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giovedì 26 maggio 2011
teaching gratitude - insegnare la gratitudine
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Sono stato molto colpito da un bellissimo articolo di qualche tempo che ho letto di recente, apparso ul blog di Mamma Imperfetta. Parla della gratitudine. Una merce rara ai nostri giorni. L’anomima autrice la descrive così: ”È un senso di riconoscenza. È una consapevolezza di preziosità. È la capacità di apprezzare le minuzie o di trasformare quelle che reputiamo tali in doni”. Un’arte dovuta agli altri.
Ed è un’arte molto difficile da insegnare. Sembra che la parola “grazie” sia le meno conosciuta e pronunciata dai ragazzi oggi. Tendono a credere che sia loro tutto dovuto e che ognuno sia lì solo per servirli e dare loro ciò che vogliono. E che no si tratti di un atto di generosità e di profondo amore.
Come è potuto accadere?
Tendo a credere che la ragione sia che ci siamo scordati di che cosa sia l’umiltà. Che è per me la più importante delle virtù e quella fondante le altre. E in questo caso per me umiltà significa essere consapevoli che dipendiamo dagli altri. Sempre. In ogni circostanza.
Non che questo significhi che non possiamo essere autonomi, cosa ben diversa da essere indipendenti: intendo dire che abbiamo legami con gli altri che non si possono spezzare. E se volete questo legame ce l’abbiamo soprattutto con Dio.
Che non siamo il centro dell’universo.
Questo riallineamento è fondamentale per insegnare la gratitudine che, essendo un atteggiamento prima ancora che un comportamento, richiede di essere insegnata con l’esempio innanzitutto.
Avete dei suggerimenti su come farlo?
I’ve been hit by an article I read recently on Mamma Imperfetta (imperfect mother) web page. It’s about gratitude. Actually a goods quite rare. Gratitude, explains the nameless author is ackowledgment, is being aware of the precious gifts received, is the capability to appreciate details. It’s an art due to other people around us.
And is difficult to teach. Nowadays it seems that the word “thank you” is quite an unknown expression for many kids. They tend to believe that everyone is there to give them what they want and that this is not a gift but an act of profound love and generosity.
How comes?
I tend to believe that the reason is that we forgot what humility is. Of course in some way it’s the greatest virtue, the founding one. And in this case it means the awareness that we depend from other. Always, Everywhere. In any way.
I’m not saying that we cannot be autonomous, which is different from being independent: what I mean is that we have unbreakable links with other people, and if you believe with God.
And that we are not the center of the universe.
This shift is needful if we want start teaching gratitude, and since it’s an attitude more than a behavior –of course gratitude is expressed through acts- we need to teach it by example.
Do you have any suggestion how?
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5 commenti:
Ciao, sono Silvia, l'"anonima" autrice (si fa proprio dire...).
Grazie per questa ripresa del pezzo.
Grazie a te per averlo scritto, confesso di non avere trovato il nome nel sito, ma si sa, sono un uomo e non vedo se non ce l'ho sotto gli occhi...
Un ottimo spunto che spero di avere colto nel senso che intendevi.
A presto
Paolo
che bello questo post!
Grazie per aver scritto questo post e tutti gli altri... mi consola sapere che non sono l'unica ad insegnare al proprio figlio la gratitudine, continuo a farlo ogni giorno automaticamente e l'unico modo credo sia l'esempio.
grazie a voi, Violetta e Rossella, per essere sempre presenti!
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