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martedì 8 novembre 2011
Intervista alla prof. Isabella Milani
Scroll down for English version - thanks!
Prossimo post/next post Venerdì/Friday November 11th
Il bellissimo disegno della prof è di Paolo Moisello, in arte "Moise".
La professoressa
Isabella Milani, toscana, è un’insegnante che lavora in una scuola pubblica
italiana. Ci siamo imbattuti nel suo blog oltre che nel suo simpatico profilo Facebook e ne è nata una piacevole intervista che ci è sembrata così interessante e utile da non volerla tagliare. La pubblicheremo perciò in più puntate, intervallate dai altri post, per permettere a tutti di seguire il punto di vista di una insegnante decisamente fuori dal comune.
La nostra Prof. durante tutta la sua carriera si è dedicata a sperimentare una didattica
efficace, e sui risultati ottenuti ha tenuto corsi di aggiornamento. Ha deciso
di scrivere di Scuola quando hanno cominciato a circolare idee e libri sulla
Scuola che lei giudicava – e giudica - contrari alla sua idea di “Scuola
seria, democratica e giusta”. Ne è nato un blog, “La professoressa Isabella
Milani è online”, molto seguito da insegnanti e genitori, e poi un libro: “Consigli
pratici per giovani insegnanti”.
1) da dove nasce
l'idea del suo blog e quale scopo si pone?
Nel quotidiano mi
capita spesso di dare consigli ai colleghi, soprattutto sulla gestione della
classe. Ho tenuto dei corsi di aggiornamento e anche in quella sede vedevo che
gli insegnanti giovani erano molto interessati alle mie esperienze, e che anche
a quelli che insegnavano da anni facevano piacere i miei consigli. Ho pensato
che potevo essere d’aiuto a molte persone e, soprattutto, mi dispiaceva di non
poter condividere quello che avevo capito dell’insegnamento e sapere che quando
fossi andata in pensione sarebbe andato perduto. Avevo, per lo stesso motivo,
iniziato a scrivere un libro sulle problematiche legate alla Scuola. Ho
proposto il libro a diverse case editrici, prima di decidere di
autopubblicarlo, e la risposta è sempre stata che il libro era bello e
interessante, ma non potevano pubblicarlo perché c'erano già tanti libri di
didattica e gli insegnanti non li comperano. Blog e libro sono perciò
un’eredità che desidero lasciare ai colleghi. E anche tutto quello che scrivo
sulla vita in generale ha lo scopo di spingere insegnanti e famiglie a fare
insieme a me delle riflessioni che portino a recuperare i valori che sono
andati perduti.
2) che immagine si
è fatta delle famiglie italiane?
Le famiglie
italiane soffrono. La società nella quale viviamo crea disagio e il disagio si
riflette sulle famiglie e sulla Scuola. Ovviamente quel disagio si riversa
sui ragazzi, che spesso reagiscono male o diventano proprio come i modelli che
sono stati loro mostrati. In pratica: noi adulti abbiamo insegnato loro a
comportarsi male e poi li condanniamo perché si comportano male.
Per tanti anni si
è fatto credere alle famiglie che tutto era facile, che tutto era
raggiungibile, che problemi non ce n’erano, che la felicità risiedeva in un bel
televisore, in un bel cellulare, in una bella auto – meglio se due - , nelle
vacanze ai Caraibi, nelle cene al ristorante, nei calzini di Armani. E non
importava se per far questo bisognava indebitarsi. Tutti avevano diritto ad un
po’ di ricchezza. Era giusto così: se non avevi tutto non eri nessuno.
Le famiglie sono
state spinte a comperare compulsivamente, a considerare prioritario il
possedere rispetto all’essere, e sono state convinte dai media che l’unico modo
per essere degni di considerazione non era possedere dei valori, ma omologarsi
al modello proposto da televisione e giornali: l’uomo spendaccione. Le famiglie
hanno finito, senza accorgersene, per educare i figli a considerare come verbi
essenziali non più, lavorare, riflettere, faticare, risparmiare, rispettare,
conservare, studiare, sopportare, impegnarsi, dare, essere, ma divertirsi,
rilassarsi, correre, chiedere, giocare, spendere, sperperare, cambiare,
comperare e apparire.
Oggi le famiglie
italiane sono oberate di problemi: disoccupazione, rate da pagare, figli da
mantenere, capricci che non ci si può più permettere il lusso di avere, ma ai
quali ormai si sono tutti abituati. Si sono svegliate di soprassalto dal sogno
di vivere nel Paese di Bengodi e devono imparare a vivere in un altro modo.
Dovrebbero farlo, almeno, se vogliono ritrovare un equilibrio.
<segue>
<segue>
English version
This nice portrait of prof. Milan was made my Paolo Moisello, aka "Moise".
We met prof. Isabella Milani on the web, through her Blog and her Facebook profile. She is a Tuscan professor working in a public school. She spent all her career searching new teaching methodology that she then start sharing through specific seminars. When she faced ideas and books that she couldn’t agree with she started writing her own blog.
We asked her to be
interviewed and the result was so impressive that we decided to publish all the
text in three posts. This is the first one.
We will try to summarize
in comprehensible English her fluent and rich Italian.
1) Can you tell us something more about your blog: why
did you start writing it?
I could say the love for
the job: this blog with my Lulu
book about teaching is a sort of heritage I’d like to leave to my colleagues.
I believe I can be useful to them sharing what I discovered in my career about
teaching and that would have been lost “like tears in the rain” when I had
retired (note of the author: hope that the translation is correct: in case I
will welcome your red pencil…). I’m writing to preserve a legacy that seems to
be disappearing, values that were lost and that I believe are still very
founding.
2) How are Italian families doing in your opinion?
They are in pain. Our society produces
hardship and this uneasiness hurts families and the school. And thus, as a
consequence, the kids. And they react the way we taught them: with bad manners.
And then we condemn them, because they just use the only language they know,
the one we taught them.
We have been manipulated
to believe that happiness lied in objects, holidays, money and that these goals
were at easy reach. We have been moved to purchase compulsively and to align
our desires to the ones we were told by newspapers.
We replaced some
essential words with other ones with a different meaning, we removed from our
dictionary:
to work, to think, to strive, to save money, to
respect, to preserve, to keep, to study, to engage, to give, to be
with other ones
to have fun, to relax, to run, to ask, to play, to
spend, to buy, to waste, to change, to look like, to show up.
And so on.
And then, due to the
crisis, we woke up, and we discovered that we are no more able to buy
everything we want and that happiness is not there. And we have to learn
quickly to live in a different world.
3) which are the main challenges they have to face?
Families, so I’d like to
say us, have to learn to live in a less consumer world and recover values which
are not linked to money. It’s very hard.
The school cannot do this
without support.
The messages that the
media provide to the kids are devastating, they are told that the real world is
the one lived inside the tv, inside the advertisement, a world without rules
where you can claim what you want and impose yourself.
The main challenge for
the family is to learn which are the real messages that are sent to their kids
and try to disarm them while promoting the true values.
Paradoxically this hard
crisis can be an ally for braking the cage.
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Intervista
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7 commenti:
Davvero interessanti queste considerazioni, ma soprattutto utili. La professoressa Milani, a mio parere, in questo periodo non bello che siamo costretti a vivere, funge da pungolo per punzecchiare il torpore generale in cui spesso, nostro malgrado, ci ritroviamo. E' una docente che sente ancora forti, nonostante tutto, l'esigenza e il dovere di rendersi utile ai nostri giovani. Insegno nel liceo classico di Agrigento ormai da tanti anni e - vi assicuro - molti dei suoi suggerimenti spesso mi tornano utili; ho infatti letto la sua recente pubblicazione, che consiglio ai docenti giovani o, come me, meno giovani.
Grazie! Condivido pienamente. E le prossime due parti dell'intervista sono ancora più ricche!
Paolo
Molto brevemente. Anch'io ho vissuto un buon numero di anni a contatto con i bambini( sono insegnante della scuola primaria) e devo dire che per quanto mi sforzi di aggiornarmi nelle tecniche, nei metodi e nei contenuti d'insegnamento e svolga il mio lavoro con immutata passione si fa fatica a rintracciare dei modelli e delle norme ben orientate della società attuale ( qualis pater, talis filius) che possano essere un valido riferimento per tutti.
L'individuo nella società attuale è sommerso da messaggi che tali non possono definirsi perchè tendono a concepire l'individuo uno strumento e non un fine.
E le giovani generazioni come ne vengono influenzate!?
Una acuta osservazione: è quanto puntualizzerà la seconda parte dell'intervista che verrà pubblicata il 17 novembre. C'è proprio un punto chiave qui, un problema enorme.
Grazie per averlo evidenziato
Paolo
Ogni tanto anche io ho pensato che sarebbe bello comunicare ai colleghi giovani e meno giovani la mia lunga esperienza con i miei studenti.I giovani,prima dei fiumi di parole con cui li inondiamo,vogliono vedere l'anima.E noi dobbiamo guardarli negli occhi.Ci stiamo assieme ogni giorno,per ore,come potremmo non amarli?Assieme a loro(questa è una iniziativa recente) faccio un programma radio nel quale,con ospiti,parliamo di tante cose importanti,sempre dal punto di vista dei valori
molto interessante questo programma radio: che ne dice, possiamo intervistarvi per il blog? Che ne dite?
Goood reading
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