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sabato 2 aprile 2011
Parlare con un adolescente - Talking teenagers
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Può essere una esperienza devastante, così frustrante da attentare alla nostra pazienza. Ma è una missione da compiere ad ogni costo: dialogare, ragionando, con un figlio adolescente.
Ora sappiamo che ragionare è una parola grossa, che l’uso della logica non fa parte, spesso, della dimensione del dialogo tra genitore ed adolescente. Ciò detto bisogna tentare.
Anche quando finiamo per discutere animatamente, dobbiamo avere in mente con chiarezza che c’è molto di più che dobbiamo trasmettere ad un figlio che non la razionalità e le motivazioni: l’amore. Che non è un sentimento, non un’emozione, ma, per dirla all’americana, un verbo, un piano d’azione, un percorso che porti l’adolescente ad una sana e felice “adultità”.
In un vecchio e molto saggio libretto, Dialogare con i figli (EDB), del quale è possible anche scaricare gratuitamente alcune pagine Osvaldo Poli suggerisce svariati modi di ingaggio a seconda delle situazioni e il tema che vorremmo trattare qui riguarda la necessità di declinare una richiesta del figlio. Insomma: dirgli di no. Riprendiamo qui di seguito perciò lo schema per il dialogo del no nella versione Poli-Pugni, sommando ai consigli dello psicoterapeuta quelli derivanti dalla nostra esperienza.
Ciò che dobbiamo evitare è generare nel figlio la sindrome della vittima, vale a dire l’impressone, derivata forse anche dalla nostra ruvidezza, di essere un martire della famiglia, una sorta di prigioniero politico al quale vengono negati anche i diritti fondamentali.
Poli suggerisce quindi di non far negare il nostro affetto, mentre affermiamo la nostra posizione. Facile a dirsi…. Ma ci si può riuscire.
Due i prerequisiti:
a) non perdere la calma: i Signore ha inventato i figli per sviluppare la pazienza dei genitori
b) lasciarlo parlare ed esprimere
Il sottofondo dovrebbe essere questo: comprendo ciò che dici e vuoi e la mia posizione su tema è…
Cinque sono i punti intorno ai quali deve svilupparsi il colloquio:
1. cercare di capire le motivazioni della richiesta: facciamo domande furbe e pacate e mostriamo di avere compreso ciò che ci viene chiesto;
2. riveliamo i nostri dubbi e preoccupazioni usando lo schema causaàeffetto: se accetto la tua richiesta, ho paura che succeda questo;
3. chiediamo al figlio di esprimere una valutazione, un parere, magari di trovare una soluzione: che cosa ne pensi? Hai considerato le possibili conseguenze? Cerchiamo di farlo ragionare;
4. se necessario, continuiamo a discutere, mantenendo la calma, e argomentando razionalmente;
5. alla fine prendiamo una decisione ed emettiamo un verdetto: spiegando perché siamo giunti a questa risoluzione. Dobbiamo confermare che c’è un ragionamento dietro, una motivazione logica, non emotività. Chiaro che questo non garantisce una entusiastica approvazione da parte del figlio…
In sintesi, dice Poli e noi ribadiamo, ciò che bisogna fare è:
1. ascoltare e sollecitare motivazioni
2. Mostrare comprensione
3. Cercare di capire quale possa essere in coscienza la miglior decisione da prendere dal punto di vista educativo
4. Mostrare la propria preoccupazione e cercare insieme di superarla
5. Prendere una decisione ed essere pronto a renderne conto
Buona fortuna!
It can be a devastating experience, something so upsetting to attempt our patience. But it’s a mission to accomplish: talking, and reasoning, with a teenager child.
Now, we all know that reason has almost nothing to do in these situations, since logic is something that usually don’t fit with a parents-teens match.
Even when we have to argue, we need to have clearly in mind that there is something more that we need to pass to the kid: and it’s love. But true love, not the feeling, which is anything but love actually. (True) love is a verb, an action plan, a straight plan towards healthy adulthood, in this case.
In an old very wise booklet Dialogare con i figli (EDB), the family expert Osvaldo Poli suggested several way to talk over with a child, I’d like to shortly share his clues for arguing, when we have to say no to a specific request, adapted by our experience.
We have to avoid the “victim syndrome”: being so rude in denying the request that our kid believes to be a politic prisoner or a sort of family martyr. Therefore, Poli suggests, we have to confirm our affection while stating our position.
First point: do not lose temper. Remember, kids are there to enhance and leverage parents’ patience.
Second point: let them talk and express themselves.
The soundtrack of the dialogue should be: I understand your point and my position is…
These are the five steps such a discussion should consider
1. Try to understand the motivation of the request: ask sharp and kind questions and acknowledge the request
2. Uncover your true concerns and reasons using a cause effect pattern: if I agree with your request this is what I fear will happen…
3. Ask for your kid evaluation: what do you think about? Have you considered this consequence? Make her/him think about, ask questions.
4. In case, go on arguing, always trying to discuss logically and connecting claims to fact while asking questions. Do not lose temper. Try at least
5. Take the decision and justify it: it is important to state clearly why you came to this final judgment. The aim is to show that you decision it’s based on rational, not on emotion. This won’t mean that your kid will accept it…
Wrapping up, here what we need to do:
1. Listen and press for motivation
2. Acknowledge, show comprehension
3. Try to understand logically what is the best decision we can take
4. Share concern and try to find a solution with the kid
5. Take your decision and be ready to explain it to your kid
And… good luck!
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2 commenti:
Vorrei fare solo una domanda: nel colloqui col figlio/a adolescente tu hai sempre avuto le idee chiare su cosa rispondere?
Non ti sei mai sentito "colto alla sprovvista"?
Più di un volta! Sanno essere così spiazzanti a volte!
E che ti sei preparato una tua logica e loro... zac... ti mandano tutto all'aria.
Il bello della diretta, direbbero...
L'importante e cavarsela e sopravvivere. Per fortuna c'è la provvidenza.
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