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venerdì 16 settembre 2011
La sindrome dell'accudimento - The takecare syndrom
Scroll down for English version - thanks!
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Stavo accompagnando a Malpensa la “piccola”, quella che sta per compiere a giorni i 19 anni per intenderci. Sarebbe partita con alcune amiche per Parigi, come vacanzina premio per la superata maturità.
E ho iniziato a chiederle, per l’ennesima volta, se aveva preso tutto, carta di identità, soldi, macchina fotografica, e se si ricordava tutto quello che gli avevo detto, dalle indicazioni per il check in, ai suggerimenti per l’RER e i luoghi da visitare: “non dimenticarti di Rue du Bac, sì, come i fiori di Bac e Johan Sebastian Bach “.
Poi l’ho lasciata e me ne sono rimasto lì, per circa dieci minuti: sai, non si sa mai, magari ha bisogno e sono pronto a correre in aiuto.
Riluttante sono ripartito e dopo un po’, quando già ero intrappolato in uno dei peggiori ingorghi tangenzial-autostradali del secolo, mi è arrivato un suo SMS: siamo già al gate e aspettiamo l’imbarco!
Ora, il mio alibi è che Letizia non è una viaggiatrice frequent flyer come i suoi fratelli. Ma, ciò detto, devo solo iniziare a scusarmi. In primis con lei.
Sono confuso e imbarazzato di questo sentimento di protezionismo esasperato. Perché scoppia così violento ed indesiderato da essere incontrollabile. E questo non va bene. Va bene, dobbiamo farci carico, avere cura. Ma abbiamo anche bisogno di proteggere. E già usare la prima persona plurale invece che quella singolare è solo un modo per diluire e distribuire la colpa e l’errore.
Perché siamo così pronti a confondere la protezione con l’assillo soffocante, con questo assurdo e avvolgente atteggiamento come se loro senza di noi non riuscissero a sopravvivere?
La linea che divide il compito doveroso di farsi carico dall’ossessione genitoriale –che finisce per produrre danni incalcolabili e dolorosissimo- è non solo sottile, ma anche scura e così nebbiosa che dobbiamo realmente sviluppare un atteggiamento saggio e attento per scoprirne anche il minimo sintomo, dato che sa nascondersi e mascherarsi in molti modi, ed estirparlo subito.
Che cosa possiamo fare per allenare questo atteggiamento?
English version
I was taking my “little daughter” (well, actually she is almost 19) to the Malpensa airport where she was supposed to meet her friends and take a flight to Paris to spend a short vacation as a reward for her final high school exam.
I start asking her, for the umpteenth time I admit, if she had taken everything with her and she remember all the hints I had given her.
Then when she left, I remained almost ten minutes in the airport parking, waiting for her to call me for assistance. Just in case…..
I was on my way back home, actually trapped in a traffic jam, when I got an SMS from her: we are at the gate waiting to board!
Now my alibi is that Letizia is not a frequent international traveler as her brother and sister. But, having said that, I just have to start apologizing.
I’m quite entangled about this feeling. Because it blew up almost undesired and yet so powerful. We need to take care. And I said we instead of I just to try to dilute my fault.
Why are we ready to mistake protection with suffocation, if I can say so, with this absurd and overwhelming attitude as if without us they can’t survive?
The thin line that divides the necessary and due care from the parental obsession that will cause severe damages, is so dark and foggy that we have to be very wise and mindful to identify it, since it can be disguised in several way.
What can we do to train this attitude?
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1 commenti:
L'accudimento, anche non ossessivo, sostituisce il silenzio dei nostri desideri non ascoltati. danielaz
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