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giovedì 12 gennaio 2012
Charitable acts and sacrifice - Che cos'è la carità?
Scroll down for English Version - thanks!
Navigando sul web ho trovato qualche tempo fa questo post interessante sul sito inglese The kids coach bambini (è bello: non lo trascurate), e, come tutti noi facciamo spesso (vero che lo facciamo?), l'ho memorizzato nella lista delle pagine da leggere. Poi. Confesso: l'ho dimenticato fino ad oggi.
Quindi, primo proposito per il 2012: leggere ciò che meritano la vostra attenzione al momento!
Detto questo, mi piacerebbe condividere con voi quanto siamo rimasti sorpresi e stupiti quando scoprimmo la ricchezza nascosta in questo post, che approviamo pienamente.
Sì, abbiamo bisogno di imparare di nuovo come e soprattutto perché, dobbiamo insegnare la carità ai nostri figli. E 'un modo per insegnare l'amore, e cosa sia l'amore, e che l'amore non è un verbo ma un sentimento.
Carità qui va inteso come attenzione agli altri.
Dobbiamo insegnare loro che amare qualcuno non implica reciprocità o soddisfazione, non è indolore e richiede sforzi e lotte.
Così possiamo iniziare con atti di carità molto piccoli: per la mamma, per il papà, per tuo fratello/sorella, per i vostri nonni, per i tuoi compagni di classe, per i vostri vicini e così via.
Cosa potrebbero essere queste azioni di carità? Qualsiasi tipo di atto caritatevole: aiutare nelle pulizie di casa, tenere in ordine la propria stanza, anche solo un sorriso nel momento giusto, dare ascolto, dare via qualcosa, aspettare qualcuno che resta indietro.
Ciò che questo post suggerisce, ed è davvero una buona idea, è di promuovere questo piano d'azione con il riconoscimento: una sorta di "raccolta punti" che potrebbe finire con un regalo ... o qualcos'altro?
Che ne pensate? Siete d'accordo con quello che Lisa ha scritto nel suo messaggio e la necessità di insegnare che l'amore è in realtà atti di carità e non sentimento o parole?
English Version
Surfing the
web I found some time ago this
interesting post in The kids coach website (a nice one: don’t ignore it!), and, as we all do often (do we?)
I stored it in the list of pages to read. I confess: I forgot it till now. So,
first resolution for 2012: read what deserve your attention right now!
Having said
that, I’d like to share with you how surprise and wonder when we discover the
richness hidden in this post, that we do fully approve. Yes, we need to learn
again how, and especially why, we have to teach charitable acts to our kids.
It’s a way to teach love, and what love is, and that love is a verb not a
feeling.
We need to
teach them that loving someone does not imply reciprocity or satisfaction,
neither is painless or does not require strains and struggles.
So we can
start with very small charitable acts: for mom, for dad, for your
brother/sister, for your grandparents, for your classmate, for your neighbors
and so on.
What could
they be? Any kind of charitable acts: housekeeping, smiling, listening, giving
something away, waiting for someone.
What this
post suggests, and it’s really a good idea, is to foster this action plan with
recognition: a sort of “miles collection” that could ends up with a gift or…
what else?
What do you
think? Do you agree with what Lisa wrote in her post and the necessity to teach
that love is actually charitable acts and not feeling or words?
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2 commenti:
Non condivido questo sistema, fare carità per avere un riscontro in pagamento, un regalo. Forse rivolto a bambini piccoli non oltre i dieci anni, potrebbe essere efficace, presentandolo come gioco educativo. Ma poi credo che instaurerebbe il meccanismo dell'aspettarsi qualcosa in cambio di una buona azione. O addirittura pretenderlo. Si dovrebbe fare carità per sentirsi bene, gratificati semplicemente da un sorriso o un grazie. Tratta gli altri come vorresti essere trattato tu stesso.
Sono d'accordissimo che l'amore debba essere dimostrato con atti di carità, fatti tangibili, come dici tu, non può reggersi esclusivamente sulle parole.
Condivido che la generosità debba essere gratuita. E che quindi quello che scrivi è sicuramente l'obiettivo da raggiungere.
Ho qualche perplessità che questo sia ottenibile da subito, specie con bambini per i quali l'elemento tangibile è l'unico comprensibile.
I piccoli non riescono ancora ad astrarre.
E se il sorriso della mamma può essere un dono, un biscotto è comprensibile molto di più.
Il compito del genitore è di guidare nel tempo questo passaggio dalla "remunerazione" tangibile a quella intangibile, dal dono al sorriso fino alla gratuità totale.
Quello che credo è che, come scriveva un santo a me molto caro, grande educatore, è impossibile vincere le olimpiadi spirituali -e la gratuità la mettiamo dentro questo contenitore- se non ti alleni tutti i giorni con le piccole cose.
Ecco: vedrei questo come incentivazione iniziale, come prima tappa verso una maturità della generosità.
Fatto salvo che, concordo pienamente con te, se il dono è in realtà un atto che pretende ricambio, allora non stiamo parlando di generosità, ma di tutt'altro.
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