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giovedì 30 giugno 2011
Is teaching a duty? Ma dobbiamo proprio educare?
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Prossimo post/next post Domenica/Sunday July 3rd
Perché dovremmo educare i figli? Insegnare loro? Abbiamo postato tre articoli relativamente a che cosa si possa fare per insegnare
e improvvisamente questa domanda è, come dire, sorta spontanea. C’è un diritto all’educazione? Un dovere? O i figli devono essere liberi di apprendere da soli che cosa sia la vita? Forse non dovremmo educarli per evitare ogni possibile influenza che imbriglia fino a manipolare la loro libertà.
Sono domande stupide? Non crediamo. Primo perché alcune teorie pedagogiche sono costruite sul presupposto che non si dovrebbe imporre nulla ai figli, ma lasciarli liberi di sperimentare e scoprire così il proprio percorso nel mondo. La libertà è il valore principale e quindi dobbiamo lasciarli liberi di prendere le proprie decisioni senza essere influenzati da noi.
Come vi sarà facilmente evidente, respingiamo queste teorie con tutta la nostra forza dato che siamo intimamente e fermamente convinti che l’educazione non sia un diritto, ma un dovere –grave- che ogni genitori ha nei confronti dei figli. Glielo dobbiamo.
Quindi dobbiamo imparare come educare, come insegnare. E la nostra presente riflessione, e abbiamo scelto con cura questo vocabolo, è come un gioco di specchi perché vorremmo chiarire che abbiamo la necessità di porci domande e studiare in ogni singolo istante.
Abbiamo la tendenza a rispondere emotivamente alle situazioni anche perché ci è stato detto e ridetto che l’emozione è quello che ci serve. Che una risposta immediata, guidata dal cuore, è ciò che è necessario.
Niente di più falso.
Senza ovviamente sottostimare l’importanza delle emozioni e degli istinti, vorremmo sottolineare che sono la ragione e la volontà i fattori che fanno la differenza. Immediata non significa pronta, significa soprattutto non mediata dalla ragione. E’ questo che vogliamo?
Ne consegue che dobbiamo applicarle ad ogni situazione, sforzarci di farlo, prendere tempo (non sprecarlo) studiare, chiedere consiglio, leggere, magari anche pregare, prima di prendere una decisione che può avere un impatto importante sulla vita nostra. E dei nostri figli.
E che cosa misura l’importanza di una cosa? La conseguenze che ne derivano.
Siamo pronti dunque a considerare tutto, a rendere ragione a noi e a loro delle decisioni che prendiamo.
E’ nostro dovere.
English version
Why do we have to teach kids? We posted three articles on teaching virtues:
discipline and
and suddenly this question came to our minds. Is there the duty to teach? Is there a right to teach? Or should kid be let free to learn from themselves what life is? We should not teach them to avoid influencing them and in some way manipulating them.
Are these silly questions? Don’t think so. First because some pedagogical theories are just build on the answer that actually we should not at all educate our kids, who will discover from themselves their way through the world. Freedom is the main value and thus we should let free to take decisions.
As you can easily get we reject with all the strength of our heart this position, since we do believe that it’s not a right but a serious duty of every parents to educate and teach her/his own kids. We due it to them.
So we have to learn out to teach. And our reflection here, and we do chose carefully this word, is like a mirror play because what we want to make clear is that we need to have a studying approach to every moment of life.
We tend to respond emotionally nowadays, also because we have been manipulated to believe that emotion is what we need. That a prompt response, lead by our heart, is what we need.
False!
False!
While we do not underestimate the importance of feeling and emotionality, we want to point out the reason and will are the factors that makes a difference. So we need to apply them, take time (not waste time!), make efforts, study, ask, read, pray before taking a decision that could have profound impact on our life. And on the life of our kids.
How can we measure importance? By the consequences.
We should then be ready to consider all the details, to explain the rational behind our decisions.
It’s our dutyTweet
lunedì 27 giugno 2011
Teaching humility - Insegnare l'umiltà
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Prossimo post/next post Thursday/Giovedì June 30th
Siamo stati così contenti dei commenti e del numero di lettori, davvero alto, che ha apprezzato i due post della serie “come insegnare” (la generosità e la disciplina) che non potevamo non cogliere l’occasione per arrivare al fatidico numero di tre spiegando come insegnare l’umiltà.
Ma? Ce n’è davvero bisogno? E’ un valore, una virtù? Non è invece esattamente l’opposto dell’autostima che secondo tutti gli psico-qualcosa è un ingrediente fondamentale per costruire una personalità sana in questo mondo difficile e aggressivo?
Assolutamente no. Anzi. L’umiltà è il prerequisito fondamentale per l’ambizione e proprio per l’autostima. Almeno per la corretta autostima, non per la superbia che ne è la degenerazione sciocca e distruttiva. L’ambizioso deve essere umile per poter continuamente apprendere e migliorare e raggiungere il traguardo per il quale combatte.
L’umiltà è il fondamento di tutte le altre virtù poiché aiuta a trovare ciò che va migliorato. E’ il cuore della saggezza.
Sì, ma… come si insegna?
Non umiliando i figli. Questa sarebbe un disastro. Un attacco diretto e potente all’autostima che ne uscirebbe distrutta. Dobbiamo essere al contempo allenatori e arbitri: intendo dire capaci di dare sostegno e incoraggiare ed esser critici onesti. Un padre, scrisse una volta Scott Hahn, è sempre compiaciuto e mai soddisfatto delle azioni dei figli. Una definizione tagliente e convincente.
Così sostegno e incoraggiamento, senza dimenticarsi di far notare gli errori, le debolezze, le cose da correggere, i limiti, non per insultare o dare la colpa, ma per ispirare.
Ed è necessaria la coerenza, quindi agire con umiltà. Imparando e insegnando l’auto-ironia, arma potentissima e affilata che conduce all’umiltà. Ridere di se stessi, dei propri errori, dei propri fallimenti. Non celebrarsi di continuo, erigendo monumenti ad ogni successo. Il che non vuol dire non mostrare il successo, che è necessario per far capire ai figli che il lavoro duro paga e può condurre alla felicità, alla quale si arriva anche quando il duro onesto e serio lavoro ha prodotto un fallimento, cosa che insieme all’umiltà insegna la speranza.
Hanno bisogno di questo per avere fiducia e stima dei genitori e per credere nella vita e dare un senso allo sforzo e alla fatica.
Ridere di sé, delle proprie manie, delle mancanze di delicatezza o sensibilità. Ridere dei propri vizi, mostrando di volerli combattere. L’autoironia è un bene prezioso per le famiglie, una ricchezza da tramandare di generazione in generazione.
E non dimentichiamoci di chiedere scusa, che fa sempre bene quando è il caso e mostra che non siamo orgogliosi o presuntuosi. Funziona molto bene a tutte le età perché insegna di volta in volta messaggi diversi. (A proposito del post precedente: quali?)
E che cosa altro si può fare? A voi la palla!
We were so pleased by the comments and the readers of the two posts about “how to teach” (generosity and discipline) that we were trilled to complete the number with a third post: how to teach humility.
Do we really? Is that a value? A virtue? Isn’t the opposite of self-esteem which is one of the foundation suggested by psyco-something to promote one’s personality in this though world?
Not at all. On the contrary humility is a prerequisite for ambition and for self-esteem. At least the correct self-esteem, not pride which is a complete different stuff.
The ambitious must be humble, to learn continuously and thus reach the top he/she‘s striving for.
Humility is the foundation of all other virtues since it help find what can be improved. It’s the heart of wisdom.
How can we teach it?
Not by humbling our kids. That would be a disaster. That it’s really a direct attack to self-esteem.
We need to be at the same time coaches and referees: I mean being able to support and motivate our kids, while playing the role of the critics. A father, once said Scott Hahn, is always pleased and never satisfied. It seems to us a sharp and nice definition.
So support and build, without avoiding to point out mistakes and limits, not to blame, but to inspire.
And, we do really believe it, walking the talk. How can we do this? Learning self-irony. That’s the best way. Start laughing at yourself, at your mistakes, at your failure. Do not just raise monuments to celebrate your successes, do not even hide them, because you need to win the trust and esteem of your kids and show them that happiness through hard work can be reached –and happiness can be reach even when loyal hard work produces failures- and they can trust in life. But do not forget to point out your weaknesses and laugh at them, so to teach both humility and hope.
And do not forget to beg one’s pardon when required by the situation. That’s another way to teach humility. It works at every age in a perfect way, because it convey different important messages. And, by the way, connecting to the previous post: which messages?
Any further suggestions or comments?
Tweetsabato 25 giugno 2011
The hidden messagge - Tra le righe
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Prossimo post/next post Tuesday/Martedì June 28th
Nel post precedente abbiamo considerato come ciò che facciamo trasmetta un messaggio al di là dell’azione stessa e quindi come sia importante avere una piena consapevolezza di questo secondo piano, di meta-comunicazione come viene definito, in tutto ciò che riguarda l’educazione.
Il problema é che non sempre siamo consapevoli di questi messaggi impliciti. E per sviluppare questa necessaria capacità di leggere al di là dell’ovvio ci siamo riproposti di sviluppare alcuni esempi così da allenarci a leggere tra le righe di ciò che facciamo. Partiamo da qui:
Lasciare il piccolo dormire nel nostro letto à sei molto più importante di noi, della coppia. Sei il centro della famiglia e tutti noi dobbiamo essere pronti a soddisfare ogni tuo desiderio. Puoi porti in mezzo alla coppia e regnare su di noi. Siamo incapaci di imporre che cosa riteniamo sia giusto per te.
Lasciarlo scegliere
cosa e quando magiare
quando andare a dormire
mettere a posto stanza e giocattoli
Prendiamo questi casi insieme perché il messaggio che sta in sottofondo è comune e molto simile. E molto semplice anche: siamo confusi su ciò che sia bene per te. Il dilemma tra: fare che cosa vuoi o fare ciò che cui hai bisogno viene sempre risolto nello stesso modo: darti tutto quello che chiedi. La tua volontà è più forte della nostra. E non intendiamo in nessuno modo combattere per sostenere ciò che crediamo sia bene per te. Sei il nostro signore e padrone.
Degli altri esempi parleremo eventualmente in seguito.
Sono interpretazioni dure e taglienti? Esagerate? Se la pensate così ditecelo e spiegateci perché? Se invece ritenete siano vere, allora che cosa possiamo fare per aiutare i nostri ragazzi?
English version
We mentioned in our previous post the fact that we have not to forget that every deed convey to our kids a precise message which is far more important and profound that the deed itself.
The problem is that we are not always aware of these hidden messages. So let’s try to work on some example just to develop the insight approach, a sort of wide perception that helps us to consider the consequences of our actions. We wrote a list last time, let’s start from there and decode some of those situations.
Allowing the kid to sleep in our bed à you are much more important that us, you are the center of the family and all of us must be ready to fulfill your will, what ever you desire. You can stand in the middle of the couple and reign over us. We are not capable to impose what we believe is good for you.
Let her/him chose
What he want to eat,
when she/he has to go to bed switching off the tv
when putting her/his toys in order
Let’ s consider all these situation together. The message actually is very similar. And very simple: we are confused about what is good for you. The dilemma: do what he/she wants or do what he/she needs is always solved in the same way: give the kid what he/she wants. Your will in stronger than ours. And we do not what to fight to support what we believe should be done for your good. You are our master and king.
We will discuss the other examples later on.
You may feel these interpretations are too strong and sharp. are they really? If you believe so please tell us why. If they are nothing more that the truth then what have we to do to help our kids?
Tweetgiovedì 23 giugno 2011
Causa ed effetto - Cause and effect
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Prossimo post/next post Saturday/Sabato June 25th
La vita ci ha costretto a concentrarci così tanto sulla quotidianità che abbiamo perso di vista questa storia della causa ed effetto.
Nessuno è colpevole ovviamente. E’ successo. Sfortunatamente però la vita non fa sconti e stiamo soffrendo sempre di più per questa inconsapevolezza crescente. Non bastasse l’educazione è basata su questo legame causa-effetto dato che ogni nostra decisione, ogni nostra azioni plasma la personalità dei nostri ragazzi e ne influenza il comportamento e il futuro. E questa cosa è così vera che dobbiamo necessariamente tenerla a mente ogni singolo istante della nostra vita da genitori.
E quindi? Dobbiamo flagellarci sapendo che errori ne faremo e che di conseguenza feriremo i nostri figli?
Niente affatto! A meno che ovviamente non commettiamo volontariamente delitti volti a fare loro del male. Tuttavia… Già che un grande MA che incombe sulle nostre vite da genitori.
Perché in questo caso l’ignoranza non costituisce alibi. Non possiamo proclamare la nostra buona fede se non abbiamo fatto nulla per sapere di più, imparare di più, approfondire il nostro grave compito educativo.
La vita è così’ maliziosa infatti che l’egoismo può dominare le nostre azioni senza che ce ne accorgiamo, anzi mentre crediamo di agire come Madre Teresa a favore del prossimo. Dobbiamo invece comprendere e considerare le implicazioni profonde di ogni nostra azione, anche al più semplice, quale ad esempio:
- lasciare il piccolo dormire nel nostro letto
- lasciarlo scegliere
- cosa e quando magiare
- quando andare a dormire
- cosa e quanto vedere la tv
- come vestirsi
- quando e se mettere in ordine i propri giocattoli o la propria stanza
- a che ora tornare a casa la sera
- lasciarlo davanti alla tv quando dobbiamo prenderci i nostri spazi mentre di solito urliamo loro di non starci troppo
- predicare senza fare e molto di più.
Come possiamo sviluppare questa capacità di comprendere oltre la superficie le implicazioni delle nostre azioni? Come acquisire questa vista profonda?
Beh, sicuramente leggendo e studiando, d’accordo. Ma anche in un modo più semplice. Provando a comprendere quali messaggi sono nascosti nelle nostre azioni, che cosa stiamo realmente comunicando con questi gesti al di là del contenuto semplice dell’azione? Che cosa comprendono i nostri figli?
Ad esempio, quali possono essere i messaggi nascosti nelle azioni dell’elenco sopra indicato? Volete provare a condividere con noi tutti le vostre idee così che tutti possiamo migliorare insieme?
Life made us so focused on short term problems that we have lost insight in that cause-effect stuff.
Not blaming anyone of course. It happened. Unfortunately life does not forget it and we are suffering more and more the consequences of this unawareness.
Furthermore education is based on cause-effect: any decision we take shape the personality of our kids, from the very beginning. Any act of our life biases their life for ever.
This is something so true that we have to consider it every single second of our parenting life.
So what? Since we know that we are not perfect we should blame ourselves for all the mistakes, then harms, that we will cause to our kids?
Not at all. Unless we are voluntarily harm them, we cannot be blamed. But.
Yes there is a great but. Because ignorance is not an alibi. We cannot claim our good faith if we do nothing to learn more, to study, to consider what we are doing.
Life is so malicious that selfishness will dominate our action in such a subtle way that we could believe to be like Mother Teresa.
So we have to understand and consider profoundly which could be the consequences of simple decision like:
- Allowing the kid to sleep in our bed
- Let her/him chose
- what he want to eat,
- when she/he has to go to bed switching off the tv
- when putting her/his toys in order
- how to dress
- when get back home in the evening
- which books to read, which tv show
- Leave him/her in front of the tv when we need “our time” while proclaiming that they should not watch too much tv
- Do not walk the talk.
And many more.
How can we develop such an attitude so that we can easily understand the potential consequences of our decision?
We would suggest to read and study, it could be a solution. A simpler one is to consider that profound message hidden in any decision. As an example, could you find out these potential messages concealed in the previous list?
Could you help us to unveil them?
lunedì 20 giugno 2011
Mom and Warrior (II) - La guerra della mamma (parte II)
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Prossimo post/next post Thursday/Giovedì June 23rd
Intervista con Darah Zaledon (parte II)
Ecco la seconda parte dell'intervista con Darah Zaledon, la nostra mamma guerriera la cui biografia ufficiale recita così:
è moglie e madre di cinque figli, appassionata di fitness e della riflessione. La sua unicità rivela conoscenze intuitive e accademiche delle scienze sociali, in modo particolare di psicologia e sociologia. Una riflessione introspettiva profonda è il catalizzatore ricorrente di molti di suoi post. I suoi messaggi rassicuranti e motivanti scaturiscono da un appassionato amore per la vita, dalla ricerca incessante per la verità e riflettono una saggezza costruita da esperienze di vita molto diverse tra loro. Detto ciò quello che Darah preferisce sono i rapidi aneddoti che offrono le schermaglie quotidiane tra maternità e passioni personali. Sta lavorando alla raccolta delle sue memorie, una tragica e al contempo edificante storia dei suoi ultimi cinque anni il cui titolo è:A Lucky Girl.
Trovate altri pensieri ed informazioni sul sito http://www.warriormom.net, mentre potete contattarla direttamente su Facebook http://www.facebook.com/pages/Warrior-Mom-straight-talk-from-the-heart/151800674859203, o Twitter @thewarriormom.
Quali sono gli errori principali che le famiglie possono commettere oggi?
Con troppa facilità di arrendiamo e rinunciamo, e gettiamo via. La percentuale dei divorzi cresce e la comunicazione tra genitori e figli deteriora sempre di più ad ogni nuova ondata di innovazione tecnologica. E invece che sforzarsi di imparare a parlare il linguaggio dell’altro genitori e figli finiscono per smettere di provarci. E così inizia il ciclo che può portare al peggio: i figli si rivolgono ad internet, agli amici, alle droghe mentre i genitori cercano di anestetizzare le loro preoccupazioni, negandole. La vita non è facile e, nonostante i media ci vogliano far credere altro, bisogna lavorare duramente –giorno per giorno- per mantenere la nostra famiglia unita e felice.
Chi o che cosa è il peggior nemico della famiglia oggi?
Credo che siano i media. Dal momento in cui i piccoli sono in grado di vedere la televisione o di navigare su internet sviluppano una visione distorta del mondo reale. E da questo punto di vista deformato e contraffatto finiscono per derivare tutte le nozioni su ciò che sia normale e accettabile. E qui nascono le tragedie.
Dai commenti che ricevi nel tuo blog, quali ti risultano essere i temi che i lettori preferiscono? A quali sono più interessati? Quali i problemi che devono affrontare?
La madri sono preoccupate di non raggiungere i duri standard sociali e l’indipendenza appunto nel momento in cui assumono la condizione di mamma. E sono anche preoccupate sulla crescita dei loro figli. La miriade di stress e ansie che i genitori di oggi devono affrontare cresce ancora. I genitori devono farsene una ragione e fare ciò che possono, ovviamente il meglio che possono. Devono, a mio parere, fare più affidamento su intuito e istinto e smetterla di consultare certi pseudo esperti per ogni cosa. Devono avere più fiducia in se stessi, sviluppare i propri criteri. Se stai attento ad agire sempre con buon intenzione e cuore puro, tutto il resto va a posto. Certo, devi sviluppare coscienza e conoscenza ed essere consapevole di ciò che stai facendo. Questo ti dà praticamente sempre garanzia che ogni decisione che prenderai la prenderai con coscienza. Quindi ti aiuta a scegliere ciò che è giusto.
Puoi darci tre consigli per tirar su una “famiglia felice”?
1. Una relazione d’amore tra i genitori pone le basi necessarie per tutto ciò che poi seguirà.
2. Una comunicazione onesta e aperta tra fratelli e tra genitori e figli.
3. Divertirsi assieme in momenti dedicati a lasciarsi andare e condividere così da costruire fiducia, confidenza e intimità. Dopo tutto, come si dice, la famiglia che gioca insieme, sta insieme.
Here you can find the second part of the intriguing interview with Darah Zeledon aka The Warrior Mom, whose official biography says:
“she is a wife, mom of 5, writer, fitness buff and thinker. Her unique voice reveals an intuitive and academic knowledge of the social sciences-- particularly psychology and sociology. Deep introspection is oftentimes the catalyst for a great deal of her pieces. Her empowering messages are born from an appreciation and passion for life and a nonstop quest for truth, reflecting a wisdom earned by a diversity of life experiences. Despite it all, Darah’s personal favorites are the quirky anecdotes exposing the chaotic tug-of-war between motherhood and personal passions.
She’s currently working on her memoir---a tragic, yet inspiring story of the last five years of her life entitled: A Lucky Girl.
You can read more of her vignettes and insights at http://www.warriormom.net, find her on Facebook at http://www.facebook.com/pages/Warrior-Mom-straight-talk-from-the-heart/151800674859203, or twitter @thewarriormom.
Which are the biggest mistakes families make nowadays?
People are too quick to surrender and throw it all away. Divorce rates continue to climb and parent-child communication is deteriorating further with each new wave of technology. And in lieu of learning each others’ “language,” parents are easy to give up on their children and vice-versa. And so the cycle begins where kids turn to the internet, to friends, to drugs, and parents also seek to anesthetize their troubles. Life is not easy and despite the media portraying it otherwise, we must work hard---day after day---to maintain our family united and happy.
Who or what is the worst enemy of families nowadays?
I believe the media is our worst enemy. From the time small children are able to watch television or browse the internet, they develop a warped perspective of what the “real world” is like. And from this erroneous vantage point, all ensuing notions of what is “normal” and “acceptable” are imagined.
From the comments that you receive in your blog, which are the subjects that families like the most? Are more interested in? Which are the issues they have to face?
Mothers are worried about not “measuring up” to society’s harsh standards, about maintaining a sense of self and balance once they are thrust into motherhood and frankly, are concerned about their children’s evolution. The myriad of stress parents’ face today is mounting. Parents need to cut themselves some slack and do the best they can. Parents need to rely more on their instincts and intuition and stop consulting with the so-called experts on everything. They need to trust themselves more, develop their own criteria. If you are careful to always act with good intentions and a pure heart, all the rest should fall into place. It is important to be insightful and have self-awareness in all you do. This almost always guarantees that each decision you make will be made conscientiously and therefore help you choose what’s “right.”
Can you give us three hints, three clues to raise a “happy family”?
- If married, a loving relationship between parents sets the foundation for everything else to come.
- Open, honest communication between siblings and between the parent and the child.
- Fun activities and downtime where the family can share “letting loose and being silly” together builds trust, confidence and intimacy. After all, as the saying goes: The family that plays together, stays together.
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