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giovedì 31 maggio 2012
Mooreeffoc: beauty and the beast - La bella e la bestia
Roomeeffoc Thursday
The provoking post
Giovedì Roomeeffoc
La provocazione per riflettere
Il testo italiano è qui sotto
You can’t
play trick with your kids. That’s the claim of this
post which criticize the
habit to dress and make up very young girls like lolitas. All the moms are
proud of their kids, ça va sans dire, but there is a limit to this healthy
pride that we must not overcome.
What’s
happening is that an increasing number of mothers tends to misunderstand care for their daughters with a wrong
sense of exhibitionism. The origin of the post is the opening in Italy of new kid’s
beauty center for girls under 14, whose aim is not to
enhance the fresh beauty of a kid, but to transform the little girls in teasing
lolitas.
Even if the
number of insane mothers, like
to one who has been recently kicked off
from Anderson Cooper,
is still little (anyway even one is too much), the interest for a crazy sense
of beauty seem to be a growing disease.
Which is
the reason for this? Why do some women act this way? What are they teaching
about life to their daughters?
What do you
think?
Il testo italiano
Non è possibile giocare sporco con i vostri figli. Questa
è l’affermazione di questo post che critica l'abitudine di vestirsi e
truccarsi come Lolite di ragazze molto giovani. Tutte le mamme sono orgogliose
dei propri figli, ça va sans dire, ma c'è un limite a questo sano orgoglio che
non dobbiamo superare.
Quello che sta succedendo è che un numero crescente di madri
tende a fraintendere la cura per le figlie con un senso sbagliato di
esibizionismo. L'origine del post è l'apertura in Italia del nuovo centro
estetico per le ragazze under 14, il cui scopo non è quello di migliorare la
fresca bellezza di un bambino, ma di trasformare le bambine in Lolite
stuzzicanti.
Anche se il numero di madri folli, come quella
cacciata dal suo show da Anderson Cooper, è ancora basso (comunque
anche uno è troppo), l'interesse per un senso insano di bellezza sembra essere
una malattia in crescita.
Qual è la ragione? Perché alcune donne agiscono in questo
modo? Che cosa stanno insegnando sulla vita alle loro figlie?
Cosa ne pensate?
martedì 29 maggio 2012
Facebookducation - L'educazione ai tempi di Facebook
Next post thursday May 31st
Prossimo post giovedì 31 maggio
Testo in italiano qui sotto -
scorrere per trovarlo - grazie
Father Paolo
Padrini, born in 1973, is the creator and founder of the smartphone application iBreviary
that ease your way to the Holy Mass offering on iPhone and iPad the daily
liturgy. In 2009 he was appointed by the Pontificio Consiglio delle
Comunicazione Sociali, the Vatican organization for Communications, to handle
the Pope2You.net
project. In 2010 he launches Mediacath.
He is author
of the book about Facebook and Internet which was very well received. That’s
why we are interviewing him. This is a synthesis of the Italian text.
Father Paul which is the sharpest
abstract of your more recent book about Facebook?
I start from
the very essential questions that every parent should consider:
Is my kid spending too much time on FB?
How should I handle a FB account?
Should I ask my kids to become my FB
friends?
How can I manage the privacy matters?
My book
address straightly the problems and answers clearly avoiding to be the usual guide to use let me say
mechanically the social media. I would like to push parents to win back their educational
role even in the arena of social network and doing this I do not accuse or
demonize FB.
Why do you believe is so relevant to
monitor the use that kids make of FB?
FB is a world
where kids experience relationships and a almost real life. They discover what
a community could be and they learn what social relations mean. And they
discover how to handle oneself. This is why is so relevant to understand what’s
going on there.
Which could be the dangers?
I don’t want
to talk “dangers”, I prefer to talk about opportunities, open roads, chances.
That one has to get with responsibility and awareness.
What can parents do?
Here my ten
commandements
1.
FB is not God neither a only way of communication.
2.
Do not ask FB friendship to your kids.
3.
Life is not just friendship.
4.
We are FB too: do not diminish the importance of FB in your kid’s life.
5.
Use FB and read fairy tales to you kids: a little bit of everything.
6.
Ask for password but do not spy your kids: FB should be a way to build
trust
7.
Facebook is not the place where one can flee.
8.
Neither FB is the secret place.
9.
Do not share everything with everyone.
10.
Be always parenting, even through FB
Which are the main challenges parents
have to face nowadays?
Being aware
that they should always be parenting: you never stop being a parent and you
have to act accordingly. Always.
What does parents fear?
They do fear
the infinite, limitless virtual space they can surf. They felt to be unready to
face it, and they prefer to consider them as invisible places, as room where education cannot inhabit.
Can you suggest three simple hints for
“happy families”?
Face the challenges with joy
and curiosity.
Never give up parenting:
never resign from the role of parent.
Do not believe that you have
to be perfect. Just remember that what we seed in out kids’ hearth always produces
fruits.
Testo in italiano
Don Paolo Padrini (Novi Ligure, 1973) è diventato famoso
per aver lanciato iBreviary,
l’applicazione che porta la preghiera cattolica del Breviario, per la prima
volta al mondo e in cinque lingue, su iPhone e iPad. Nel 2009 viene chiamato
presso il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali per coordinare il
progetto vaticano Pope2You.net.
Nel 2010 lancia Mediacath,
importante realtà di comunicazione ecclesiale e sociale attraverso la quale
intesse collaborazioni con San Paolo Digital, Edizioni Tracce, Edizioni
Papillon, il Cinematografo.
E’ autore del saggio Facebook internet e i digital
media (edizioni san Paolo), a proposito del quale lo abbiamo
intervistato.
Ci può sintetizzare in 5 righe il contenuto del libro?
Ci
sono alcune domande molto concrete che assillano i genitori (che incontro
quotidianamente per conferenze e corsi): Mio figlio
trascorre troppo tempo su Internet? Come gestire un profilo Facebook? Devo
“chiedere l’amicizia” a mio figlio? Come gestire la pubblicazione delle
fotografie, ed i problemi legati alla privacy?
Questo
volume risponde a queste domande e lo fa in modo molto concreto ed
accattivante. Lo fa soprattutto né in modo troppo tecnico, né come l'ennesima
guida per utilizzare meccanicamente i social network. Questo libro si propone
come strumento immediato ed allo stesso tempo riflessivo, spingendo il genitore
a riappropriarsi del proprio ruolo educativo nei confronti dei nuovi
"luoghi relazionali" rappresentati dai Social Network ed in modo
particolare da Facebook.
Soprattutto
questo testo non giudica Facebook, non lo demonizza. Allo stesso tempo ne
propone un approccio concreto, educativo e serio, in quanto spazio rilevante di
relazioni ed interazioni per la vita "reale" dei nostri ragazzi.
Perché ritene sia importante prendere in esame l'uso di FB da
parte dei ragazzini?
Credo che sia importante in quanto essi sperimentano in essa una
esperienza reale di vita e di socialità. E' uno dei modi e degli ambienti nei
quali imparano, vivendolo concretamente, lo stare insieme, il rapportarsi con
gli altri e la gestione del sè.
Per questo motivo, Facebook merita una attenta riflessione.
Qual è il pericolo dal quale ci mette in guardia?
La mia prospettiva è differente. Più che parlare esclusivamente
di pericoli (ce ne sono molti...e non sempre sono legati alla vita in rete) mi
piacerebbe discutere di opportunità, di strade aperte, da percorrere,
possibilmente, con responsabilità e consapevolezza, in modo soprattutto
educativo.
Che cosa possono fare i genitori?
Ecco i miei comandamenti.
1) Facebook non è Dio e neppure l'unico mezzo di
comunicazione
2) Non chiedere l'amicizia ai propri figli
3) La vita non è fatta di soli amici
4) Siamo fatti anche di Facebook: non sminuire
l'importanza di FB nella vita del ragazzo
5) Usa Facebook e leggi le fiabe: mangiare poco,
mangiare di tutto.
6) Chiedete le password ma non spiate i figli:
FB luogo di fiducia possibile
7) Facebook non è il luogo della fuga
8) Facebook non è il luogo del segreto
9) Non condividete con tutti, qualsiasi cosa
10) Siate educatori, sempre. Anche attraverso
Facebook
Quali sono a suo parere le sfide principali che le famiglie
devono affrontare oggi?
La sfida principale è la consapevolezza educativa anche nei
confronti del nuovo ambiente che i social network rappresentano. Si è genitori
sempre, e non ci sono alibi. Questa è la sfida più grande: essere educatori
anche nei confronti di Facebook. La sfida della genitorialità, la sfida
educativa, e la sfida dell'impegno di conoscenza e di studio (sono strumenti
importanti ed occorre conoscerli bene).
Di che cosa hanno paura i genitori oggi?
Credo che abbiano paura dello spazio infinito nel quale i loro
figli si trovano a "navigare". Hanno davanti un continente nuovo,
inesplorato, nei confronti del quale spesso si trovano impreparati, quasi
disorientati. Soprattutto hanno la tentazione di togliere questi spazi
"virtuali" dall'agenda degli impegni di educatori e genitori, quasi
come se fossero dei "non luoghi".
Ci può dare tre
consigli che le famiglie dovrebbero seguire per essere felici?
Sperimentare la sfida educativa con gioia e curiosità.
Non rinunciare mai al loro ruolo, vivendolo con
consapevolezza.
Non pensare di dover essere perfetti. Ma ricordarsi che
quello che seminiamo nel cuore dei nostri figli ha sempre una ripercussione, e
- come un mattone - contribuirà sempre e comunque a costruire la loro vita.
sabato 26 maggio 2012
La signorina Daniela - seconda puntata
Sabato Italiano: il post solo nella lingua del Belpaese
Italian Saturday: only for Italian speaking readers
Next english post Tuesday May 29th -
Prossimo post martedì 29 maggio
Riprendiamo la chiacchierata con la sig.na Daniela iniziata sabato scorso che ha suscito un interesse elevato. Dopo aver chiarito perché ci sia bisogno oggi di consulenti educativi oggi la sig.na Daniela ci parla delle famiglie che incontra. Sabato scorso concluderemo l'intervista.
Tra le persone più interessanti incontrati fatti su web, non
posso non proporvi la signorina Daniela, consulente educativa. Una professione
decisamente utile oggi, che in un certo senso anticipa in modo più positivo, la
proposta del premier inglese Cameron di insegnare ai suoi conterranei come si
educano i figli.
Un po’ SOS-Tata del web (e della realtà) un po’ salutare zia
capace di far ragionare anche i più riottosi nipoti (siano essi i genitori o i
pargoli), detto con molta stima, la signorina Daniela propone il proprio
contributo alle famiglie in difficoltà, in emergenza educativa.
Per capirne di più lascio a lei la parola, facendoci
raccontare innanzitutto chi è: ecco come si descrive nel suo sito Genitori sul serio, che ha anche una presenza
in Facebook. L’intervista ci accompagnerà per alcune settimane con più
puntate: molte sono le cose che può dirci e ho preferito dedicare spazio a chi
lo merita.
Sono nata nel 1959 e sono stata per molti anni
educatrice di scuola dell’infanzia e tata in alcune famiglie.
Negli anni ho
approfondito i miei studi e la mia specializzazione sui temi della
comunicazione e del comportamento del bambino, sull’espressione creativa, in
particolare di disegno con il corpo. Ho frequentato corsi sull’educazione
sessuale per educatori di scuola dell’infanzia ed elementare, sulla fiaba e la
dimensione del fiabesco e sull’animazione musicale.
Di questa attività mi
piace la possibilità di aiutare le famiglie ad ottenere una vita quotidiana più
serena e felice e a migliorare il rapporto genitori-figli. E per ottenere ciò
credo nel giusto mix fermezza/amore e nella consapevolezza che l’infanzia è la
palestra della vita.
Offrire on line la soluzione ai tuoi problemi educativi,
con serietà professionale e dedizione, è la mia nuova entusiasmante sfida che
intendo affrontare.
Quali sono i
limiti delle famiglie oggi?
I grandi limiti a mio parere si possono così riassumere:
-
Insufficiente
comunicazione fra genitori e figli: troppe cose da fare e tutte di corsa
per ascoltare davvero i figli quando parlano (già comunichiamo poco causa TV e
attività su computer di vario genere) e non parlargli, spiegargli,
raccontargli. E’ aberrante vedere giovani genitori con bimbo in passeggino che
indossano gli auricolari dell’Ipod!
-
Insufficienti
regole di base del vivere comune, in casa e fuori, poche ma fondamentali:
qualche esempio? “grazie”, “prego”, “per piacere”, “ciao”, evitare di urlare a
squarciagola in luoghi dove ci sono altre persone (escludendo dal divieto
ovviamente i luoghi deputati ai giochi liberi dei bambini), non spintonare…
Banali e antiquati? Assolutamente no! Spesso i genitori interpretano queste
regole del vivere comune come inutili imposizioni e che i loro figli
impareranno quando saranno più grandi.
Il momento giusto non arriverà mai.
-
Insufficiente
educazione all’autonomia: genitori sempre di corsa che…vestono bambini di
4,5,6 anni o anche di più, altri li imboccano, chi gli porta lo zainetto di
scuola assieme ad altre quattro borse della spesa e il bimbo a mani vuote,
qualcuno spinge passeggini con
bambini di altezze inquietanti oppure danno il biberon con la colazione a bimbi
che fanno l’ultimo anno di scuola d’infanzia o iniziano a frequentarla a tre
anni ancora con il pannolone. Insegnare gesti autonomi al bambino richiede
pazienza, anche tempo, perché si dovrà attendere il suo tempo di esecuzione ma
si deve fare! Il percorso che porta all’autonomia di un individuo parte dai
piccoli gesti autonomi quotidiani.
Quali sono invece le loro preoccupazioni?
e le loro paure?
Beh, il genitore ne ha
tantissime, molte delle quali sono
talmente ovvie e naturali che non le citerò neanche. I genitori della nostra
contemporaneità vivono le paure agendo alle volte in modo poco coerente. Per
esempio, non si insegna ad un bambino a fare brevi percorsi in strada da solo,
magari per recarsi a scuola, per paura degli attraversamenti o di eventuali
incontri di malintenzionati e perciò si portano con l’automobile davanti
all’ingresso della scuola fino al momento delle scuole medie e poi
improvvisamente a 14 anni gli si regala lo scooter. Certo, sono preoccupati
ma…lo scooter lo voleva il figlio, mentre non insisteva di certo per andare a
scuola da solo. Si evidenzia quindi la tendenza a superare la paura quando
devono assecondare il desiderio (o capriccio) del figlio ma non si impongono
altrettanta autodisciplina quando sono loro a decidere un’azione, anche se
utile allo sviluppo del bambino,
se gli provoca preoccupazione.
Può raccontarci
qualche aneddoto della sua professione?
Uno degli ultimi che
mi viene immediatamente in mente è riferito ad una famiglia con una bambina di
due anni che ha ricevuto puntualmente gli insegnamenti dei genitori del
“grazie, prego, per piacere…” praticamente fin dalla culla, rafforzati
dall’asilo nido. Una sera all’ora di cena la mamma chiede al papà che le versi
un po’ d’acqua e nel frattempo si assenta un attimo per andare in cucina.
Quando ritorna a tavola prende il bicchiere per bere l’acqua che il marito le aveva versato e la
bimba, con voce imperiosa le dice “no! Grazie…” Mamma e papà non comprendono
subito ma la bimba insiste con il “no! Grazie…” ogni volta che la mamma porta
il bicchiere alla bocca. Improvvisamente intuiscono, si guardano, la mamma dice
al papà “grazie” e poi beve l’acqua…con il permesso soddisfatto della figlia!
In questo caso possiamo decisamente dire che l’insegnamento ha funzionato!
martedì 22 maggio 2012
La trappola dei diritti - Screwed by rights
Next post thursday May 24th
Prossimo post giovedì 24 maggio
Testo in italiano qui sotto -
scorrere per trovarlo - grazie
I’ve been puzzled by this blog, The Entitlement Trap I found on twitter that I decided to take a closer look. Actually is such a mine of hints and provocations it deserve a frequent click.
We are living in an age that is built around rights, which is good, and noble. We are seeking for developing and widening human rights. But sometime we overstate and we are so overwhelmed and delighted by our search of rights that we end up forgetting that we have duties too.
I was surprised and confused by a recent news a read on a local newspaper: a teacher was protesting against the decision of the school director to replace the common lunch with just juice and fruits for those guys whose parents hadn’t paid the due tuition for meals.
She was claiming that this was against the children’s rights and that was discriminating them.
I cannot suggest a solution neither decide if that was the best or the worst decision, but I was truly annoyed by the teacher’s declaration. It seemed to me that she was focusing too much on rights completely disregarding duties.
Which are the consequences of this attitude that we are teaching to our kids? Are we doing them a favor or are we misleading them?
Our opinion is that this is a direct consequence of a wrong claim of personal rights, a demand that will easily bring us (maybe it already brought us) toward the selfish planet.
What could we do to teach our kids that they can and some time must fight for rights, but they also have to understand and respect their duties and accomplish them first?
Testo in italiano
Sono stato così incuriosito dal blog “La trappola dei diritti” (The Entitlement Trap), scoperto su Twitter, che ho deciso di vederlo più da vicino. In realtà è una tal miniera di suggerimenti e provocazioni che merita un vostro click.
Viviamo in una epoca che è costruita attorno a diritti, il che è buono, e nobile. Cerchiamo lo sviluppo e l’ampliamento dei diritti umani. Ma qualche volta ci lasciamo prendere la mano e siamo così sopraffatti e innamorati della nostra ricerca dei diritti che finiamo per dimenticarci che abbiamo anche dei doveri.
Sono rimasto sorpreso e confuso da una recente notizia letta su un giornale locale: una maestra che stava protestando contro la decisione presa dal direttore, della scuola dove insegnava, che stabiliva di sostituire il pranzo con appena un succo e un po’ di frutta per quei bambini i cui genitori non avevano pagato la dovuta retta per la mensa.
Questa donna affermava che questa decisione era contro i diritti dei bambini e discriminante nei loro confronti.
Non posso né suggerire una soluzione né decidere se quella del direttore fosse la migliore o la peggiore scelta, ma sono veramente infastidito dalla dichiarazione dell’insegnante. Mi sembra che si sia focalizzata troppo sui diritti dimenticandosi completamente dei doveri.
Quali sono le conseguenze di questo atteggiamento che stiamo insegnando ai nostri figli? Stiamo facendo loro un favore o stiamo fuorviandoli?
La nostra opinione è che questa è una diretta conseguenza dell’affermazione pretestuosa dei diritti personali, una pretesa che facilmente ci porterà (o forse ci ha già portati) verso l’egoismo totale.
Cosa possiamo fare per insegnare ai nostri figli che possono e qualche volta devono lottare per i propri diritti, ma che devono anche capire e rispettare i loro doveri e prima di tutto portarli a termine?
sabato 19 maggio 2012
Genitori sul serio? Ecco la signorina Daniela
Sabato Italiano: il post solo nella lingua del Belpaese
Italian Saturday: only for Italian speaking readers
Next english post Tuesday May 22nd -
Prossimo post martedì 22 maggio
Ricordo due stimolanti articoli sulla pagina 27ora del CorSera: magari possiamo parlarne, che ne dite?
Dal trucco a...? di Alessandra Cavallini
Tra le persone più interessanti incontrati fatti su web, non
posso non proporvi la signorina Daniela, consulente educativa. Una professione
decisamente utile oggi, che in un certo senso anticipa in modo più positivo, la
proposta del premier inglese Cameron di insegnare ai suoi conterranei come si
educano i figli.
Un po’ SOS-Tata del web (e della realtà) un po’ salutare zia
capace di far ragionare anche i più riottosi nipoti (siano essi i genitori o i
pargoli), detto con molta stima, la signorina Daniela propone il proprio
contributo alle famiglie in difficoltà, in emergenza educativa.
Per capirne di più lascio a lei la parola, facendoci
raccontare innanzitutto chi è: ecco come si descrive nel suo sito Genitori sul serio, che ha anche una presenza
in Facebook. L’intervista ci accompagnerà per alcune settimane con più
puntate: molte sono le cose che può dirci e ho preferito dedicare spazio a chi
lo merita.
Sono nata
nel 1959 e sono stata per molti anni educatrice di scuola dell’infanzia e tata
in alcune famiglie.
Negli anni ho approfondito i miei studi e la mia
specializzazione sui temi della comunicazione e del comportamento del bambino,
sull’espressione creativa, in particolare di disegno con il corpo. Ho
frequentato corsi sull’educazione sessuale per educatori di scuola dell’infanzia
ed elementare, sulla fiaba e la dimensione del fiabesco e sull’animazione
musicale.
Di questa attività mi piace la possibilità di aiutare le famiglie ad
ottenere una vita quotidiana più serena e felice e a migliorare il rapporto
genitori-figli. E per ottenere ciò credo nel giusto mix fermezza/amore e nella
consapevolezza che l’infanzia è la palestra della vita.
Offrire on line la
soluzione ai tuoi problemi educativi, con serietà professionale e dedizione, è
la mia nuova entusiasmante sfida che intendo affrontare.
1) da dove nasce
questa idea di consulenza educativa?
Ho fatto l'educatrice d'infanzia per quasi vent'anni nella
realtà operativa di scuole d'infanzia d’eccellenza, che è quella di Trieste.
Sono sempre rimasta legata al mondo infantile e in particolar modo
all'osservazione del rapporto genitori/figli, notando il cambiamento
progressivo dei metodi educativi nelle famiglie, e dei relativi risultati. I
metodi educativi cosiddetti "moderni" che nei decenni passati hanno
consigliato di togliere totalmente regole, imposizioni, divieti e orari hanno
iniziato a creare molta confusione nelle famiglie. Molti di questi cambiamenti
non possono essere assolutamente considerati il male assoluto: l'ammorbidimento
di autoritarismi eccessivi sono stati in gran parte positivi ma hanno tolto
supporti che il genitore non ha saputo sostituire con l'autorevolezza. Come ben
si sa, autorità e autorevolezza sono molto diverse fra loro: l'autorità da
parte del genitore è un atteggiamento dispotico, impositivo e frustrante mentre
l'autorevolezza è una condizione che il bambino riconosce spontaneamente al
genitore, anzi la cerca, ne ha necessità, desidera una guida solida, sicura. E'
quel meccanismo che fa intendere che il rapporto fra genitore e figlio non
possa essere basato sull'amicizia. Come io dico spesso: "gli amici si
scelgono, i genitori no...". Il resto l'hanno fatto i sensi di colpa e il
desiderio di compensare il tempo mancante dedicato ai figli, di madri che
lavorano fuori casa e sentono il bisogno di essere particolarmente disponibili
nei confronti dei loro bambini nel poco tempo a loro dedicato. Ho notato,
sempre più frequentemente, comportamenti di bambini che i genitori non riescono
a gestire. Situazione di questo tipo possono creare una quotidianità familiare
terribile, davvero sfinente e frustrante portando il nucleo familiare a
scoppiare. Ultimamente però, ho notato che i genitori non accettano più in modo
passivo la situazione ma iniziano a chiedere; qualche domanda qua e là da parte
di amici e conoscenti: "guarda cosa combina", "cosa devo fare
quando si comporta così". Ora molti genitori si mettono in discussione ma
sono frastornati e non sanno da che parte iniziare il cambiamento, né come
attuarlo. Sono spuntati come funghi programmi televisivi che trattano di varie
situazioni familiari difficili ma la maggior parte delle persone non vogliono
apparire in TV a sbandierare i loro problemi quotidiani. Ecco, tendere una mano
a genitori che intuiscono che da soli non ce la fanno a cambiare
"registro", è stata per me una naturale conseguenza. Oggi, ad
attività di consulenza avviata, si tratti di semplici e brevi risposte in
Facebook, consulenze on line private tramite il mio sito oppure percorsi
programmati a misura di famiglia e direttamente "in" famiglia,
conoscere o vedere i progressi e/o i cambiamenti di situazioni familiari
insostenibili che cambiano radicalmente o si rasserenano in modo inimmaginato
dai genitori, è veramente una soddisfazione enorme.
2) perché oggi c'è
bisogno di "consulenti genitoriali"? per quale problema viene
chiamata più spesso?
Perché i genitori vivono
costantemente con la paura di sbagliare, temono di fare errori che si ripercuoteranno
nella vita dei loro figli, e purtroppo così è. Ma questo atteggiamento
ondivago, incerto, timoroso crea individui fragili. Nell’educare i figli tutti
i genitori fanno errori, li hanno commessi anche i nostri genitori ma se si
riesce a costruire basi solide che forniscano all’individuo/figlio strumenti
come autostima, osservazione, capacità di comunicare, riflessione, ordine
mentale, ognuno di noi, diventando adulto e maturando, sarà in grado di
superare i problemi creati da qualche errore educativo familiare.
Le richieste più frequenti di
consigli specifici arrivano per problemi nel momento di mettere a nanna il
bambino, oppure perché ci sono problemi con il cibo o con i compiti
scolastici. Si deve però
distinguere un unico problema in un contesto educativo che va a gonfie vele da
molti problemi spalmati su tutta la giornata e in molteplici situazioni. Mi
spiego: se in un contesto familiare sereno il bambino vive la quotidianità in
modo fluido ma improvvisamente inizia ad avere problemi legati al sonno, dovrò
chiedermi cosa possa aver causato questa situazione. In questo caso il bambino
sta manifestando ed esternando qualcosa che lo turba. Non è quasi mai solo un
capriccio. Al contrario, se mi trovo di fronte ad un bimbo irrequieto, che non
vuole dormire nel suo letto, ha disordine nel momento dei pasti, fa spesso
capricci, non recepisce negazioni o richieste e via dicendo, significa che mi
trovo davanti ad una situazione con problemi educativi di base. Da rivedere
quindi impostazioni generali di atteggiamenti e comportamenti. Perciò per
offrire una consulenza seria è necessario comprendere bene la situazione
familiare e tutto il suo contesto.
giovedì 17 maggio 2012
Fatherhood matters - Il papà conta
Next post Sunday May 20th
Prossimo post domenica 20 maggio
Testo in italiano qui sotto -
scorrere per trovarlo - grazie
Fatherhood matters. We were almost ready to start some
post about it, to promote a book that we loved so much: Strong Father Strong Daughter written by Meg Meeker and finally translated also in Italian when
thanks to a Facebook friend -Simona Della Negra- we discovered this video
promoting a car that actually is describing the relation father-daughter in a
wonderful way. So let’s use it as an introduction to the theme we will develop
soon.
What do you notice? What do you love? What do you
dislike?
Testo in italiano
La paternità
conta. Eravamo pronti a iniziare a scrivere e pubblicare alcuni post su questo
tema, partendo dalla pubblicazione recente di un importante libro di Meg Meeker
finalmente tradotto in italiano con il titolo Papà sei tu il mio eroe, che
merita un approfondimento ampio, quando grazie a una FBmica –Simona Della
Negra- ci è capitato tra le mani questo video che potremmo considerare la
versione paterna del famoso filmato di P&G sulla mamma. Ok, è la pubblicità
di una macchina, ma a nostro parere descrive in modo sintetico e mirabile il
rapporto padre-figlia. Consideratelo una introduzione sul tema.
Che cosa notate?
Che cosa vi piace? Che cosa vi disturba?
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