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mercoledì 1 febbraio 2012

La dittatura dell'infantariato - Baby rules


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La bimba ha poco più di due anni, e a metà mattina ha iniziato a vomitare. “Un altro caso di influenza intestinale”, pensa la maestra dato che la città è piena e l’asilo nido svuotato. Chiama la mamma, diciamo una professionista, un avvocato, seguendo alla lettera la procedura: “Annina è malata, ha vomitato due volte”. “Che strano”, risponde la madre” stamattina stava benissimo. Siamo anche andate a fare colazione insieme al bar e le ho finalmente fatto prendere un espresso. Me lo chiedeva da così tanto tempo che oggi come regalo gliene ho preso uno tutto per lei!”.
Già, e magari dopo il caffè ha chiesto anche una Marlboro?  E perché non gliel’ha data? Perché non applicare il medesimo approccio anche a questa richiesta?
Può sembrare una barzelletta, anni fa si raccontava quella dei genitori che portano il bimbo di quindici mesi all’ospedale e alla fine confessano di avergli fatto bere del vino bianco. Il medico reagisce scandalizzato: “latte deve bere un bambino, latte! Non vino!”. E i genitori appiano ancora più stupiti e smarriti: “latte? Con l’impepata di cozze?!”.
Questa volta però non è una barzelletta, ma una storia verosimile. E sembra essere il problema educativo della nostra epoca: mamme e papà danno fuori di testa.
Viviamo sotto la tirannia degli infanti: il potere sembra essere saldamente nelle mani di questi piccoli selvaggi, che impongono la loro sregolata volontà, fissando regole che li portano ad essere sempre più egoisti ed egoreferenziati.  Con il concorso di colpa, anzi noi: con la piena responsabilità dei genitori.
Che cos’hanno in testa padri e madri quando dicono che sarà il bambino a decidere quando smettere l’allattamento al seno: è forse questa una decisione che un bambino può prendere?
Che cos’hanno in testa padri e madri quando dicono che sarà il bambino a decidere quando smettere il pannolino: è forse questa una decisione che un bambino deve prendere?
Che cosa sta succedendo allora? Perché mamme e papà, che non possono certo essere descritti come sprovveduti o ingenui o sciagurati, danno fuori di matto? Perché persone che giornalmente prendono decisioni difficili e gravide di conseguenze, si lasciano tiranneggiare e manipolare da infanti incapaci anche di parlare?
Due le ragioni con le quali vogliamo provocarvi: già perché ormai ci conoscete e sapere che usiamo “parolacce” per svegliare il ragionamento, per infiammare la discussione. E vogliamo dunque essere ruvidi e duri:
1)   Non gliene frega nulla dei figli: ne hanno voluto uno (avere un figlio oggi va di moda) ma non hanno mai inteso educarlo. Che ogni novità viene venduta con il suo manuale delle istruzioni e poi quando siamo stufi, la si può buttare via. Quindi con i figli è la stessa cosa: lasciamo che facciano quello che vogliono e che non rompano.
2)   Li amano troppo, ma confondono il significato di amore. Amore non è un sentimento, è un piano d’azione. Quindi, confondono ciò che i figli vogliono con ciò di cui i figli hanno bisogno. E questo è un punto critico. I genitori hanno il dovere di dare ai loro figli ciò di cui questi hanno realmente bisogno e non ciò che pretendono, e che generalente non è ciò che meritano o di cui abbisognano.
E allora? Quali sono le cause di questa deriva e quali le soluzioni? Che ne pensate? Avete idee? Suggerimenti? O non la pensate come noi?


A margine ricordo il bell'articolo apparso ieri sul CorSera a firma Antonio Polito su un tema analogo. Si può dissentire, ma non si può cogliere lo stimolo a riflettere.





English version




The little girl, she’s twenty-six months old, seems to be quite sick: she vomits twice in less than fifteen minutes. It’s the viral ‘flu, the teacher thinks, that is widespread in town. So she calls the mother, following the procedure: “Little Jane is sick, she’s vomiting: could you come and pick her up?”. “That’s wired”,  answers her mom, let’s say a layer on her best thirties, “she was so happy and felt so good this morning that we went having breakfast in a bar and she finally got that espresso she was asking for since a long time!”.
Now, she got an espresso because she was asking for since a long tie? What about is with the coffee she asked also for a cigarette? Why not? Why don’t applying the same approach?
What seems to be a joke, and unfortunately it is not, actually is one of the major problem of the education process. Moms and dads getting mad.
We are living an age that could be defined as the kids tyranny: the power seems to be firmly hold by this little savages, imposing their wild will, setting rules and getting more and more selfish.
What do parents have in mind when they say that mom will stop breastfeeding her kid until when (s)he will decide so. Is that a kind  of decision a kid could reasonably take?
What do parents have in mind when they say that the kid will go on wearing and using a napkin until (s)he wants to: is that a kind of decision a kid should reasonably take?
What’s happening? Why do moms and dads, which can no way be described as dull or naïve or wicked, people who are used to take tough decisions daily at works, end up being tyrannized and overpowered by little kids still unable to talk?
Two main provoking reasons. As you know, we love to use harsh words just to wake up our brains and heat up discussion. So, let’ be rude, very rude:
1)   they don’t care about their children: having one is what they wanted, never considered raising it up. Stuff comes with instructions, and when we got tired, let’ throw away. So, don’t let him/her bother us: let’s just do what they want and don’t care.  
2)   They do care too much, but they tend to take feeling for love. Love is not a feeling, it’s love is an action plan. So they tend to mistake what they want with what they need, and that’s a very dangerous point. Parents have to give to their children what they need, not necessary what they ask for, which usually may not be what they deserve and lack to grow.
Now what? Which could be the causes and which the solutions for this problems?
Do you have ideas? Suggestions? Doubts? 


4 commenti:

Paolo Pugni ha detto...

copio qualche commento ripreso da un'altro blog dove si discute un argomento simile
http://costanzamiriano.wordpress.com/2012/02/01/ancora-vivi/

Episodio 0
posso raccontare un episodio visto proprio stamattina che mi ha sconvolto:
accompagno mia figlia all’asilo, mentre sono nel corridoio che le levo la giacca dietro di me sento una voce di bambino che urla insistentemente “cattivo…cattivo…cattivo…” mi giro e c’è un padre che sta facendo la stessa cosa che faccio io ma nel frattempo il figlio lo picchia su un fianco ripetendo “cattivo…cattivo…cattivo…” 5, 10, 20 forse 40 volte il padre completamente passivo e senza reazioni. Ad un cero punto esce la maestra dalla classe e chiede con voce melodiosa: “che succede? papà ti ha fatto arrabbiare?” e il bambino “cattivo…cattivo…cattivo…”, al che il padre si inchina e comincia a prendere le botte non più sul fianco ma sulla spalla sempre al ritmo di “cattivo…cattivo…cattivo…” e chiede “che papà ti ha fatto arrabbiare?” . La maestra allora prende il bambino e lo allontana portandolo in classe sempre urlando “cattivo…cattivo…cattivo…”.
Era talmente evidente che quel bambino chiedevo lui stesso una reazione al padre, voleva sapere lui cosa succedeva sapere se quello che faceva era giusto o sbagliato, ma non ha avuto risposta, di nessun tipo il padre è rimasto annichilito senza avere la più pallida idea di cosa fare, e fra tutte quelle che poteva fare ha fatto, credo, quella più sbagliata cioè NIENTE.

Episodio 1
Ieri una collega mi magnificava le gioie di un villaggio turistico in cui ha trascorso le vacanze.
Pregio principale: ha potuto “dimenticarsi” di sua figlia per un’intera settimana.
Episodio 2
A cena da amici, il bambino di 10 anni comincia a strillare “mi fa schifo” riferendosi a quello che ha nel piatto. Invece della sgridata che mi aspettavo, la mamma si alza da tavola per preparare la nuova “ordinazione” del pargolo.
Episodio 3
Regalo un paio di scarpe a mio nipote per il suo compleanno. Le apre e (rigorosamente senza ringraziare) mi informa che non è il modello che avrebbe desiderato. Anche qui la mamma non batte ciglio, mi guarda e mi dice “non so, magari le puoi cambiare…”
C’è decisamente qualcosa che non va.

fefral ha detto...

bravo pugni, mi è piaciuto

Paolo Pugni ha detto...

Grazie Fefral.... arrossisco...

fefral ha detto...

mo' non ti abituare eh :-)