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martedì 7 giugno 2011
the value of camps - campeggiando pallidi e assorti
Scroll down for English version - thanks!
Qualche giorno fa ho letto una lettera sul CorSera di una giovane mamma che esaltava l’esperienza vissuta dalla di lei sorella negli Usa. Si trattava di un campeggio estivo per bambini, quelli disciplinati e un po’ militari che si vedono nei film o nei fumetti di Charlie Brown, dove si insegna con rigore e approccio marines a rispettare la natura, gli altri, l’ordine, a compiere il proprio dovere, ad assumersi responsabilità.
La signora auspicava l’introduzione, quasi obbligatoria, di analoga esperienza in Italia lamentandone l’assenza.
Abbiamo forti dubbi sul successo di iniziative analoghe nel nostro bel paese.
Perché questo approccio impone due prerequisiti:
la cieca fiducia che lo sforzo e la fatica producono risultati duraturi e positivi;
la disponibilità ad affidare il proprio cucciolo ad un educatore del quale ci si fida e che avrà “diritto di vita e di morte” (ovvio, si fa per dire) su di lui per la durata della vacanza.
Sono prerequisiti indispensabili per poter vivere la disciplina, che è rinuncia a sé, lavoro, sforzo per un fine superiore.
Perché abbiamo dei dubbi?
Perché i genitori nazionali, nella maggior parte, hanno la tendenza a ritenere che il proprio pargolo non debba fare fatica, debba essere servito e poi proprio lui poverino pulire i piatto o buttare la spazzatura proprio no, che è debole di stomaco e poi mi sta male…. E obbedire? E quando mai!
E perché non si dà fiducia, sempre generalmente parlando, ad un educatore che cerca di imporre ordini.
Quindi sarebbero un totale disastro con possibili discussioni senza fine e risse (spereremmo solo verbali).
Esageriamo? Voi che dite?
English version
Some days ago I read a letter to an Italian newspaper about American camps for kids. A young mom with an elder sister living in the US was describing with admiration the spirit and order of a camp where kids were taught to respect each other, nature, duty, and develop a true sense of personal responsibility. She was so surprised of this that she sincerely hoped that similar camp could be organized here in Italy too.
Well I do disagree. Not of course on the efficacy of these camp, which in my mind are a perfect example of what education should be, but in the outcome of a similar situation in our country.
I’d like to have your opinion on that, our dear non Italian readers, just to check if what we are thinking is correct.
The prerequisites for the success of these camp is simply one: be fully aware that “no pain, no gain”. Well actually there is a second one who directly follow the first: you have to delegate totally your kids to those whom you trust, the camp boss.
Failing to apply these two prerequisites means total failure.
This is why we do believe that such an experience could not work in Italy where moms, and dads, tend to believe that their kids should not at all suffer in any way, that (s)he is always right and that no one can ever educate their kid better than they do.
Are we provoking?
What do you think?
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