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sabato 16 maggio 2015

Violenza o forza? La risposta della mamma di Baltimora




La mamma di Baltimora. Un eroe. Dicono. Perché ha difeso suo figlio, dalla follia. Picchiandolo.
Fermi tutti: qui qualche cosa stona. Com’è possibile?
Non abbiamo forse imparato che la violenza è sempre male?
Che non si picchia mai un figlio?.

Vorrei suggerire una riflessione, una provocazione se volete. Proprio su un tema così scottante.

Viviamo in un mondo intessuto nella violenza, non la possiamo espellere. È un miraggio. È utopia, è cedere al nemico.
Ma siamo così spaventati da essa, da avere confuso la forza con la rabbia.
Non tutto l’uso della forza è violenza: quello che fa da discrimine è il fine.
Se con energia impedisco un suicidio, dettato da un sovraccarico di emozione, non sto facendo violenza.
Se con energia impedisco ad una situazione di degenerare, non sto facendo violenza.
Se con energia induco mio figlio ad abbandonare una protesta che sta sfociando in male, non sto facendo violenza.
Ecco perché la mamma di Baltimora ci appare come una eroina.
Perché ha agito per il bene.

Il buffetto, lo schiaffo sulla mano, la presa forte quando sono finalizzate al bene, possono essere –ripeto: possono essere; non sto dicendo sono né tanto meno sono la sola strada- un mezzo che rende più diretta la strada del bene.
Quando sono solo sfogo, rabbia repressa, volontà di potere, desiderio di affermazione, livore, distruzione, allora sono sicuramente da condannare.


Forse nel tentativo, legittimo ma impossibile, di costruire un mondo senza violenza, abbiamo finito per negarci l’uso dell’energia che invece ci aiuta a preservare il nostro mondo dagli eccessi di violenza.
domenica 1 settembre 2013

Educare i barbari: impossibile inutile o doveroso?



Ricominciamo da tre. Tre (+1) i mesi senza post, tre domande chiave, tre indicazioni conseguenti. E un articolo da qualche muovere la riflessione. È di Luca Goldoni, dello scorso 20 agosto, è stigmatizza la crescente maleducazione dei piccoli, e dei meno piccoli, esasperata nei luoghi di villeggiatura, specie al mare.

Dilaga il permissivismo, formula di tutto riposo perché legittima il disinteresse con l'alibi della pedagogia. Tutto risale agli anni 60 quando esplode il dibattito sul sì o no alle favole, alle sculacciate, al premio e castigo” 

scrive il giornalista mettendo il dito nella piaga e chiarendo che il più delle volte non si tratta di adesione ad un modello educativo che sembra aver creato solo disastri ed essere rimasto solo nell’immaginario di molte coppie, quello che invita all’assenza di negazioni e regole lasciando lo spontaneismo straripare senza limiti e con molte conseguenze negative. Già da diversi anni il movimento contrario, basato sul buon senso e millenni di esperienza, chiarisce che se vogliamo bene ai nostri figli dobbiamo dire di no.
Ma per farlo bisogna essere decisi e soprattutto coerenti.  Lo spiega benissimo Goldoni “la vera educazione non consiste nelle prediche ma nell'esempio quotidiano, il pupo va in tilt: gli ripetono che non deve dire bugie e poi sente la madre che istruisce la domestica, se telefona l'Angela dille che non sono in casa. Dunque, severità zero, tolleranza mille.”. Alla fine siamo noi che non vogliamo educarci e ci facciamo sconti e per un briciolo di coerenza finiamo per tollerare tutto dai figli trovando sempre giustificazioni ai loro comportamenti sempre meno civili. Li definiamo ingovernabili, quando invece gli incapaci di governarli siamo noi. Certo, la società non ci aiuta, negandoci almeno una buona fetta di strumenti. Se la violenza non è mai una strada, la fermezza a volte impone gesti e toni che facciano capire chi comanda. E non sempre questo è possibile farlo con atteggiamento gandhiano, perché ricordiamoci che l’eroe indiano ha avuto successo perché si scontrava con gli inglesi, colonialisti ma decisamente civili. Si fosse trovato ad affrontare con il suo approccio i nazisti e le SS credo che non oggi sapremmo assolutamente nulla di lui, neanche dove fosse vissuto e morto.

Ecco dunque le tre domande chiave che possiamo farci e che richiedono il vostro contributo

a)    esistono realmente dei bambini ingovernabili?
b)   Qual è il modo più corretto per educare oltre dare l’esempio?
c)    Come esercitare la fortezza e l’autorevolezza in questo 2013?

E i tre consigli che mi sento di dare sono questi

1)   non perdiamoci mai d’animo, costa fatica e stanca da morire, ma ne vale la pena;
2)   nel dubbio diciamo di no, meglio negare piuttosto che cedere. Avremo tempo di cambiare idea se è il caso di farlo;
3)    educare vuol dire preparare i figli per il cammino, non il contrario: e se questo vuol dire insegnare loro ad essere una miscela equilibrata di marines, lord, francescani, gregari non dobbiamo spaventarci.


La mia provocazione l’ho lanciata, ora tocca a voi.
sabato 4 maggio 2013

Intervista Mamma & Lavoro



Mamma e donna, o meglio: mamma e professionista. Una scelta, un obbligo o una dannazione? Spesso alle donne sembra impossibile conciliare il ruolo di madre con l'impegno di un lavoro professionale. Sembra che questa sia una delle principali, se non la principale, causa di stress tra le donne. Eppure si può fare molto per conciliare questi due aspetti e addirittura renderli sinergici. Ne abbiamo parlato con Patrizia Eremita, direttrice del portale Mamma & Lavoro che aiuta le donne ad armonizzare questi due lati della loro vita, entrambi importanti e meritevoli di attenzione.


Da dove nasce l'idea del portale mammaelavoro.it?
Quando non ero ancora mamma e lavoravo intensamente con orari abbastanza "indecenti" non mi rendevo assolutamente conto di come sarebbe stato se avessi avuto una famiglia e dei figli e ammetto senza vergogna che ero piuttosto critica delle colleghe o amiche con figli… Poi sono diventata mamma io stessa e c'è stato un cambiamento forte e una presa di coscienza: "ma questa è una rivoluzione"! Tutto completamente cambiato, il tempo per se stessi, il tempo da dedicare al piccolo, la casa ecc. ecc.  E il lavoro!
Per curiosità un giorno durante il mio periodo di maternità sono andata a vedere cosa c'era sul web che parlasse del tema donne, lavoro e maternità e ho trovato ben poco. Da lì a poco ho pensato di parlarne io stessa ed è nato il sito mammaelavoro.it

A quale pubblico si rivolge e con quale scopo?
Mamma&Lavoro si rivolge alle donne e alle mamme senza alcuna distinzione di età e vuole essere un contenitore dove si trovano risposte utili in merito alla maternità, al lavoro, alla gestione dei bimbi e alla formazione. La formazione online per esempio è quella che più adatta alla Mamma che spesso fa fatica a trovare tempo per partecipare a corsi di formazione fuori casa. Si possono trovare anche spunti, idee raccontate da altre donne che hanno deciso di partire con un progetto imprenditoriale piccolo o grande…insomma, si trovano tante informazioni che ci auguriamo siano utili per le nostre lettrici.

In che modo la rete può aiutare le mamme a sviluppare una propria carriera?
La mamma moderna è un'utilizzatrice molto attenta di tutto quel che gira sulla rete e ha capito che internet può essere uno strumento molto utile e importante per fare rete e/o per lanciare un'idea di impresa. Ormai è molto chiaro: il web è il supporto più importante per amplificare qualsiasi cosa. Tante le donne che dopo l'esperienza della maternità ha scelto di provarci e alcune hanno raggiunto un grande risultato.
Molte donne ci raccontano la loro scelta e la loro esperienza ed è sempre affascinante ascoltare come hanno realizzato "il sogno nel cassetto", grazie a un po' di coraggio, molta tenacia e il supporto di internet.

Quali gli ostacoli maggiori che una mamma deve affrontare nel conciliare questi due mondi?
Molto spesso una mamma si ritrova davanti a un bivio quando finisce il periodo di congedo di maternità: famiglia/figli o lavoro ?
E questo getta molto spesso nello sconforto perché spesso non si vorrebbe essere costrette a scegliere. In Italia purtroppo i servizi a sostegno della famiglia e della maternità sono sempre meno e quelli che ci sono sono privati e hanno costi elevati. Sarebbe bello avere un sistema simile a quello della Francia o del Nord Europa ma non è così.
A questo aggiungiamo il fatto che il mondo del lavoro in Italia non è proprio mamma-friendly e ci si ritrova a dover fare orari impossibili (anche quando non serve!), a non poter ottenere orari di lavoro più flessibili (approccio  diffuso all'estero) o ancora meglio poter lavorare, quando possibile, da remoto. Ci vorrà ancora molto tempo per cambiare questa cultura, temo.

Che cosa serve o quali  leggi ad una giovane mamma per trovare la sua dimensione nel mondo del lavoro?
Innanzitutto vorrei non sentir più parlare di dimissioni in bianco ("privilegio" delle donne che in questo modo possono essere lasciate a casa facilmente), piuttosto che sgravi fiscali per quelle aziende che assumono lavoratrici e  a favore della conciliazione famiglia-lavoro attraverso un piano di sviluppo dei servizi all’infanzia (asili nido, bonus bebè, voucher per baby sitter e badanti) e agevolazioni per tutte quelle aziende che introdurranno il “welfare aziendale” che spesso aiuta enormemente le donne che si ritrovano a fare acrobazie per tenere a bada tutte le loro responsabilità tra bimbi, casa e lavoro.



Come promuovete il vostro portale? in che modo utilizzate i social media per aiutare voi e le vostre lettrici?
Devo ammettere che sono abbastanza amica del web quindi mi piace scoprire sempre la novità quando si parla di social media.
Mammaelavoro.it è presente anche su Linkedin, su Twitter, Youtube  e Facebook…..attivamente! 

Fate uso di molti video: come mai questa scelta? tecnicamente come fate a realizzare così tanti video?
Il video sta diventando uno dei media più utilizzati anche da chi naviga su internet e si informa. E questo sappiamo diventerà sempre più diffuso come strumento di comunicazione online. Youtube ne è un esempio. Abbiamo quindi scelto di portare anche i video sul sito e sul canale youtube. 



Il vostro portale è davvero ricco: rubriche per la famiglia, per la pedagogia, per i consigli spiccioli, per la formazione, per aiutare a trovare lavoro. Avete un osservatorio ampio sulla realtà italiana: come appare dal vostro punto di vista la famiglia oggi? di che cosa ha paura? che cosa vorrebbe?
Quel che vedo spesso la coppia oggi ha paura di diventare famiglia…proprio perché non ci sono certezze, precariato e servizi sociali che non aiutano le coppie a prendere più serenamente la decisione di avere 1 o più figli. Questo è un grande limite e un fallimento per la nostra società…
Molti giovani si appoggiano alle famiglie di origine per poter affrontare spese o cercare di portare avanti un progetto di vita che prevede anche l'avere dei figli.

Che cosa è il… Piano C?
Il Piano A è rientrare al lavoro dopo la maternità e accettare di rientrare in una modalità di lavoro che non tiene conto delle necessità del singolo, il Piano B è scegliere la famiglia e lasciare il lavoro per riuscire a tenere in piedi tutto…. il Piano C è il primo spazio di coworking pensato per le donne (e aperto anche ai papà con al seguito i bimbi), prima esperienza in Italia di spazio di lavoro nato per “cambiare il lavoro”. Piano C è la possibilità per le donne con bambini (libere professioniste e non) di avere a disposizione un luogo dove poter lavorare, avere la possibilità di incontrare altre professioniste e stabilire delle sinergie (perché no…), rompere l'isolamento del lavoro da casa e, grande plus, poter portare il proprio figlio che verrà accolto da educatrici professionali all'interno dell'area Cobaby. 
www.pianoc.it

lunedì 8 aprile 2013

Il libro per le famiglie




Il libro più letto del mondo e più importante per le famiglie oggi è a disposizione di tutti in edicola grazie a Famiglia Cristiana.
La Bibbia in una edizione curata e a misura di famiglia viene presentata in 12 numeri abbinati alla rivista settimanale delle edizioni San Paolo oppure direttamente sul web ad un prezzo contenuto (69€ per i dieci volumi).
Ma perché portarsi a casa Antico e Nuovo testamento e soprattutto perché in questa edizione?
La lettura o anche solo la consultazione delle Sacre Scritture costituisce un modo importante per restare in contatto con la propria storia e la propria cultura, quando non con la propria fede. Le vicende del popolo che sta alla radice del cristianesimo, l’avventura terrena di Cristo, che pretende di essere perfetto Dio e perfetto Uomo,  andrebbero conosciute da tutte, a prescindere dal fatto che si ritenga vera l’affermazione di Gesù –e per me lo è- oppure no, perché queste storie hanno plasmato e influenzato l’intera umanità e ancora oggi costituiscono una pietra di paragone per ogni filosofia o stile di vita.

Il testo proposto dalle Paoline si mostra di facile lettura e corredato da tutta una serie di commenti che lo rendono vivace e agile, sia nei collegamenti con altri brani significativi della Bibbia, sia con la storia e l’arte, diventando così un libro da gustare insieme in famiglia per rivivere, come personaggi delle vicende narrate, i momenti solenni che hanno segnato le circostanze dell’umanità.  

Curata dal card. Ravasi e realizzata con il testo ufficiale CEI, questa edizione avvicina le sacre Scritture alla famiglia e la rende protagonista della vita spirituale dei focolari domestici. 
domenica 17 marzo 2013

Il caffelatte che unisce famiglia e lavoro




Irene Bartalini e la sfida per trovare il giusto equilibrio tra vita di famiglia e attività professionale. La soluzione? Caffelatte a colazione, un modo per coniugare il piacere di essere mamma alla passione per mettere a frutto la propria competenza professionale.
Ma chi è Irene e che cosa ha escogitato che possa essere preso ad esempio, o per lo meno come spunto, per altre mamme che sono alla ricerca di questo equilibrio, uno dei problemi più sentiti e spinosi della nostra società.
Pratese, giovanissima, mamma di due bimbi, Vittoria ed Edoardo, plurilaureata internazionale, Irene nel 2011 ha spostato la sua carriera sul web per poter dedicare più tempo alla famiglia senza perdere di vista il mondo del lavoro. Si è inventata e gestisce un portale e-commerce al quale ha associato un blog che racconta della vita di famiglia, di viaggi, di Italia; si diverte, ad esempio, a proporre racconti così come suggerisce, con simpatici tutorial come ridare nuova vita agli oggetti: partire da una camicia inservibile per costruire un cavalluccio di legno o per farne un pigiama. Idee semplici ed efficaci. Il tutto, per ampliare le proprie vedute e non perdere nessuna occasione, in due lingue: italiano e inglese.

Che sostegno e aiuto le dà la famiglia in questa sua attività che cerca di conciliare vita professionale e vita familiare?
Fondamentale.  Mi riferisco al fatto che i nonni sono sempre stati disponibili ad aiutarmi coi bambini sia nel doposcuola, riprendendoli all'asilo, sia negli interi periodi in cui non ci sono andati perché  convalescenti, se io dovevo terminare qualche lavoro o assentarmi qualche giorno.. in più hanno un "padre mammo" che sa cucinare (bene), vestirli, portarli all'asilo.. 

Da dove è nata l’idea di Caffelatteacolazione?

In primo luogo dal desiderio di realizzare per i miei bambini qualcosa di unico, fatto con le mie mani e rispondente esattamente all'idea del capo che avevo in mente, poi anche dall'esigenza di dare libero sfogo ad una creatività che ho sempre assecondato nei vari momenti della mia vita, anche prima di essere "Mamma".  

In che modo l’ha aiutata a conciliare professionalità con la maternità?
Lavorare a casa, dove ho creato un piccolo laboratorio, mi permette di gestire il tempo in modo assolutamente autonomo. Il lavoro che facevo prima mi impediva di vedere i miei bimbi la mattina al risveglio (uscivo di casa alle sette o prima), fare colazione con loro, portarli a scuola, tutte cose che dovevo delegare alle studentesse straniere che per qualche anno hanno vissuto con noi. Il pensiero che i miei bimbi sarebbero cresciuti in fretta e che mi sarei persa questi momenti della vita che non tornano più è stato determinante nel prendere la decisione di licenziarmi.

È  una professione che la soddisfa?
Assolutamente sì. L'incognita del futuro mi crea ansie e pensieri che prima, come dipendente pubblico, certo non avevo, ma il fatto di essere riuscita a conciliare lavoro e passione è una grande conquista per me.

Uno dei problemi delle donne, per nulla aiutate dalla società, è quello di trovare un equilibrio personale nella difficile conciliazione di lavoro e famiglia: che consigli darebbe per cercare una strada equilibrata?
Difficile riuscire a sentirci soddisfatte come madri, donne e lavoratrici; più facile "scoraggiarsi", abbandonando qualunque proposito ma credo che ogni donna sia una fonte inesauribile di forza, amore e passione e con un po' di tenacia possa trovare il proprio equilibrio, per cui "ascoltarsi" diventa fondamentale.

Un sito di e-commerce è una scelta coraggiosa e originale: la trova anche vincente?
Credo che l'e-commerce sia una realtà affermata in molti Paesi d'Europa e nel resto del mondo e anche in Italia si sta diffondendo in tutti i settori. Ogni giorno scopro con  piacere  che esistono molte mamme alla continua ricerca sul web di marchi e tendenze e  adorano comprare con un clic dall'ufficio per poi trovarsi il loro acquisto comodamente a casa qualche giorno dopo.

Può darci tre consigli per avere, come dice il titolo del blog, una famiglia felice?
Difficile fare consigli. Ognuno trova felicità nella propria vita per cose diverse. Ad ogni modo come genitore ho imparato, col tempo, che per stare bene in famiglia è indispensabile: 
- una grande elasticità e flessibilità (quando si è da soli si è padroni del proprio tempo e del proprio spazio, con due figli molto meno);
- un po' di ironia (inutile prendersela troppo se dopo una giornata di lavoro i bambini non ne vogliono sapere di star calmi e tranquilli o se appena finito di raccogliere tutti i micro pezzi delle costruzioni Edo arriva e li rovescia nuovamente a terra..)
- apprezzare quelle piccole grandi gioie che i bambini ci regalano ogni giorno e fermarci ad osservarle (una parola nuova, una scoperta..)
giovedì 7 marzo 2013

La famiglia felice e il lavoro delle donne




Raffaella Tarassi è mamma di un bimbo di nove mesi ed è in attesa di un secondo figlio. Ha creato un blog interessante che intende promuovere sia le produzione per bambino realizzati all’estero sia i prodotti Made in Italy artigianali. Un esperimento che merita molta attenzione e che ci facciamo spiegare direttamente da lei.

Che obiettivo si pone il tuo blog?
Come la maggior parte delle mamme, quando sono rimasta incinta di Alessandro ho cominciato a leggere e informarmi su tutto quello che riguarda il mondo dell'infanzia, in più abitando all'estero mi sono accorta che esiste un'offerta di prodotti estremamente diversa da quella italiana, per cui mi sono detta, perché non raccontare ai genitori italiani cosa succede al di la delle Alpi? Ne ilmondodeibimbi cerco quindi di proporre idee originali e divertenti, in particolar modo giocattoli, abbigliamento e arredamento, che scovo online e offline, che rendono il mondo dei nostri bimbi unico e speciale

Che servizio offre ai lettori?
Confesso che il blog è nato un po' per caso tra una poppata e un pannolino, non sono capace di stare con le mani in mano, e nonostante adori passare del tempo col mio bimbo durante la maternità avevo bisogno di pensare e fare altro. Tutto questo per dire che all'inizio non mi sono prefissata una strategia, a sei mesi dall'apertura del blog comincio ad avere le idee un po' più chiare ed è interessante che  l'obiettivo è emerso dal confronto coi lettori e alcune aziende del settore. L'idea alla base di tutto è mostrare che esiste un'offerta per l'infanzia alternativa ai marchi blasonati di cui sentiamo parlare, che l'educazione al rispetto dell'ambiente comincia quando i nostri bimbi sono piccoli: se i loro compagni di gioco sono in plastica è ovvio che in futuro saranno attaccati a questo materiale e non si cureranno di legno, cotone e simili, e da ultimo che esistono ancora tantissime piccole imprese che producono utilizzando processi artigianali e che sviluppano collezioni estremamente creative e divertenti.
Inoltre un nuovo progetto partito da pochissimo, è una serie di interviste a donne che hanno re-inventato la propria vita professionale in seguito alla maternità, sfruttando la loro esperienza di mamme per creare prodotti e/o servizi destinati ai bimbi. L'idea è quella di lanciare un messaggio positivo, di donne che non si piegano alle logiche attuali del mondo del lavoro che purtroppo non sono sempre in sintonia con la maternità, e che con un pizzico di creatività, tanto coraggio e grande tenacia riescono a conciliare la sfera privata e quella professionale.

Perché le è venuta l'idea di aprire questo blog?
Da ormai quasi 6 anni abito a Lussemburgo, un paese tanto piccolo quanto interessante, qui infatti la cultura locale è un miscuglio di quella francese, fiamminga e tedesca. Quando sono rimasta incinta ho scoperto che nonostante la globalizzazione, la cultura e le tradizioni legate alla maternità e all'infanzia sono estremamente locali, quando tornavo in Italia mi rendevo conto che alcuni prodotti che per è erano scontati a Milano non erano così diffusi e viceversa e ancora quando Alessandro aveva 6 mesi l'ho portato dal pediatra in Italia e sono rimasta stupita che ha insistito moltissimo perché gli dessi le diverse farine di riso e mais e tapioca, qui a Lussemburgo praticamente non esistono e lo svezzamento viene fatto soprattutto con frutta e verdura. Comunque... mi sono resa conto che esistono vere e proprie differenze culturali, perché, quindi, non condividerle e per scoprire i punti di forza di ognuna?

E' presente anche sui social media? Dove e perché?
Le pubbliche relazioni sono uno dei principali punti di debolezza del blog. Sono presente su Facebook e Twitter, ma confesso di non animare assolutamente le pagine che al momento sono semplicemente una vetrina dove trovare il link agli articoli che vengono pubblicati sul blog. Twitter confesso di non aver ancora del tutto capito come funziona, lo trovo estremamente efficace perché un sacco di aziende mi hanno scoperto e inviato le loro collezioni proprio tramite questo social media, allo stesso tempo però ho l'impressione che per utilizzarlo con successo occorre twittare regolarmente e con una certa costanza, cosa che non ho ancora "l'istinto" di fare. Facebook lo utilizzavo già privatamente, ho deciso di pubblicare il link ai post solo un paio di mesi dopo l'apertura del blog, quel giorno le visite hanno subito un impennata pazzesca che mi ha lasciata a bocca aperta e mi ha fatto capire la potenza di questo strumento; lo svantaggio rispetto a Twitter è che sei molto più vincolato alla tua cerchia di contatti per cui è molto più complicato farsi conoscere da altri.

Qual è la sua strategia di web marketing?
Confesso, non ne ho una! A parte i social media di cui ho appena parlato cerco di partecipare a discussioni sul blog simili al mio. Tempo fa mi sono iscritta ad alcuni siti aggregatori, ma sinceramente non ho riscontrato una grande differenza rispetto al non aderire. Al momento due pratiche hanno portato a un aumento delle visite: comunicare alle aziende di cui scrivo il link al post che le riguarda in modo da essere pubblicata sulle loro pagine Facebook o Twitter e inserire alla fine di ciascun post "potrebbe interessarti anche" ovvero il link ad articoli pubblicati in precedenza su un argomento analogo a quello del giorno. Mi piacerebbe moltissimo professionalizzarmi di più in questo ambito, confesso di pensare spesso di seguire un corso, ovviamente online!

Donne e lavoro: che cosa ne pensa?
Penso di non essere ancora la persona adatta per rispondere a questa domanda, dal momento che sono alla prima maternità e riprenderò il lavoro solo settimana prossima. Ad oggi sto cercando di individuare i momenti e le attività critiche della giornata per poterle vivere al meglio quando riprenderò, sicuramente dovrò mettere in piedi una buona organizzazione che preveda piani B, C e a volte anche D. 
Al lavoro ho chiesto il part time che ho avuto la fortuna di ottenere, prima di rimanere incinta mi arrabbiavo sempre con le colleghe o dipendenti che utilizzavano la scusa "eh ma io ho i bambini" per non venire al lavoro o fare i propri orari. Trovo molto più responsabile un discorso del tipo: la mia situazione personale è cambiata di conseguenza non sono più in grado di garantire lo stesso ammontare di ore e lavoro di prima della maternità, a voler far tutto si rischia di fare tutto male! Ritengo che le donne mamme hanno il diritto e il dovere (per se stesse, per i propri figli e per la società) di lavorare, bisogna però rendersi conto che  la disponibilità e le necessità sono diverse rispetto a quelle di un uomo su cui è costruito l'insieme di regole e pratiche che regolano il mondo del lavoro attuale. 

So che non è una citazione molto dotta, ma mi piace moltissimo il finale del film "Ma come fa a far tutto" con Sarah Jessica Parker che ritengo individui in pieno il problema:

"Motivi per cui non sarebbe un problema lasciare il mio posto di lavoro:

Primo: perché ho due vite e mi manca il tempo di godermele.
Secondo: perché cercare di essere un uomo significa sprecare una donna.
Terzo: perché i miei bambini cresceranno in un lampo e io mi sarò persa tutto.
Quarto: perché prima o poi in un modo o nell'altro, arriva il giorno in cui le cose cambiano.

So che se non avessi questo lavoro le cose sarebbero migliori, sotto tutti i punti di vista, ma senza quel lavoro non sarei più io, ma senza di te (il marito), Ben e Amy (i figli) non sono niente!"


Tre consigli per aiutare le famiglie ad essere felici?
Che responsabilità! La mia famiglia è ancora molto giovane, io e mio marito ci siamo sposati nel 2009, Alessandro è nato nel 2012 e ora aspettiamo un altro bimbo che nascerà ad agosto; non ho esperienza con ciò che riguarda scuola, adolescenti,...  posso dirvi le regole che al momento mi stanno rendendo la persona più felice del mondo:
1. mio marito viene al primo posto, certo il tempo che posso dedicargli ora si è decisamente ridotto e non sempre è di super qualità, ma non ce la farei senza di lui! Quando ero incinta dicevo sempre "Cavoli, ma come fanno le donne che affrontano la maternità da sole?", io fisicamente e psicologicamente non ce l'avrei mai fatta (e ho avuto una gravidanza bellissima!) e da quando è nato Alessandro ne sono ancora più convinta.
2. Costruire un ambiente sereno e pieno di calore che significa circondarsi di amici e famigliari su cui contare, ma con cui soprattutto farsi delle belle risate. Ridere è fondamentale, anche perché più sorriderai prima lo farà il tuo bimbo ed è la cosa più bella del mondo!
3. Ricordarsi che i nostri bimbi sono persone diverse da noi, con desideri, sogni, ritmi, interessi diversi dai nostri. E' difficile, ma credo sia importante proteggergli stando attenti a non opprimerli, un nucleo famigliare dominato dallo stress e dall'ansia per qualsiasi cosa nuoce a tutti!
martedì 19 febbraio 2013

Knowledge is not wisdom - Istruire ed educare non sono la stessa cosa



To reach the Italian version: scroll down

La versione italiana del post si trova qui sotto: scorrere in basso per trovarla grazie





It’s time for slogan, like in any campaign for the new Parliament. Everyone tries to impress the electors with smart claims. I found this one some days ago:
culture prevents illegality
(or literary “where there is culture there is no room for illegality).
Nice.
Really?
I believe is a total offense to rationality and a very manipulative position. Do we really believe that culture is the shield to protect society from misconduct? From bribery? From violence? From homicides?
Do we really believe that it’s intellect that will prevent us from acting criminally?
Not in my opinion.
It is not knowledge that will make people honest, it’s wisdom.
We have to shape and train spirit, will. And we have to do this through education. Not through instruction.
I believe this is the main pathology that affects our society nowadays. The belief that changing structures we can change people, teaching people will make them better. No way.
What do you think?

Versione italiana



È il momento degli slogan, si sa in campagna elettorale è l’uso. Si cerca di fare colpo con affermazioni che lascino in segno, che graffino. Che stupiscano.
Ne ho trovata una che mi ha colpito qualche giorno fa:
dove c’è cultura non c’è spazio per l’illegalità.
Bello eh?
Sicuri?
Per me è una boiata pazzesca, una corazzata Potemkin per dirla alla Fantozzi.
Credo sia un profonda ferità alla verità,una offesa alla razionalità: una violenta manipolazione.
Davvero pensiamo che la cultura sia lo scudo per proteggerci dall’illegalità, dalla corruzione, dalla violenza, dagli omicidi?
Crediamo veramente che sia la ragione, la facoltà intellettiva a tenerci lontano dall’agire in modo criminale?
La penso esattamente al contrario.
Non è la sapienza che rende l’uomo onesto. E’ la saggezza. E’ l’educazione. Dobbiamo educare e plasmare lo spirito, la coscienza, la volontà. Questo si fa con l’educazione, non con l’istruzione.
Temo che questa sia la peggiore patologia che colpisce oggi il mondo occidentale: ritenere che cambiare la struttura cambi l’uomo e che la cultura sia la strada principale per rendere l’uomo etico, semplicemente istruendolo.
Non è così.
E voi, che cosa pensate?