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sabato 19 novembre 2011
When parents get mad - Genitori impazziti
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Intervista con la prof. Milani III parte - Interviewing prof. Milani - episode 3
Bazzicando per vari motivi il mondo dei gli asili sono molte le leggende metropolitane che riguardano madri e padri che li frequentano.
C’è il papà che porta il piccolo di nove mesi con la febbre e che assicura che lui e la moglie lo avrebbero volentieri tenuto a casa, ma che il bambino ha tanto insistito per venire all’asilo…
C’è la mamma che si informa quando la bimba di otto mesi inizierà le lezioni di inglese.
Ci sono i genitori che sono succubi del figlio duenne che detta i ritmi della famiglia e che manda tutti a letto, spegnendo la tivù, quando è stanco imponendo una convivenza a tre nel lettone.
C’è la mamma che agghinda il piccolo con collanina in ambra –anzi plastica sedicente ambra- comperata in Svizzera (fa esotico) a cifre esorbitanti, per favorire la crescita dei denti.
C’è la mamma che cambia pediatra una volta al mese nel momento in cui la diagnosi e l’indicazione, che spesso comprende una autorevole tirata d’orecchie, non incontra la sua approvazione.
Perché parlare di queste cose? Per deridere comportamenti fantasiosi?
Tutt’altro: piuttosto per prenderli come stimolo per capire dove può condurci una gestione irrazionale ed emotiva dell’educazione. E’ ancora attuale un pezzo apparso sul Corriere della Sera qualche tempo fa sulla generazione bambagia, che nel tempo finisce per partorire bamboccioni (ce ne occuperemo prossimamente). Me lo ha ricordato con violenza una serie di commenti ad un post pubblicato sul blog di Costanza Miriano, dove questo tema della bambagia appare nei commenti scomposti di una tardo-adolescente.
Perché può capirare che le mamme, e i papà, perdano la testa per amore: per un errato senso dell’amore. Che pone il figlio al centro del mondo. Dove, chiariamo, può anche stare. Ma giusto per capire che è al massimo del mio mondo che può essere centro. E che da questo mondo deve prima o poi uscire. Anche se non voglio.
Amare non è volere ciò che voglio, è volere ciò che è bene per l‘altro. Amare è, per un genitore, essere impopolare. Perché deve porre delle regole. Perché essere genitore vuol dire dare non ciò che i figli vogliono, ma ciò di cui i figli hanno bisogno. E questo spesso significa dire di no. Costruire un muro. E non è cosa che a loro piaccia.
Amare vuol dire quindi avere il coraggio di vedersi apparentemente rifiutati. Questa è la sfida del genitore: per amare rinunciare ad essere amati. Che poi detta così è eccessiva ed esagerata. Certo non bisogna volere a tutti costi la popolarità e l’approvazione incondizionata. Perché ci si fa del male da soli e lo si fa ai figli.
E ci vuole umiltà: perché il mestiere del genitore va appreso, nessuno nasce “imparato”, come dice il linguaggio popolare.
Che cosa ne pensate? Quali sfide dovete affrontare? Come vi comportate?
English version
That father who brought his nine months kid to the kinderheim claiming that his wife and he tried every reason to keep the little boy at home, but he was so stubborn in pretending to go to school…
That mother who is harshly asking when her eight months daughter will start English lessons
Those parents who are slaves of their two years son, who is the master of the house and decides when the family has to go to bed: he switches off the Tv and obliges the whole family to share the same king bed all night long all nights.
That mom who bought a plastic necklace for her daughter, because she read somewhere that this magic amber collar eases teething
That mom who changes a pediatrician every month, as soon as she/he gives indications, usually with a firm preach about what to do and pointing out mistakes to avoid
Are moms and dads getting mad? Why we should talk about? Just to laughs out loudly?
Not at all: we want to point out these behaviors to understand where an emotional and irrational education can take us, and our children. An Italian newspaper some time ago pointed out that this foolish behavior is producing a cotton wool generation: too protect and too spoilt to grow.
Moms and dads are getting mad… because of love. A wrong way of loving their kids. Loving her/him does not mean to consider her/him the center of my world. And does not mean getting what I want from that relation, but wanting what her/him needs. Which usually is really scratchy.
In which way?
To love means to give to our children what they need and not what they want. Loving this way means saying no, means building walls.
And this can be truly unpopular in the family.
Therefore loving implies and requires the courage to be apparently rejected. This is the true challenge for a parent: lo love your children you have to be ready to surrender to be loved by them. Apparently at least. They will soon discover that your love is always there, just in a different way.
What we need to understand is that being parents does rimes with being popular. We must not desire and want the total unbiased consent of our children. That hurts, in many way.
And we need to be humble. None of us can claim to know everything, especially in parenting.
Which are your thoughts about? Which are the challenges you have to face? How do you behave?
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