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martedì 23 novembre 2010
I figli ci guardano? - Children mirroring
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giovedì/Thursday 25th novembre
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Guardiamo con attenzione: è facile vedere nei nostri figli la scintilla dei nostri comportamenti.
Tendono a riflettere ciò che facciamo e diciamo, e come lo diciamo, come se –come spugne- assorbissero con grande facilità il nostro modo di agire.
Sfortunatamente ciò che sembrano copiare con più energia e immediatezza sono i nostri comportamenti peggiori: come urliamo quando vogliamo avere ragione a tutti i costi; il modo con cui scrolliamo le spalle quando siamo infastiditi; quelle stesse parole che siamo soliti gridare quando siamo così arrabbiati da non trovare la strada per calmarci.
Da quando iniziano ad interagire, dalla tenera età, mostrano queste stesse debolezze, cosicché guardando loro è assai facile scoprire quali siano le nostre principali fragilità. Come mai?
Perché, come vorremmo, non sono in grado di copiare i nostri comportamenti virtuosi, quelle qualità che tutti apprezzano in noi?
O per lo meno: perché non lo fanno con altrettanta rapidità e facilità?
Questo è uno di quei misteri della natura umana che possiamo solo constatare senza coglierne la causa scatenante. Detto ciò è però opportuno considerare che uno dei nostri principali doveri è quello di “infettare” i nostri figli con tutti quei valori e quelle virtù che riteniamo possano essere una risorsa per la loro, e la nostra, vita.
Come possiamo farlo?
In un suo recente libro La famiglia imperfetta, del quale abbiamo già parlato in questo blog, la neuro-psichiatra infantile Mariolina Migliarese, afferma che i nostri figli possono svilupparsi in modo sano solo all’interno di una relazione, ed una relazione d’affetto: “il cucciolo d’uomo si sviluppa solo nella relazione e si costituisce in conformità con le aspettative delle persone che più ama. Sono aspettative spesso inconsapevoli, e che si trasmettono impercettibilmente e continuamente attraverso il ricchissimo scambio di feedback comunicativi tra bambino e ambiente ”.
La famosa scuola di Palo Alto, il Mental Research Insitute di Paul Watzlawick, il famoso psichiatra che ha dato il via allo studio della comunicazione, ci ha insegnato che è impossibile non comunicare, ogni cosa che facciamo trasmette un messaggio. Ogni singola cosa. Non solo le parole dunque, anzi. Come pronunciamo le parole, come ci atteggiamo mentre le diciamo, che cosa facciamo. Le situazioni in cui diciamo e facciamo parole. Le nostre azioni, che parlano molto più incisivamente delle nostre parole (o delle nostre prediche).
Quali sono i messaggi che trasmettiamo ai nostri figli?
Ricordo una lezione memorabile che mi impartì mio figlio Andrea, quando aveva quattro anni. Stavo accompagnando lui e la sorella, che all’epoca aveva 2 anni, all’asilo. La nostra terza figlia non era ancora nata. Scendendo in strada per prendere la macchina, parcheggiata sul marciapiede, mi accorgo che infilato nel tergicristallo c’è il solito fastidioso volantino. Senza farci caso lo appallottolo e lo butto per terra, tra marciapiede e auto posteggiate. Salgo in auto e Andrea mi apostrofa immediatamente “Papà, sei un maleducato!”. Stupito, lo guardo e chiedo “e perché mai?”: Replica: “perché ci dici sempre che non bisogna buttare cose per terra e tu hai appena buttato la carta”. Vero. Esco, raccolgo la carta, risalgo in macchina, e getto insieme a lui la pallina di carta nel cestino dell’asilo.
Che cosa sarebbe successo se invece di riprendermi Andrea avesse tenuto la cosa per sé? Che cosa avrebbe imparato? Che gli adulti ordinano di fare cose che non fanno?
Siamo coscienti che le azioni immediate hanno ripercussioni nel lungo periodo?
Ci viene chiesto di creare il miglior ambiente nel quale far crescere i nostri figli, ambiente umano, ricco di amore, dove possano apprendere ad essere brave persone, ottimi cittadini, buoni cristiani.
Dobbiamo avvolgerli in un amore nudo, costruito su comportamenti corretti, e dobbiamo lottare di continuo per migliorarci così da poter meritare l’amore dei nostri figli. Perché a loro siamo debitori di tutto: specie del futuro.
“la formazione non cambia i comportamenti, è la leadership a cambiarli”.
Dico sopreso perché essendo la formazione il core business della rete, poteva sembrare come une affermazione suicida. In realtà aveva perfettamente ragione. Forse sarebbe meglio dire che la formazione da sola non cambia i comportamenti. Perché c’è bisogno di incentivazione, di motivazione, di guida. Di leadership insomma, di un capo che sappia ispirare e trasmettere la forza che induce e sostiene il cambiamento.
In famiglia questa forza si basa soprattutto sull’amore e sul buon esempio: l’amore crea il canale più adatto, specie dal punto di vista emotivo, per trasmettere i valori che vogliamo. E gli esempi positivi rinforzano il messaggio.
Che cosa stiamo facendo per sostenere i nostri figli? Come mostriamo loro il nostro amore e i nostri valori? Avete esempi o suggerimenti da condividere con noi?
Just look carefully: you will detect in your children a sparkle of your behaviors, they tend to mirror what you do and say, as if –like sponges- they can easily absorb your way of acting.
Unfortunately what they seems to copy the most are our worst behaviors: they way you scream when you want to affirm your point, how you shrug when you are annoyed , the same word you shout when you re so angry you can’t find a way to calm down.
Since they start interacting , they show these weaknesses, so that watching them you could easily get your worst poorness. Why this? Why can’t they learn and duplicate with the same quickness your best behaviors?
That’s one of the mystery of human nature, that we can just witness without getting the deep root. Nonetheless we have to strive to “inject” in our kids all the good value and the consequent behaviors that we believe will be a resource for their lives. And ours too!
How can we?
In her recent book the neuro-psychiatrist Mariolina Migliarese, we introduced some posts ago, states clearly that our kids can growth and improve just inside a love relation. And through the infinite number of feedbacks and examples we gave them not daily but second after second.
The famous Palo Alto psychiatrist school, lead by Paul Watzlawick, taught us that we cannot not communicate: everything we do forwards a message, very often a meta-message that can be perceived not in our words, but in the way we speak those words, in the body language we use to hand those words and in the situation in which those words are pronounced. And our actions which speak much louder than our words, or should we say preach?
Which messages do we usually give to our children?
I remember one of my hardest lesson learnt. My third child was not yet been born. I was taking Andrea, almost 4 and Chiara, 2 years old, to the kinder garden. Approching the car parked on the street I noticed an advertisement between the windscreen wiper, as it used in Italy. I unawares took it out, made into a ball, and threw it on the sidewalk. I know, it was a mistake. Even this can be usual in Italy, it’s something you teach you kids not to do.
Actually, when I jump into the car this was what my son told me: “you’re a bad guy!”. “Why this Andrea?” I asked confused. “Because you always tell us not to dirty the sidewalk and that’s what you just did!”. “You’re right I said”. I got down from the car, took the damn ball of paper, took it with me inside and finally dropped in the trash once arrive at school.
What if Andrea said nothing to me and just kept it into his heart? Who would had he learnt from me?
Are we aware that short term behaviors have long term consequences? Wrong examples can last forever.
We are called to create the best environment for our kids, the place full of love where they can learn to be good people, good citizens, good Christians.
We need to enfold them with a naked love, based on right behaviors, and we have to strive continuously to improve ourselves so that we could deserve the love of our children. Because we owe everything to them, especially their future.
“training does not change behaviors. Leadership does”.
I said amazedly because training employees, sales reps is our job. So what? Was it wrong? Not at all. I would have said Training alone does not change behaviors, leadership does. But in any case he was right: it’s the example, the motivation, the lead that support you and provide you enough inspiration and driving force to strive, to win the inner resistance to change, to improve.
In a family this power is mainly based on love and good examples: love create the best emotional channel in which you can broadcast the value that you cant to convey. And good examples reinforce the messages.
What are we doing to confirm your kids? How can we show them our loves and our values? Do you have suggestions or examples to share with us?
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14 commenti:
da parte di Tilde Maria Vitali
I figli ci guardano eccome.
Guardano le nostre credenze,guardano la nostra capacita' di discernimento, la nostra capacita' di condivisione, guardano il nostro modo di essere con tutto e con tutti.
La loro prima scuola e' la famiglia, sono il padre e la madre, se fuggono da noi e' perche' non vedono la coerenza.
Gio', mio figlio ha avuto un enorme esempio dal padre, deceduto ,dopo aver voluto vivere la sua malattia (cancro). E che cosa ha visto dai suoi genitori? Un'unione ancora piu' forte ,un amore incondizionato, l'accettazione della storia, il volerla vivere e non combatterla con la rabbia, in ogni modo ,in ogni luogo , in ogni difficolta'. Ha visto che se anche un matrimonio ha le sue difficolta',la volonta' di entrambi i genitori, di volerlo far esistere, ha portato i suoi frutti.
Paolo ,dopo aver avuto la sentenza ,ci ha detto:
"Io ora ho due strade, una, l'eutanasia, l'altra: vivere questa malattia."
E davanti al figlio ha chiesto a lui :"che cosa pensi ,io scelga?"
Il figlio 17 anni,:"io papa' non saprei ."
"Io scelgo di viverla e non la combatto, perche' tu sappia che la vita ,fino all'ultimo istante ,non e' per noi, ma per tutti quelli che ci vivono e tu saprai nella tua vita a venire ,che questo e' il vero senso di tutto ."
Grazie Tilde!
E' assolutamente così, lo sviluppo della personalità dei figli è legata a doppia mandata agli affetti che ricevono o non ricevono e i danni fatti dai genitori sono raramente riparabili.
Caro Paolo,
bellissimo lo spunto sul ruolo della leadership nel cambiamento. Il leader è uno che interroga profondamente il tuo modo di essere, che invece di impartire lezioni con le parole lo fa con la sua vita, che invece di suggerire risposte educa con le domande, che mantiene il buon umore anche nelle situazioni più difficili.
Il punto è che la vita di un genitore è un working in progress, in cui molto spesso ti trovi di fronte a situazioni che non rientrano nel bagaglio della tua esperienza, per le quali non hai già maturato una posizione.
Secondo me, si può essere leader anche in questi momenti anche solo costruendo le risposte insieme ai figli (se già in grado di interloquire), attraverso l'ascolto dei figli, senza compartimenti stagni.
Ti ringrazio molto per le riflessioni che susciti con questo post. Credo che per rielaborarle ci vorrà qualche giorno.
A presto,
Grazie MVG e grazie Isabel.
Molto interessante quello che dici sulla leadership del genitore. Sono d'accordo con te: per questo penso che sia dovere, e diritto, del genitore prepararsi. Oggi più che mai questo compito non può essere preso alla leggere, così come viene, quasi come se per natura avessimo tutte le soluzioni e risposte. Ci prepariamo per ogni cosa, studiamo anche come andare a pesca, leggiamo le istruzioni per usare l'apriscatole e quando si tratta di educazione...
Lo scopo di questo blog, ad esempio, è di dare un suggerimento, un aiuto, una stimolazione. Una provocazione anche. Perché ci si impegni e si desideri ardentemente imparare sempre, con scienza anche, con gli aiuti necessari.
Perché siamo e saremo imperfetti fino alla fine, ma almeno esserlo in buona fede, non avendo mancato di mettere in gioco tutto quello che possiamo sfruttare per regalare il futuro ai nostri figli.
Che ne pensi?
Paolo
I figli ci osservano. Certo! E negli ultimi anni cosa vedono? vedono per lo più genitori che corrono, si affannano, non hanno il tempo di fermarsi ad ascoltarli. Oppure non vogliono o non sanno trovarlo questo tempo.
Fatto sta che mio figlio mi ha sempre raccontato, già da quando aveva 10 o 11 anni, che i suoi coetanei non parlano con i genitori.
Da sempre mi dice: "Meno male che noi parliamo!".
Certo che è faticoso! Quando tuo figlio pretende di discutere del senso della vita a mezzanotte e tu sei in piedi dalle 6 del mattino e hai lavorato tutto il giorno! Certo che è un sacrificio r prendere l'unica mezzora che avresti a disposizione per fare una passeggiata con un'amica o in santa pace per conto tuo, o per telefonare a tuo fratello... ed utilizzarla per rimanere a rispondere alle domande di un figlio.
E certo che è un sacrificio lasciare lì tutte le cose che hai da fare (e farle più tardi, fino alle due di notte) per prestare attenzione a quello che che hanno da raccontare i figli. Ma è SOLO il minimo che si possa fare!
Invece, mio figlio mi racconta di ragazzi che non comunicano con i genitori e alla fine non sano comunicare proprio con nessuno, e, ad esempio, sul sesso hanno ricevuto confuse indicazioni dai proprio coetanei. Ovviamente indicazioni molto tecniche, slegate dall'aspetto affettivo, dal sentimento, svuotate di significato...
Se poi vogliamo semplicemente parlare di DARE L'ESEMPIO, per insegnare pazienza, ascolto e disponibilità cominciamo a dimostrarla noi nei loro confronti!
grazie Anna Laura! Noi da sempre abbiamo scelto di non avere la televisione dove ceniamo. Quando i figli l'hanno raccontato agli amici questi hanno risposto, stupiti, "e che cosa fate durante tutta la cena?".
Al di là della risata, colpisce, se scavi, l'amarezza: il fatto che si possa parlare, discutere, ridere, arrabbiarsi, fare pace, insomma essere famiglia, non è neanche preso in esame! O si guarda la tv o si sta in silenzio!
C'è di che meditare, non credete?
Bellissimo post: nulla da aggiungere. Condivido... anche nel senso che linko! :) Ciao Paolo!
Ogni volta che ho visto delle dinamiche nella mia famiglia che ho desiderato modificare o correggere ho sempre iniziato a cambiare i miei comportamenti. Non volevo che i figli guardassero troppa tv e ho smesso di guardarla quasi del tutto. Volevamo trasmettere una formazione cattolica e per prima cosa abbiamo intensificato la nostra vita di preghiera... certo, è un modo di procedere piuttosto faticoso, ma è l'unico davvero efficace.
Sono sempre più convinta che educare significhi intervenire su noi stessi, prima che sui figli.
è il dono che i figli fanno ai genitori: aiutali ad essere migliori. E' nella reciprocità che si cresce. I genitori educano e sono educati dai figli, sia nel senso che sono costretti ad essere migliori, sia in quello che imparano proprio da loro.
Grazie a VIttoria e Perf...
F&P
Ricevo e pubblico da don Fabio Bartoli
"Una cosa che ripeto spesso ai fidanzati che preparo al matrimonio è che il genitore perfetto non è quello che non fa alcun male ai propri figli, perché a causa del peccao originale questo è imossibile, e anzi la pretesa di essere così sarebbe oltremodo dannosa.
Il buon genitore invece è quello che dà ai suoi figli gli anticorpi necessari a difendersi dal male che lui stesso gli insegna. Nello specifico sei stato un buon padre, non perché ti sei comportato da maleducato, ma perché hai insegnato a tuo figlio l'amore per la verità e il desiderio di sostenere le prorie idee, tanto da avere il coraggio di riprenderti (non disgiunto ovviamente dalla consapevolezza di essere amato che gli ha dato il coraggio di farlo)"
Ho cercato e cerco di camminare costantemente lungo questo stesso vostro percorso, l'ascolto, il buon esempio, migliorarsi costantemente, l'amore. Qualche sera fa mio figlio di 12 anni mi ha confidato che forse si fidanza. Gli piace una ragazzina che ha conosciuto ad un compleanno e sembra ricambiato. Mi ha anche fatto vedere la sua foto... però il nome non me l'ha voluto dire. Quella sera mi ha fatto piacere sentire che si fida di me, e senza forzature ha sentito il bisogno di condividere questo suo momento. Al padre non ho detto niente... per lui è più difficile entrare in confidenza. Cerca di spronarlo nello studio e nel comportamento pretendendo sempre risultati positivi e pronto a punirlo ad ogni sgarro. E' giusto anche avere ruoli diversi, ma anche mio marito sta comprendendo l'importanza dell'ascolto.
Grazie Violetta: ci rafforzi sulla convinzione di essere nella giusta strada
F&P
Ho trovato il vostro blog stamattina attraverso facebook e mi sto già appassionando. Sono una ragazza o meglio donna.. di 27 anni e ho una bimba di quasi 3. Ho moltissima voglia di imparare e credo che quello che scrivete sia davvero importante ed utile, vi ringrazio molto!
Grazie Dali83,
ci fa piacere che questo blog possa esserti utile.
Franca dice che anche dopo i 50 -che peraltro non ha ancora neanche nel mirino- si è ragazze figurati a 27 anni!
Aspettiamo allora tuoi commenti e richieste per poter essere ancora più efficaci.
A presto
Paolo
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