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lunedì 27 giugno 2011
Teaching humility - Insegnare l'umiltà
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Siamo stati così contenti dei commenti e del numero di lettori, davvero alto, che ha apprezzato i due post della serie “come insegnare” (la generosità e la disciplina) che non potevamo non cogliere l’occasione per arrivare al fatidico numero di tre spiegando come insegnare l’umiltà.
Ma? Ce n’è davvero bisogno? E’ un valore, una virtù? Non è invece esattamente l’opposto dell’autostima che secondo tutti gli psico-qualcosa è un ingrediente fondamentale per costruire una personalità sana in questo mondo difficile e aggressivo?
Assolutamente no. Anzi. L’umiltà è il prerequisito fondamentale per l’ambizione e proprio per l’autostima. Almeno per la corretta autostima, non per la superbia che ne è la degenerazione sciocca e distruttiva. L’ambizioso deve essere umile per poter continuamente apprendere e migliorare e raggiungere il traguardo per il quale combatte.
L’umiltà è il fondamento di tutte le altre virtù poiché aiuta a trovare ciò che va migliorato. E’ il cuore della saggezza.
Sì, ma… come si insegna?
Non umiliando i figli. Questa sarebbe un disastro. Un attacco diretto e potente all’autostima che ne uscirebbe distrutta. Dobbiamo essere al contempo allenatori e arbitri: intendo dire capaci di dare sostegno e incoraggiare ed esser critici onesti. Un padre, scrisse una volta Scott Hahn, è sempre compiaciuto e mai soddisfatto delle azioni dei figli. Una definizione tagliente e convincente.
Così sostegno e incoraggiamento, senza dimenticarsi di far notare gli errori, le debolezze, le cose da correggere, i limiti, non per insultare o dare la colpa, ma per ispirare.
Ed è necessaria la coerenza, quindi agire con umiltà. Imparando e insegnando l’auto-ironia, arma potentissima e affilata che conduce all’umiltà. Ridere di se stessi, dei propri errori, dei propri fallimenti. Non celebrarsi di continuo, erigendo monumenti ad ogni successo. Il che non vuol dire non mostrare il successo, che è necessario per far capire ai figli che il lavoro duro paga e può condurre alla felicità, alla quale si arriva anche quando il duro onesto e serio lavoro ha prodotto un fallimento, cosa che insieme all’umiltà insegna la speranza.
Hanno bisogno di questo per avere fiducia e stima dei genitori e per credere nella vita e dare un senso allo sforzo e alla fatica.
Ridere di sé, delle proprie manie, delle mancanze di delicatezza o sensibilità. Ridere dei propri vizi, mostrando di volerli combattere. L’autoironia è un bene prezioso per le famiglie, una ricchezza da tramandare di generazione in generazione.
E non dimentichiamoci di chiedere scusa, che fa sempre bene quando è il caso e mostra che non siamo orgogliosi o presuntuosi. Funziona molto bene a tutte le età perché insegna di volta in volta messaggi diversi. (A proposito del post precedente: quali?)
E che cosa altro si può fare? A voi la palla!
We were so pleased by the comments and the readers of the two posts about “how to teach” (generosity and discipline) that we were trilled to complete the number with a third post: how to teach humility.
Do we really? Is that a value? A virtue? Isn’t the opposite of self-esteem which is one of the foundation suggested by psyco-something to promote one’s personality in this though world?
Not at all. On the contrary humility is a prerequisite for ambition and for self-esteem. At least the correct self-esteem, not pride which is a complete different stuff.
The ambitious must be humble, to learn continuously and thus reach the top he/she‘s striving for.
Humility is the foundation of all other virtues since it help find what can be improved. It’s the heart of wisdom.
How can we teach it?
Not by humbling our kids. That would be a disaster. That it’s really a direct attack to self-esteem.
We need to be at the same time coaches and referees: I mean being able to support and motivate our kids, while playing the role of the critics. A father, once said Scott Hahn, is always pleased and never satisfied. It seems to us a sharp and nice definition.
So support and build, without avoiding to point out mistakes and limits, not to blame, but to inspire.
And, we do really believe it, walking the talk. How can we do this? Learning self-irony. That’s the best way. Start laughing at yourself, at your mistakes, at your failure. Do not just raise monuments to celebrate your successes, do not even hide them, because you need to win the trust and esteem of your kids and show them that happiness through hard work can be reached –and happiness can be reach even when loyal hard work produces failures- and they can trust in life. But do not forget to point out your weaknesses and laugh at them, so to teach both humility and hope.
And do not forget to beg one’s pardon when required by the situation. That’s another way to teach humility. It works at every age in a perfect way, because it convey different important messages. And, by the way, connecting to the previous post: which messages?
Any further suggestions or comments?
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