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mercoledì 26 gennaio 2011

Le due facce dell'amore - Love's two faces


Prossimo post Next post Sabato/Saturdaday 29 gennaio 2011
Interview with Vivienne Borne - intervista a Vivienne Borne


Scroll down for English version






Stavo leggendo un recente libro-intervista, quando sono stato colpito da una considerazione dirompente: l'educazione dovrebbe considerare la punizione come uno strumento d'amore.
Suona molto strano in una società che tende ad abolire qualsiasi cosa che potrebbe anche lontanamente suonare come violento. Ma come sempre “in medio stat virtus”: la verità, il valore e la virtù si trovano tutte in mezzo. Attenzione: in mezzo, a metà, non significa compromesso, perché il compromesso è la morte della verità; a metà in questo caso significa al punto giusto. Non si tratta di neanche di una media tra l'eccesso e il difetto, anzi esattamente del contrario: eccesso e difetto sono definiti rispetto alla verità che è saldamente ferma.



Un eccesso quindi di tranquilla e dolce motivazione non può funzionare. So che in questo modo sto provocando, e che posso incontrare opposizione, ma credo davvero che la punizione sia un dovere ineludibile dei genitori nell'educare i propri figli. Ovviamente non sto parlando di punizioni corporali, che sono pura violenza. E neppure di pressione psicologica.

Perché dunque la punizione è un atto d’amore? 

Prima di tutto perché è quello che dobbiamo affrontare nel corso della vita: sofferenza intendo o dolore o difficoltà, e dobbiamo esserne preparati, e l'educazione è destinata a fare esattamente questo.

Secondo perché abbiamo tutti quanti delle responsabilità e se falliamo ne paghiamo le conseguenze. Che sono proporzionali ai nostri doveri e responsabilità. Non studiamo? Possiamo prendere una nota di demerito. Saltiamo un incontro di lavoro? Perdiamo il nostro lavoro. Ci comportiamo male ad un appuntamento? Perdiamo il partner.  E così via. Così è la vita: una lunga catena di responsabilità e conseguenze; comportamenti immediati hanno conseguenze a lungo termine. E come genitori abbiamo il dovere di insegnare questa legge inevitabile ai nostri figli.

In terzo luogo perché se falliamo tradiamo i nostri figli, ed i nostri doveri. Mi spiego meglio: abbiamo già discusso e concordato sull’importanza di dire no ai nostri figli:  dobbiamo costruire per loro dei muri e dobbiamo stabilire regole e limiti (con fatti e non solo a parole). Non farlo può avere pesanti conseguenze, come abbiamo visto in due lezioni natalizie. Ora, ipotizziamo che le regole siano state infrante. “Non puoi andare in discoteca con i tuoi amici” o “Non puoi mangiare quel biscotto” e invece, contro il nostro divieto, nostro figlio sia andato in discoteca e nostra figlia abbia mangiato il biscotto. E’ un atto d’amore punirli.

Cosa stiamo in realtà dicendo loro in entrambi i casi?

Non punendoli: la mia parola è inutile e vuota, puoi fare ciò che vuoi indipendentemente da ciò che dico. Non ho idea su cosa fare con te e sono così debole che mi potresti manipolare come vuoi. E ancora, la vita è Disneyland: si può sempre prendere il meglio, anche mentire e imbrogliare, non sarai punito per questo.

Punendoli: le mie parole hanno importanza, e devi comprenderlo. Mi interessa di te e quando dico “no” è perché ho analizzato la questione e sono arrivato alla conclusione che era la cosa migliore per te. Io non sono qui per essere preso in giro e devi imparare che tutte le azioni hanno delle conseguenze. E che la vita può essere difficile e di solito colpisce, se si cerca di ingannarla.

Questo è il motivo per cui dobbiamo punirli, per cui dobbiamo essere severi. Non è un nostro diritto, è un nostro dovere.

Dobbiamo discutere su come possiamo farlo. Non ora: vi lascio con questo eccellente post scritto da Vivienne Borne, di cui pubblicheremo nel prossimo post l’intervista, ed il suo brillante blog. Parla di punizioni ed  i suoi spunti sono davvero interessanti.

Detto questo mi piacerebbe molto avere il vostro parere su questo, soprattutto se avete un punto di vista diverso, in modo che si possa discutere con rispetto e serietà su un tema così importante.

Grazie


Ecco i post di riferimento precedentemente apparsi su questo blog:"Adolescenti? Educhiamoli da piccoli!"; "La stanza buia e il muro"; "Quando la mamma - e il papà perdono la testa-"; "Bulli e pupe"; "Fatti non parole"




English version

I was reading a recent interview-book when I was hit by a smashing consideration: education should consider punishing as loving mean


How that sounds weird in a society that tends to abolish anything that could even weakly sounds as violent. But as usual in medio stat virtus: the truth, the value and the virtue all stand in the middle. Take care: middle does not mean compromise, since compromise is the death of truth: middle in this case means the right point. Actually it’s not an average between excess and lack, indeed exactly the opposite: excess and lack are defined compared to the truth which stand firmly. 

So an excess of smooth motivation can’t work. I know we are provoking here, and that we can face opposition, but we do really believe that punishing is an unavoidable duty of parents in education. We are not talking of body punishing of course. That’s true violence. Neither psychological pressure.





Now, why punishment is an act of love? 


First because it’s what we face during life, suffering I mean or pain or challenges, and we have to be prepared to, and education is intended to do exactly this.


Second because we fare responsibility and if we fail, we undergo consequences. Which are compared to our duty and our responsibility. We do not study? We can get a bed note. We miss a business meeting? We lose our job. We misbehave in a date? We lose the partner. And so on. That’s life: a long chain of responsibility and consequences: short term behaviors have long term consequences. And as parents we have to teach this inevitable law to our kids.


Third because if we fail we will be betray our kids, and our duty. Let me explain: we have already discussed and agreed on the relevance of saying no to our kids : we have to say “no” because we love them and we have to establish rules and walls to avoid bad consequences as two Christmas lessons told us . Now, let’s assume the rules is broken. “You can’t go to the disco with your friends” or “you can’t eat that biscuit” and actually, against our prohibition, the boy goes to the disco and the girl eats the biscuit. Is an act of love punishing them.


What are we actually telling them in both case?

Not punishing: my word is useless and empty, you can do what you want regardless of what I say. I have no clue on what to do with you and I’m so weak that you could manipulate me as you want. And furthermore, life is Disneyland: you can always take the best, even lying and cheating, you won’t be hurt for this.

Punishing: my words counts and you have to understand this. I do care for you and when I say no it’s because I have considered the question and concluded what was the best for you. I’m not here to be cheated and you have to learn that all actions have consequences. And that life can be hard and usually strikes back if you want to trick.

This is way we have to punish, we have to be severe. It’s not our right, it’s our duty.


We have to discuss how we can do that. Not now: I just leave you with this excellent post from Vivienne Borne whose interview will be publish in next post, and her smart blog. She talks about punishment and her clues are really interesting.


Having said that  I really like to have you opinion on that especially if you have a different point of view, so that we could discuss respectfully and seriously on a very important subject.


Thanks

Precedent posts appeared on this blog on the same subject: "Let's save the teens...when they are kids!"; "The dark room & the wall"; "Moms - and dads- getting mad"; "(Bad) guys and dolls"; "Deeds not words"

2 commenti:

Barbara ha detto...

Ho tre figli ed ho imparato che insegnare loro ad assumersi le proprie responsabilità, con tutte le conseguenze, è una forma di rispetto nei loro confronti, come esseri pensanti, e nei nostri, in quanto genitori. Se siamo giusti (e i bambini, anche piccoli, possiedono un senso della giustizia forse superiore a quello degli adulti), ci ameranno anche di più.

Paolo Pugni ha detto...

grazie Barbara, hai ragione: è una questione di responsabilità e doveri.