatives  that are designed to ease women and moms. The two more appropriate to this subject are the fight against “be-present-at-all-costs” syndrome, very frequent in Italy and especially in the Milano area, where men seem chained to the desk or the conference room; and the possibility to soften the working hours with three different solutions: flexibility, part time schedule, telework.
A very good move towards a more human working environment and the promotion of WAHM.
What do you think about?

SAHM & WAHM interviewed:








9 commenti:

Laura Dal Moro ha detto...

Posso apparire un' estremista, ma una madre dovrebbe dedicarsi unicamente ai figli. Educare una nuova vita é il lavoro piú difficile a questo mondo. Certo, esistono madri che non hanno lavorato, nel senso burocratico del termine, e che non hanno nemmeno saputo essere madri perché, in mancanza di stimoli esterni, si sono lasciate andare. É un rischio frequente. I tempi, peró, sono cambiati, le donne istruite, i media e la Rete facilitano la vita, una cultura di massa o di nicchia consente ad una madre di bilanciare soddisfazioni personali di donna ed esigenze familiari. Il lavoro arriva a casa e de-stressa una parte di giornata. Non sono madre, per questo mi dedico al mio lavoro ed alla mia famiglia d' origine, ma, nel caso decidessi di cambiar vita, sarei felice di avere un quartier generale tra le quattro mura. Con le consuete, doverose pause di vita all' aria aperta, sola e con la famiglia, perché una donna non deve rinunciare ai propri desideri personali.

Paolo Pugni ha detto...

Grazie Laura, una posizione molto chiara e argomentata.
Vediamo se c'è qualcuno che la pensa diversamente.
Grazie!

isabel ha detto...

Grazie Paolo per qs post molto incoraggiante. Mi riservo di scrivere la mia opinione domani con maggiore lucidità. Intanto grazie davvero per gli spunti di riflessione.

Paolo Pugni ha detto...

grazie a te! Attendiamo, buon fine settimana!
Paolo

Corie ha detto...

Anche io ho dovuto pensarci un attimo prima di commentare il post. La questione non é affatto facile, e ha tantissime sfaccettature.
Qui mi limito a fare solo 3 considerazioni:
- di che tipo di lavoro stiamo parlando.
Un impiego dove la madre ha i pomeriggi a disposizione dei figli, non vedo come non possa conciliarsi con la famiglia. Certo, se parliamo di lavori dove si torna a casa la sera tardi, e si finisce per convivere con dei perfetti sconosciuti, allora chiaro che qualcosa deve cambiare.
- ma questo porta con sé un altro tipo di considerazione: una donna investe nella sua professione e professionalità buona parte della vita (si studia per circa 20 anni) e tanti sacrifici. Come si può lasciarsi alle spalle tutte questo, che comporta anche una certa vitalità intellettuale, e fare finta che non sia mai esistito? Inevitabilmente, dopo qualche tempo, sopraggiungerebbe un po' di disagio, che finirebbe per riversarsi sulla famiglia tutta.
- e infine: il lavoro da casa. Mi sono spesso chiesta: come si fa a lavorare con i bambini in casa? per me é un'impresa accendere il pc o fare una telefonata! Tenere i ruoli e gli spazi ben distinti non é una malvagità, ma un'esigenza. a casa sono la mamma e la moglie, in ufficio sono la professionista.

Come al solito, sono prolissa!!!

Rossella - Casa Lellella ha detto...

come molti sanno io sono a favore della piena libertà!

se una mamma decide liberamente di lavorare perchè condannarla?
e viceversa, perchè condannare una donna che dopo la maternità decide LIBERAMENTE di dedicarsi anima e corpo ai figli?

quello che non sopporto sono le ipocrisie!

con che faccia il datore di lavoro o la società chiedono alle madri di farsi da parte per dedicarsi alla famiglia se questo non è il loro desiderio? anche perchè dove è scritto che una madre sia meno affidabile di un qualsiasi altro lavoratore?

ancora

perchè non si da la possibilità alle donne- madri di rientrare al lavoro quando i figli sono più grandi?

e ancora

perchè se una donna dice di essere mamma a tempo pieno viene vista come un peso?

sono questi gli interrogativi e le questioni : cosa realmente si chiede ad una madre?
e perchè non la si ascolta?

Altro discorso è quello che voglio io: ho studiato come una matta per tutta la vita, ho sudato e guadagnato tutto quello che ho, perchè ora dovrei abbandonare tutto? essere madre per me non è penalizzante, ma è un arricchimento... peccato che la nostra società non la pensi così!
certo il part time sarebbe ideale ma in Italia tutto fa al rovescio, ahimè!

ps. bel post come sempre

Paolo Pugni ha detto...

Grazie per i commenti profondi e arguti, proprio ieri il CorSera pubblicava i risultati di una interessante indagine "Mamme, il 40% torna in ufficio".
Io credo che sia una questione di priorità e di possibilità di scelta.
E che si possa, debba fare di più per permettere alle donne e alle mamme soprattutto di poter realmente scegliere.
Torneremo sul tema, attendiamo vostre stimolazioni!

Stefania Boleso ha detto...

Io sono d'accordo con MammaLellella, cioè sono a favore della libera scelta.
Se una donna vuole fare la mamma a tempo pieno, ben venga. L'importante è che sia una sua decisione.
Se invece una donna vuole tornare a lavorare 12 ore al giorno dopo la maternità e si è organizzata per farlo, allora non vedo dove stia il problema.
Una donna felice sarà anche una compagna/mamma felice.
Il problema, come sappiamo bene (io forse meglio di altri) è che spesso nel nostro Paese la decisione di essere una donna in carriera, una SAHM o WAHM non deriva da una scelta spontanea, quanto piuttosto "spintanea", se capite cosa voglio dire.
E' su questo che bisognerebbe lavorare, affinché ciascuna donna possa scegliere ciò che la realizza di più, non quello che la società le impone.
La strada da fare è ancora lunga, serve un cambiamento culturale, ma poco a poco forse ce la possiamo fare.

Paolo Pugni ha detto...

Se posso aggiungere Stefania, prolungando il tuo pensiero, credo che la scelta debba essere sostenuta dal marito e tenere conto del nuovo stato di famiglia. Una famiglia è tale quando tiene conto del fatto che è qualche cosa di più della somma dei suoi componenti. Non è una temporanea associazione di impresa, una coabitazione, ma una unione di intenti.
Quindi ogni decisione deve essere finalizzato allo scopo che la famiglia ha e si è data. Altrimenti potrebbe rapidamente decadere nell'egoismo.
Per questo va presa insieme, senza penalizzare le aspirazioni legittime di nessuno, aiutando tutti ad avere il meglio.
Grazie!