Tutti i nostri link
La mia pagina web,
I blog professionali
la vendita referenziata/referral selling,
vendere all’estero low cost & low risk
I blog non professionali
Famiglie felici/italian and english educazione e pedagogia
Per sommi capi: racconto
Il foietton: la business novel a puntate,
Sono ospite del bellissimo blog di Costanza Miriano che parla di famiglia e di…più
Delle gioie e delle pene: della vita di un cinquantenne
Happy Child Zona Gioia: il blog per i piccolissimi (0-3 anni)
Social network
Tra i nostri preferiti
-
-
-
-
Le console nelle famiglie italiane13 anni fa
-
-
Post più popolari
-
Sabato Italiano: i padri separati Next english post: Monday Feb 13th Volentieri lasciamo spazio ad Andrea che ci introduce i...
-
Scroll down for English version thank you Next post saturday Jan 28th Prossimo post sabato 28 gennaio Giovedi Mooreeffoc ...
-
Prossimo post Next post Tuesday/martedì 7 dicembre Scroll down for English version Claudia De Lillo è un fenomeno me...
-
Reblog: i post migliori retweetati per voi Reblog: the best post retweeted for you Scroll down for English version...
-
Post speciale solo in lingua italiana Ho conosciuto Daniela grazie a Internet, e non ricordo neppure come. Uno di quei doni della...
Feedjit
Visualizzazioni totali
Blog Archive
-
▼
2012
(98)
-
▼
aprile
(14)
- What parents fear: facing risks - Che cosa gli pot...
- Sabato italiano: L'alibi della scoliosi
- ROOMEEFFOC Family disorder - Disordini in famiglia
- Happy families? Famiglie davvero felici?
- Making mistakes - Del commettere errori
- Sabato italiano: i voti servono?
- Roomeeffoc Thursday: educational slapping - Lo sch...
- Le paure dei genitori - What parents fear
- Intervista a Carlo Climati: i giovani e lo sguardo...
- Il bene dei figli - Our kids' wealth
- Bambini al cinema - Kids at the movie
- Le donne della Monforte: in collaborazione con Fae...
- La strada spianata - Streight ahead
- A lot of confusion - azione o confusione?
-
▼
aprile
(14)
Lettori fissi
share this
Powered by Blogger.
lunedì 30 aprile 2012
What parents fear: facing risks - Che cosa gli potrà succedere? Le paure dei genitori
Next english post Wednesday May 2nd
Prossimo post mercoledì 2 maggio
Testo in italiano qui sotto - grazie
We start
talking some post ago we talked about what parents fear. To
start going deeper let’s first list them again, as Mariolina Migliarese our
favorit psychiatrist uses to define them, so that we could be able to
understand better each of them
1) we fear to make mistakes, to hurt our kids because we
take wrong decisions
2) we fear for their health: diseases, risks, wrong
friends, wrong places…
3) we fear to lose their love, their appreciation
4) we fear to impose them our values, what we believe in
5) we fear
they can suffer in any way, especially frustration
Last
week we discussed the fear to make mistakes so today we will face the
second listed fear: that they could be hit by something terrible, they could
fall ill, they can meet wrong people, the can be exposed to risks and so on.
In some way
that is an healthy fear: it’s one of our duty to protect our kids and to teach
them how to face the dangers that life & world will through against them.
And that’s
precisely the point: we have to prepare them, teach them, train them to face
life. Not manipulate life to prevent any potential risk.
It’s
important to consider two main factors here, in my opinion:
First: we
improve and get smarter only, or mainly, when we face issues and we are able to
overcome them or to cope with the defeat. That’s the way people fortify their
personality. To become stronger we need to face the unexpected and solve the
problem. It help us to learn, therefore to make our reason brighter, and to
reinforce our will.
Second: to
learn how to face concerns we have first… to face some. It’s a on-the-job
learning process. We need to have problem to solve to learn how to solve
problems! So it’s our duty, as parents, to find out the best balance between
protection from risks and exposition to dangers to toughen our children. We
already talked about this in the post we wrote about Lenore
Skenazy and the free range kid approach.
Let’s get
back to our childhood: I know the world was much less dangerous than now (but
then again: is this true? Was it really less risky or were the perils just
different from now) and I know that the environment was really different from
town to town from block to block, not to talk about different countries. But
let’s remember: how did we learn what life was?
Testo in italiano
Qualche post fa abbiamo ripreso una conversazione di Mariolina
Migliarese che presentava le principali paure dei genitori. Per riprendere il tema partiamo elencando qui di
seguito quali sono, secondo la psichiatra infantile, le nostre paure prima di
discuterle una alla volta.
1) abbiamo
paura di sbagliare, di ferire i nostri bambini perché prendiamo decisioni
errate
2) temiamo
per la loro salute: le malattie, i rischi, gli amici errate, posti sbagliati...
3) abbiamo
paura di perdere il loro amore, il loro apprezzamento
4) abbiamo
paura di imporre i nostri valori, ciò in cui crediamo
5) abbiamo
paura di farli soffrire in qualche modo, soprattutto abbiamo paura che provino
frustrazione.
La
scorsa settimana ci siamo occupati della paura di sbagliare, oggi tocca
alla paura per la salute dei nostri figli. Che cosa può accadere loro? Si possono ammalare, farsi male,
frequentare compagnie inadatte, o addirittura pessime, essere esposti a rischi
e così via…
Certamente questa paura ha in sé qualche cosa di sano: è il
nostro dovere di proteggere i nostri figli e insegnare loro a saper
fronteggiare quei pericoli che a vita e mondo scaglieranno contro di loro.
Ecco infatti il punto: dobbiamo prepararli, istruirli,
allenarli ad affrontare la vita. Non manipolarle il mondo per creare un
ambiente protetto e innaturale intorno a loro. Insomma per ripetere una frase
che ci piace molto: non preparare il cammino per i figli, ma i figli per il
cammino.
Per questo, secondo me, è bene avere presenti due punti.
Primo: la persona umana migliora e cresce solo, o soprattutto,
se viene messo di fronte a problemi da superare e impara risolvendoli e
cavandosela o impara a gestire la delusione del fallimento. È così che
fortifichiamo la nostra personalità. Per diventare più forti abbiamo bisogno di
fronteggiare gli imprevisti e essere capaci di risolvere il problema. Ci aiuta
ad apprendere, quindi rende la nostra ragione più lucida, e fortifica la nostra
volontà.
Secondo: per imparare a gestire i problemi dobbiamo
innanzitutto… avere problemi da gestire. Si impara solo dalla pratica. Dobbiamo
avere sfide da affrontare per imparare come affrontare le sfide. Come genitori
abbiamo dunque il dovere di trovare il giusto equilibrio tra protezione dai
rischi ed esposizione ai pericoli con fine di crescita. Ne abbiamo parlato quando abbiamo presentato Lenore Skenazy e il suo approccio all’educazione.
Proviamo per un istante a tornare alla nostra infanzia: lo
so, lo so. si dice che il mondo fosse molto meno pericoloso di oggi (ma è poi
vero? O i pericoli erano solo diversi da quelli di oggi?) e so benissimo che le
situazioni erano molto diverse da quartiere a quartiere da città a città da
città a campagna. Ma… come abbiamo imparato che cosa fosse la vita?
sabato 28 aprile 2012
Sabato italiano: L'alibi della scoliosi
Sabato Italiano: il post solo nella lingua del Belpaese
Italian Saturday: only for Italian speaking readers
Next english post Monday April 30th -
Prossimo post lunedì 30 aprile
Qualche volta è una nonna, più spesso una mamma. Talvolta capita al nonno. Tutti a congiurare contro il cucciolo, che spesso ha superato l'età del primo ruggito, anche del secondo, e de terzo.
Ma non ha ancora l'età per portarsi a spalle la cartella.
Che sarà anche pesante, e i giornali parlano della scoliosi e dei difetti di crescita.
D'inverno nelle località sciistiche assume altri contorni: sono gli sci che mamme, papà o spesso tate (quando ci sono) portano in spalla mentre il pargolo, poverino, sgambetta agitando stanco bastoncini e scarponi. Qui il problema sono le spalle. E poi un po' di attenzione per la fatica. E' qui a divertirsi, il tesorino, mica a faticare.
Però.
Però mia mamma lo chiamava olio di gomito. E più che fatica produce fortezza e resistenza.
E comprensione di che cosa sia la vita.
Ora scuserete il tono acido, sarcastico, ma certe cose faccio fatica a capirle. Che poi ci lamentiamo se alla prima frustrazione crollano, se poi quando sono adolescenti diventano ingestibili, se poi finiscono per fare danni gravi, alcuni gravissimi.
Che cosa abbiamo fatto per far capire loro che la vita è bellissima sì, ma è dura e va affrontata col petto in fuori e i denti digrignati?
Che cosa abbiamo fatto per insegnare loro la fortezza?
Già, ma la fortezza è virtù da insegnare? Vale ancora oggi?
giovedì 26 aprile 2012
ROOMEEFFOC Family disorder - Disordini in famiglia
Roomeeffoc Thursday
The provoking post
Giovedì Roomeeffoc
La provocazione per riflettere
Next english post Monday April 30TH -
Prossimo post Sabato Italiano 28 aprile
Testo in italiano qui sotto - grazie
Dyslexia is nothing to laugh at. And even we are under the cover of the Roomeeffoc Thursday we want mock in anyway this tragic and painful problem that upset many families. I want to be very clear about this to avoid any potential misunderstanding and sufferance that I do not want to cause in any way.
I’m not
talking of a certified pathology, an manifest language disorder.
Having said
that I feel free to point out a phenomenon which is increasing rapidly in
Italian school, and it would be great to know more from our foreigner readers
about what’s going on in their country. The fact is easy: as soon as in middle
school marks worsen, and study becomes more difficult and demanding, here we
are: a magic certification that the kid is affected by some learning
disorder.
The
consequences are simple: a different way of evaluation, simpler, different
homeworks and different way of checking what has been learnt.
Once more
I’d like to underline that I’m not talking of kids who actually suffer dyslexia
or something similar: what I want to point out is that some families, a growing
number though, are using this short cut to apparently help their children,
while actually, far from being of any help, they are causing severe
consequences in their kids: a loss of self-esteem and self-confidence, taking
from them the chance to learn through efforts to reinforce their will and
personality, exposing them to the mockery of other kids, showing them that if
you are smart enough you could always find a cutoff through problems even if
this is unfair or even illegal.
Is this
what we call love?
Testo in italiano
La dislessia non è uno scherzo e non si può certo metterla
al centro di una burla, o di una provocazione, anche siamo nella terra franca
del giovedì Roomeeffoc. Non si scherza sulla sofferenza altrui. E non voglio
certo dare l’idea di voler mettere alla berlina o attaccare ciò che fa soffrire
molte famiglie. Voglio essere molto chiaro su questo punto per evitare ogni
tipo di fraintendimento. Non sto parlando di patologie conclamate, di disordini
manifesti dell’apprendimento o del linguaggio,
Ciò che voglio stigmatizzare è un pessimo approccio
educativo, un fenomeno crescente nella scuola media italiana, che ridicolizza
l’insegnamento e genera bamboccioni, caratteri flaccidi ego referenziati, personalità
infiacchite da un presunto amore.
Che cosa succede? Capita che dopo i primi votacci alle
medie, dopo le prime difficoltà di studio, la fatica ad apprendere, le ore che
si moltiplicano, invece che sostenere i figli in questa nuova avventura che
richiede coraggio e sforzo, un numero purtroppo crescente di famiglie sceglie
la scorciatoia. E voilà compare il magico certificato che attesta i problemi di
apprendimento del cucciolo che, prodotto a scuola, genera una serie di effetti
a catena: corsia preferenziali per i voti (almeno sufficienti) metodologia
ammorbidita di interrogazione e compiti in classe, sempre con la soluzione
pronta alla mano, lezioni specifiche, compiti ridotti e così via.
Affermo ancora una volta di non stare parlando di reali
patologie, di minorazioni che feriscono la famiglia in tutti i suoi componenti.
Sto parlando di chi fa il furbo, di chi esagera una difficoltà che non è se non
una malattia della volontà non dell’intelletto, e penalizza i figli i nome di
un sedicente affetto che in realtà è comodità e perbenismo.
Quali le gravi conseguenze?
Perdita di autostima e fiducia di sé, esposizione alle
reazioni non simpatiche dei compagni, privazione della possibilità (o diritto)
di plasmare la propria personalità attraverso lo sforzo e la sfida,
dimostrazione che nella vita i furbi se la cavano sempre con scorciatoie neli
migliore dei casi scorrette o immorali quando anche non illegali.
Per tacere dei problemi provocati alla classe e quindi ai
compagni.
Secondo voi questo è amore?
mercoledì 25 aprile 2012
Happy families? Famiglie davvero felici?
Next post Tomorrow April 26th
Prossimo post domani 26 aprile
Testo in italiano qui sotto -
scorrere per trovarlo - grazie
It’s time
to clarify, to explain. What we do mean with the brand of this blog: happy
families, that’s the simple translation of Famiglie felici.
Well, not
so simple actually. What do we mean with happy? What happiness is? That’s a
weird word when applied to people and families.
We can
easily answer what we do not suggest: not a perfect family, not a perfect
marriage. As far as we know flawless families are unhappy, truly miserable. And
seeking to reach perfection in a couple or in a family usually leads quite soon
to sorrow and dispair. And immediately after to divorce.
So we do
not want to promote a model of family that will end up destroying the family
itself.
So what
happy means? In our vision happiness is a state of mind much more than a
measure of wealth and health. It’s the typical attitude of people staying well
together and better with the world. A team of people with a strong team spirit,
family spirit to tell the truth, that means the will to contribute to each
success, which is once more not a wonderful career or a huge bank account but a
sense of accomplishing.
An happy
family is a family based on a
strong reciprocate love, the human action that nourish self-esteem and
self-trust in other people, accepting them as they are while pushing constantly
to improve them.
Such a
family can be happy even if all its members are far away from being perfect.
What it’s mandatory, and it’s enough, is that they are all ready to listen, to
love, to invest one’s own life for the other people of the family. For ever.
Oh, by the way, today april, 25th 2012, it's our 27th anniversary...
Testo in italiano
È il momento di chiarire, di spiegare con
profondità e dovizia di particolari. Già perché questo titolo, famiglie felici,
può sembrare un’utopia o un progetto di marketing di scarsa qualità. Non è certo quello che intendevamo
usando questo brand per il nostro blog. Forse più che brand direi una visione,
una aspirazione: una meta.
Che cosa è la felicità? Oggi si fa molta
confusione e molte sono le interpretazioni di questa parola che in fin dei
conti è ciò che tutti cerchiamo nella nostra vita.
Ecco, possiamo are subito una risposta semplice.
Che cosa non è una famiglia felice: non è una famiglia perfetta, non è una
coppia perfetta. Per quello che sappiamo anzi una coppia senza imperfezioni,
una famiglia assoluta, se esistono, sono generalmente infelici. E quelle
famiglie o coppie che fanno della ricerca della perfezione il proprio obiettivo
possiamo affermare con certezza che sono infelici. Che questa ricerca conduce
rapidamente alla tristezza, alla disperazione, all’inferno. E spesso, subito
dopo al divorzio.
Perché questo concetto di perfezione impone
tensione continua e generalmente tritura i deboli, non ammette sbagli, non
perdona le cadute.
Invece
il concetto di felicità che abbiamo in mente è proprio il contrario: è
uno stato del cuore quindi, non è misurabile in termini di ricchezza, salute,
successo, potere. È l’atteggiamento tipico di chi sta bene insieme e ancora
meglio con il mondo, se possibile. Un gruppo di persone animate da un forte
spirito di squadra, anzi spirito di famiglia per l’appunto, vale a dire la
volontà di contribuire al successo gli uni degli altri, dove per successo non
intendiamo certo una carriera impeccabile o un conto in banca senza fine.
Una famiglia felice è una famiglia costruita su
un forte amore reciproco, amore essendo quell’atto della persona che nutre
l’auto-stima e la fiducia in sé dell’altro, accettandolo così com’è proprio
mentre lo si incita e sostiene ne miglioramento di sé.
Una simile famiglia può essere felice anche se i
suoi membri sono ben lungi dall’essere perfetti. Ciò che è necessario, e
sufficiente, è che tutti siano pronti ad ascoltarsi, amarsi, aiutarsi,
sostenersi, battersi l’uno per l’altro. Per sempre.
Ah, tra l'altro, oggi 25 aprile è il nostro 27simo anniversario di matrimonio...
lunedì 23 aprile 2012
Making mistakes - Del commettere errori
Next post Wednesday April 25th
Prossimo post mercoledì 25 aprile
Testo in italiano qui sotto -
scorrere per trovarlo - grazie
Some post
ago we
talked about what parents fear.
To start going deeper let’s first list them again, as Mariolina
Migliarese our favorit psychiatrist uses to define them, so that we could be
able to understand better each of them
1)
we
fear to make mistakes, to hurt our kids because we take wrong decisions
2)
we
fear for their health: diseases, risks, wrong friends, wrong places…
3)
we
fear to lose their love, their appreciation
4)
we
fear to impose them our values, what we believe in
5)
we
fear they can suffer in any way, especially frustration
They are
listed in a sort of (il)logical way, being the fear to make mistake the “in the
beginning…” terror that terrify and petrify a huge number of parents.
To overcome
this frightening nightmare let’s start to consider why we are obsessed with
that and which are the consequences of it.
We do love
our kids, greatly: since when they are just born till… well… till the end. Our
end. So we do not what to hurt them and since nowadays we are so fragile,
oppressed by a lot of self-calling
experts that state what we have to do and claim what we don’t, we are
very confused about dos and donts. Every decision seems to have a bad effect on
our kids and hurt them.
So we
prefer to give up: no decision seems better that hurting decision.
Actually
it’s not.
Mariolina
suggests to consider two main areas of reflection:
a)
consequences:
kids could seem to be pleased by their parents’ inaction, but in reality they
tend to consider this withdrawal as a clear sign of lack of love, absence of
attachment. You do not want to risk for me, therefore you do not love.
b)
Are
we intimately sure that we do not want to take decision because we do not what
to risk to avoid hurting our kids? Couldn’t it be because we cannot resist
without having their full and evident approval, which our decision could deny
us? Why this? Because usually our decisions imply refusals, we have to say no.
And we are afraid of losing their love, their appreciation. And this is a
selfish fear.
Actually,
loving and educating kids means being responsible for them, provide –and teach
them to discover- what it’s good and what is right. We need therefore to take
decision for them, we should not seek perfection, but hunt for their good.
What do you
think about?
Testo in italiano
Qualche
post fa abbiamo ripreso una conversazione di Mariolina Migliarese che presentava
le principali paure dei genitori. Per riprendere il tema partiamo elencando qui di seguito
quali sono, secondo la psichiatra infantile, le nostre paure prima di
discuterle una alla volta.
1) abbiamo paura di sbagliare, di ferire i
nostri bambini perché prendiamo decisioni errate
2) temiamo per la loro salute: le malattie, i
rischi, gli amici errate, posti sbagliati...
3) abbiamo paura di perdere il loro amore, il
loro apprezzamento
4) abbiamo paura di imporre i nostri valori, ciò
in cui crediamo
5) abbiamo paura di farli soffrire in qualche modo, soprattutto abbiamo
paura che provino frustrazione.
Quest’elenco segue una sorta di filo (il)logico, dato che la paura di
commettere errore sta, come dire, “in principio….” rispetto a tutte le altre, e
si tratta di un terrore capace di pietrificare e congelare molti genitori.
Per superare questo terrificante incubo iniziamo a capire perché ne siamo
ossessionati e quali siano le conseguenze di questo timore.
Amiamo i nostri fili. Sempre. Da appena nati sino… alla fine. La nostra
fine. E non vogliamo ferirli assolutamente. E oggi siamo così fragili perché
siamo oppressi da un crescente mumero di esperti che pretende di dirci che cosa
fare mentre afferma categoricamente cosa non dobbiamo fare. E spesso questi
comandamenti variano in un breve lasso di tempo da un opposto all’altro. Siamo
molto confusi. Sembra che qualunque decisione finisca per ferire i figli.
Quindi meglio rinunciare, lasciar perdere e non agire. Non decidere appare
la soluzione ideale, quella che non ferisce.
In realtà è proprio il contrario.
Mariolina suggerisce di riflettere su due punti in particolare:
a)
conseguenze: i figli possono anche sembrare lusingati da questa assenza di
azione, ma in realtà considerano questa fuga una diserzione, un chiaro segnale
di mancanza di affetto, di amore. Non vuoi rischiare per me? Non vuoi metterti
contro di me? Non vuoi fissarmi dei limiti? Allora non ti interessa nulla di
me, non mi ami.
b)
Siamo poi proprio così sicuri di non voler prendere decisioni per non
ferire i nostri figli? Non sarà mica che, nel profondo del cuore, sotto sotto,
ciò che ci interessa è di non perdere audience, gradimento, approvazione?
Perché in fin dei conti prendere decisioni il più delle volte significa negare,
rifiutare, respingere: dire di no. E questo comporta ruvidità, reazioni. E
scatena la nostra paura di perdere il loro amore, di non essere amati. Che è un
terrore egocentrico ed egoistico.
A dire il vero, educare (amare) i figli comporta prendere decisioni per
loro, assumersi la responsabilità di scegliere, mostrare ed insegnare che cosa
sia il bene, che cosa sia giusto. Dobbiamo prendere decisioni per loro: non
cerchiamo la perfezione, commetteremo errori e inevitabilmente li feriremo, li
deluderemo forse anche. Ma nella ricerca del bene queste ferite sono inevitabili
e spesso utili.
sabato 21 aprile 2012
Sabato italiano: i voti servono?
Sabato Italiano: il post solo nella lingua del Belpaese
Italian Saturday: only for Italian speaking readers
Italian Saturday: only for Italian speaking readers
Next english post Monday April 23rd -
Prossimo post lunedì 23 aprile
Ha tenuto banco nelle ultime settimane questa vicenda dei
voti nelle scuole. La
proposta è di abbattere i voti bassi, quelli che umiliano.
Com’era da attendersi le reazioni sono state molte, e
rigidamente asserragliate su posizioni opposte: feroce rigetto o entusiastica
adesione.
Da un lato chi sostiene che bruttissimi voti rafforzano il
carattere, dall’altro chi è convinto che si limitino solo ad umiliare e a
gettare nella disperazione.
Conviene ragionare, partendo dalle condizioni al contorno.
È sicuro che le generazioni più giovani -non stiamo qui ora
a vedere perché limitiamoci a constatarlo- hanno una capacità di resistere alla
frustrazione decisamente scarsa. Pressochè inesistente. E’ un male, certo. E
bisogna darsi da fare per alzare il minimo. Perché la vita è dura e quello che
conta è saperla affrontare, saper superare le frustrazioni.
Ecco il punto. Appioppare un 2 aiuta? O invece è un segnale
per lasciar perdere? Per scatenare magari un genitore incapace di distinguere
tra ignoranza (del figlio) e malafede (dell’insegnante)? I ragazzi di oggi
sanno trarre esperienza dal voto bassissimo per crescere? Temo di no.
Il che non significa che allora si debbano dare sufficienze
a tutti sempre. Cadremmo nell’errore opposto. Significa che forse fermarsi al 4
sia un compromesso tra una giusta, e doverosa, severità, e lo stimolo a
riprendersi. Anche perché, a orecchio, non è che abbondino i 10 per fare paio
con un 2 e raggiungere la media del 6.
Se lo scopo è quello di invitare ad un maggiore impegno, ad
una applicazione; se lo scopo è mandare un segnale non solo didattico ma anche
educativo, allora forse un 2 è decisamente un voto sbagliato.
E voi che ne dite?
giovedì 19 aprile 2012
Roomeeffoc Thursday: educational slapping - Lo schiaffo educativo
Roomeeffoc Thursday
The provoking post
Giovedì Roomeeffoc
La provocazione per riflettere
Next english post Monday April 23rd -
Prossimo post Sabato Italiano 21 aprile
Testo in italiano qui sotto - grazie
It’s so
politically incorrect that you cannot find the news on the web. I just have a
photocopy of the original article appeared on the weekly magazine of the
Corriere della Sera. Well, actually I found it on the net, but not the article,
the full magazine in a
pdf format, and the text I’d like to talk to is in the last page. By Aldo
Grasso.
What
surprised me is not what he wrote, that I actually agree with, but the fact
that no one attacked him for what he wrote.
He said
that well a slap, a buffet, well it’s not such a mistake, you can use them with
kids as a support in education.
Don’t start
complaining or aggressing him or me. Please listen. We are inside the
Mooreeffoc shield, where we can use paradox, provocation as a mean to discuss
and reason and reach a higher level of awareness. All of us.
None of us
is saying that you have to be violent in education. Neither that you are allow
to use violence. What he said, and I agree, is that sometime you might need to
be very firm, and that kind of firmness sometime requires blunt answers. And a
slap could be one.
I would
like to differentiate violence from steadiness. If you kid were in danger
you would act immediatley and
firmly, maybe tugging her/him to take her/him off the street. Isn’t that
violence? Well in some way. If you use to tug your kid everytime, that would be
violence. It’s the context that makes the difference. Is the goal that makes
the difference. Are you acting for her/his good, healthy or just to blow off?
The problem
is: what do we mean for our kids’ good?
Testo in italiano
È così politicamente scorretto che non è possibile
trovare la notizia sul web. Ho solo una fotocopia dell'articolo originale
apparso su Sette settimanale del Corriere della Sera. Beh, in realtà l'ho
trovato in rete, ma non l'articolo, la rivista completa in
formato pdf, e il testo di cui mi piacerebbe parlare è nell'ultima pagina.
Di Aldo Grasso.
Ciò che mi ha sorpreso non è quello che ha scritto, con cui
io in realtà sostanzialmente mi trovo in accordo, ma il fatto che nessuno lo
abbia attaccato per questo articolo.
Ha detto che anche uno schiaffo, un buffetto, non sono poi
così un errore, si possono anche utilizzarli con i bambini, come un supporto
nell'educazione, come strumento educativo.
Non cominciate a lamentarvi o aggredire lui o me. Per favore
ascoltate. Siamo al riparo dell’ombrello Roomeeffoc, della provocazione, del
paradosso, della sfida intellettuale per capire e conquistare insieme una nuova
consapevolezza. Noi per primi. E diffido chiunque dall'affermare che stiamo suggerendo di essere violenti con i propri figli.
Nessuno di noi sta dicendo che bisogna essere violenti
nell'educazione. Né che ci sia permesso di usare la violenza. Quello che ha
detto, e con cui sono d'accordo, è che a volte potrebbe essere necessario
essere molto fermi, e quel tipo di fermezza richiede a volte risposte energiche. E uno schiaffo, diciamo meglio uno
scappellotto o un buffetto o uno sculaccione, potrebbero essere una di queste.
Vorrei distinguere la violenza dalla fermezza. Se il nostro
bambino fosse in pericolo di vita agiremmo immediatamente e con fermezza,
magari strattonandolo per portarlo via dalla strada. Non è violenza questa?
Ebbene in qualche modo si. Se siamo soliti dare strattoni ogni volta al nostro
bambino, per imporre le nostre ragioni, ciò sicuramente sarebbe violenza.
E' il contesto che fa la differenza. È l'obiettivo che fa la
differenza. Stai agendo per il suo bene o semplicemente per scaricarti?
Il problema è: cosa intendiamo per "il bene dei nostri
figli"?
martedì 17 aprile 2012
Le paure dei genitori - What parents fear
Next post Tuesday April 19th -
Prossimo post giovedì 19 aprile
Testo in italiano qui sotto - grazie
Testo in italiano
Prossimo post giovedì 19 aprile
Testo in italiano qui sotto - grazie
What do we
fear? What are parents scared of? Mariolina Migliarese suggests that we are not
able to be so firm as we should be as parents, standing steadily in front of
our kids to show them the way, because we do fear to many things.
Let’s list
them before discussing them one at the time in future posts, thanks also to
your comments and hints.
1)
we
fear to make mistakes, to hurt our kids because we take wrong decisions
2)
we
fear for their health: diseases, risks, wrong friends, wrong places…
3)
we
fear to lose their love, their appreciation
4)
we
fear to impose them our values, what we believe in
5)
we
fear they can suffer in any way, especially frustration
It’s quite
easy to understand that our parents and their parents and their parents (and so
on) should fear similarly: so why do we act differently so that one can claim
that nowadays what is changed are the kids but parents?
I believe
that the founding fear is that we cannot withstand to lose, apparently, the
love and respect of our kids, because we are no more aware of what love is and
how it works.
We tend to
mistake love for audience and success. That’s not love. That’s something
completely different and much poorer than love. That’s just appearance.
We want
everything and now, and we cannot delay satisfaction because we have been
taught to feel and express and live lead by emotions. Which is not exactly what
life is.
So, what do
you think about?
Testo in italiano
Di che cosa abbiamo paura? Di cosa i genitori hanno paura?
Mariolina Migliarese suggerisce che non siamo in grado di essere così saldi
come dovremmo essere come genitori, costantemente autorevoli davanti ai nostri
ragazzi per mostrare loro la strada, poiché abbiamo paura di troppe cose.
Elenchiamo le nostre paure prima di discuterle una alla
volta in futuri post, grazie anche ai vostri commenti e suggerimenti.
1) abbiamo paura di sbagliare, di ferire i nostri bambini
perché prendiamo decisioni errate
2) temiamo per la loro salute: le malattie, i rischi, gli
amici errate, posti sbagliati...
3) abbiamo paura di perdere il loro amore, il loro
apprezzamento
4) abbiamo paura di imporre i nostri valori, ciò in cui
crediamo
5) abbiamo paura di farli soffrire in qualche modo,
soprattutto abbiamo paura che provino frustrazione.
E' abbastanza facile capire che i nostri genitori ed i loro
i genitori, ed i loro genitori (e così via) debbano ugualmente avere avuto
paura: allora perché ci comportiamo in modo diverso, tanto che si può affermare
che ciò che è cambiato oggi non sono bambini ma i genitori?
Credo che la paura fondante è che non possiamo sopportare di
perdere, a quanto pare, l'amore e il rispetto dei nostri bambini, perché non
siamo più consapevoli di cosa sia l'amore e di come funzioni.
Tendiamo a confondere l'amore con il successo. Non è l'amore. Questo è qualcosa di
completamente diverso e molto più povero di amore. Questo è solo apparenza.
Vogliamo tutto e subito, e non possiamo ritardare la
soddisfazione perché ci è stato insegnato di sentire e di esprimere e a vivere,
guidati dalle emozioni. Che non è esattamente la vita.
E voi, cosa ne pensate?
sabato 14 aprile 2012
Intervista a Carlo Climati: i giovani e lo sguardo sul futuro
Sabato Italiano: il post solo in lingua italiana
Next post (also in English) Tuesday April 17th - Prossimo post martedì 17 aprile
Carlo Climati, giornalista e scrittore romano, è autore di
saggi e racconti. Si dedica soprattutto ad inchieste e ricerche nel campo dei
mezzi di comunicazione, delle tematiche giovanili, della musica e dello sport.
Il suo nuovo libro è “Immenso sguardo. I mondi dei giovani” (Editrice Rogate).
Tra le altre pubblicazioni: “I giovani e l’esoterismo”, “Il popolo della notte”
e “I giochi estremi dei giovani” (Paoline).
Questo è il suo sito
ufficiale. In questa intervista
rilasciata a TelePadrePio presenta il suo nuovo libro a proposito del quale
oggi gli abbiamo posto alcune domande mentre qui
è possibile ascoltare il suo punto di vista sui giovani.
Da dove nasce lo spunto per questo
suo nuovo libro, “Immenso sguardo”?
“Immenso sguardo”, secondo me, è lo sguardo che i giovani
hanno nei confronti del mondo che li circonda. Uno sguardo d’amore, d’impegno,
di fiducia, d’entusiasmo, di giustizia, di speranza nel domani. Uno sguardo che
non conosce confini e che sa volare oltre l’infinito.
Nel libro spiego che i giovani, nell’affacciarsi sul cammino
della vita, sono affascinati dagli ideali più alti e attratti da tutto ciò che
è puro e bello. Di sicuro, nel loro approccio con il mondo che li circonda,
partono con il piede giusto. Ma poi, col passar del tempo, cominciano ad
incontrare ostacoli.
Il desiderio di giustizia dei
ragazzi, il loro entusiasmo, la loro voglia di fare del bene si scontrano
spesso con quella parte della società che è traditrice e che vuole far vincere
i più furbi e i più forti.
Esiste sicuramente, da parte di tanti giovani,
il desiderio di costruire un mondo pulito, onesto, sincero, basato su valori
autentici. Ma fino a che punto i ragazzi hanno la libertà di esercitare questa
loro naturale tendenza al bene?
Il libro analizza, con un linguaggio semplice,
diversi temi legati al mondo dei ragazzi: l’amore, la famiglia, lo studio, lo
sport, i viaggi, la fede, il lavoro, la politica, il tempo libero, la vita
virtuale su internet, la violenza, la sofferenza, l’incomunicabilità, la
dittatura dell’insoddisfazione.
L’obiettivo è quello di lanciare un forte messaggio
di speranza e di fiducia nei confronti nelle nuove generazioni.
Io credo nei giovani. Credo nel loro immenso
sguardo. Credo nel loro entusiasmo e nel loro desiderio d’accogliere la
proposta del bene, della bellezza e delle virtù più autentiche, perché questo è
ciò che hanno scritto nel proprio cuore.
Perché
questa attenzione ai giovani? Non nasconde la moda del giovanilismo?
Il rischio di fare del giovanilismo è sempre dietro
l'angolo. E' lo stile freddo e distaccato di chi
studia i giovani dall’alto di una cattedra, per catalogarli, metterli in
qualche statistica, senza mai scendere tra di loro. E’ necessario, invece,
vivere il contatto con i ragazzi. Essere “sulla strada” e interrogarsi sulle
motivazioni profonde che sono alla base di certi meccanismi sociali. Altrimenti
si resta tra le nuvole.
Che
cosa intorbida lo sguardo ai giovani d'oggi?
Oggi, purtroppo, c’è una tendenza a dipingere il mondo a
tinte scure, come se fosse irrimediabilmente corrotto. Nell’aria c’è un
sentimento di rassegnazione e di pessimismo diffuso, che spinge i ragazzi a
considerare la vita una specie di giungla in cui trionfano i più forti.
Molti giovani sono sfiduciati. Non credono più nella
famiglia, nella politica, nella religione, nell’amore, nell’onestà, nella lealtà,
nella legalità. Alcuni si chiedono: “Perché dovrei comportarmi bene, se tutto
il mondo è malato e cattivo? Chi me lo fa fare? E’ meglio essere furbi ed
adeguarsi ai tempi”.
Questo tipo di ragionamento rischia di rovinare il futuro
delle nuove generazioni, spesso deluse e disilluse, a volte rinchiuse in un
guscio di oscurità e di disfattismo autolesionista.
Nel
passato si è occupato di rock satanico, di droghe, di dipendenze: come vede la
situazione oggi? Che mondo trovano i giovani?
Nel mio libro sottolineo che oggi sono tante, purtroppo, le
occasioni in cui i giovani vengono traditi, usati, strumentalizzati,
schiavizzati, indottrinati, manovrati, calpestati nella loro dignità di esseri
umani. Il cammino della gioventù è disseminato di trappole lasciate in giro
dagli adulti. E’ come se i ragazzi fossero costretti a muoversi continuamente
in un campo minato, pronto ad esplodere e a lasciare ferite profonde.
Pensiamo, ad esempio, a che cosa accade durante il fine
settimana in certi locali da ballo. La discoteca, di
per sé, rappresenta una risposta a un sano e giusto desiderio dei giovani:
quello di riunirsi per trascorrere qualche ora in allegria, incontrando altri
amici.
Questo è il punto di partenza. Il punto
d’arrivo, purtroppo, è spesso devastante. Si inizia con un semplice desiderio
di ballare, e si finisce con il consumare droga o morire in automobile, sulla
strada del ritorno a casa.
Questo accade perché la sana voglia di
divertimento dei ragazzi viene tradita da persone senza scrupoli che gestiscono
i loro locali in modo irresponsabile. Creano ambienti pericolosi, facendo finta
di non vedere ciò che accade nelle proprie discoteche.
L’obiettivo di certe persone è uno solo:
arricchirsi sulla pelle dei ragazzi, sfruttarli, spremerli, succhiare la loro anima
e ridurli ad uno stato bestiale. Non hanno alcuna stima dei giovani. Vogliono
semplicemente strumentalizzarli per far crescere il proprio conto in banca.
Ma
questi problemi di cui parla non sono oggi comuni anche ai... meno giovani?
Sicuramente sì. Adulti e giovani, oggi, hanno in comune
tanti problemi. Pensiamo, ad esempio, alla solitudine. Tante persone sole,
oggi, si chiudono nel guscio di internet e finiscono per crearsi una vita
virtuale, fuggendo dalla realtà. Questo accade ai giovani e agli adulti
indistintamente.
Oppure pensiamo alla tentazione di assomigliare ai falsi
modelli materialisti proposti da un cattivo uso della televisione. E' una
trappola in cui finiscono i giovani, ma anche gli adulti. Tempo fa ero al mare.
Vedevo una mamma che rimproverava la figlia perché voleva leggere un giornalino
che lei riteneva stupido, superficiale. Aveva ragione. Ma poi lei, sotto
l'ombrellone, leggeva i soliti settimanali di pettegolezzi.
Quali
sono le sfide principali nell'educazione oggi?
La sfida principale, secondo me, è quella di mostrare che la
scelta del bene può esistere davvero. Non è un'utopia. E' possibile costruire
un mondo diverso, migliore, con lo sforzo di tutti. Ma questo deve cominciare
dalla nostra vita. Anzi, dalla mia vita. E' inutile lamentarsi e dire che il
mondo fa schifo. Proviamo a cambiarlo con il nostro impegno, prima di metterci
sul piedistallo e sottolineare gli errori degli altri.
Come giornalista, sento molto la sfida di usare bene i mezzi
di comunicazione. Purtroppo, oggi, i mezzi di comunicazione tendono a dare poco
spazio al bene, rispetto alle tonnellate di carta di giornale e di servizi
televisivi dedicati al male: corruzione, omicidi, scandali, violenze e
brutalità di ogni genere.
Eppure basterebbe guardarsi intorno
per accorgersi che esistono tante bellissime storie che possono dare il buon
esempio, senza miracoli o azioni spettacolari. Si tratta, semplicemente, di
testimonianze di gente comune, che ha saputo illuminare il mondo con un piccolo
gesto d’amore, offerto lungo il cammino della vita quotidiana. Una vita non
sempre facile, caratterizzata spesso da cadute, difetti, incertezze, paure e
fragilità. Ma che può, ugualmente, rappresentare un esempio significativo per
le nuove generazioni, diffondendo ottimismo e speranza.
Nel mio libro parlo del bellissimo
esempio che danno tanti genitori: un padre che torna a casa, la sera, stanco,
ma è pronto a giocare con il proprio bambino. Oppure penso al sorriso di una
mamma mentre prepara la cena e mette il sale nella pasta. Gesti semplici, ma
importantissimi.
Come aiutare i ragazzi ad avere uno sguardo immenso e limpido?
Prima di scagliare pietre contro i giovani bisognerebbe chiedersi:
quali valori siamo stati in grado di trasmettere loro, in questi ultimi anni?
Li abbiamo aiutati a coltivare le virtù umane, oppure abbiamo favorito una
condizione di resa e di appiattimento?
La grande speranza per il futuro è proprio
questa: avere il coraggio di stimolare nei ragazzi una cultura veramente
diversa e controcorrente. Una cultura orientata all’impegno, alla giustizia,
al rispetto di ogni essere umano.
Nessuno deve sentirsi escluso da questo percorso di rinnovamento,
perché i primi a dover dare l’esempio sono proprio gli adulti. Se non c’è il
buon esempio, non può esserci alcun tipo di educazione. Dare un esempio non
significa essere sempre perfetti. Questo, probabilmente, è impossibile. Tutti
noi siamo fragili e possiamo commettere errori. Ma si può dare il buon esempio
anche riconoscendo i propri errori e le proprie fragilità.
Al tempo stesso, io mi aspetto che i ragazzi siano disposti a
dialogare e ad ascoltare, con rispetto, chi ha qualche anno in più. Altrimenti
si cade nell'errore di voler distruggere ogni cosa del passato, nel nome della
“novità”. Ma non è così che si può cambiare il mondo.
Può
darci tre consigli semplici e brevi per le famiglie di oggi, per aiutarle ad
essere felici.
Ascoltarsi. Sapersi comprendere e perdonare. Accettare i
propri limiti e non sognare una famiglia idealizzata, come quella che si vede
negli spot pubblicitari. Una vita felice è possibile, anche senza quella
merendina o quel modello di telefono cellulare, senza le vacanze esotiche o
l'automobile rombante. Una famiglia felice è possibile se si recupera il valore
della sobrietà e delle cose semplici, con l'impegno di tutti.
Iscriviti a:
Post (Atom)