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giovedì 7 luglio 2011

Né tigri né cocker - Neither tiger nor cocker: better warrior mom.





Scroll down for English version - thanks! 
Prossimo post/next post  Lunedì/Monday  July 11th




Nessuno vuole essere obbligato a scegliere tra una tigre o un cocker, è come trovarsi tra incudine e martello. Il libro di Amy Chua , che descrive l’approccio della mamma tigre (anche se più che mamma sembra un kapò nazista), ha suscitato una forte reazione nel nostro paese, il regno di “Mamma mia”, il paese delle mamme dolci. E con questo articolo apparso recentemente sul Corriere della Sera, una editorialista italiana ha lanciato la ribalta della mamma cocker, una mamma dolce, fragile, isterica che si prende così tanta cura dei suoi figli da renderli infinitamente deboli. Perché allora bisognerebbe supportare questa tipologia di mamma? Perché afferma: “Anche se lo fanno nel modo sbagliato, fanno tutto.”
Persino peggio de “il fine giustifica i mezzi”!
Diciamo che nessuno dei due modelli è quello adeguato. Non vogliamo però cercare un compromesso, una via di mezzo come potrebbero essere mamma orso o mamma aquila, che tra l’altro non sappiamo neanche che caratteristiche potrebbe avere.
Pensiamo che il modello mamma-donna (o mamma-mamma) sia sufficiente. Poiché questi due modelli opposti forniti da tali scrittori ci sembrano talmente egoistici che nemmeno li prendiamo in considerazione come esempio di educazione.
Sembrano essere interessati solo alla percezione che la mamma ha dei figli, a cosa lei si aspetta, a cosa è pronta a fare e accettare sia dai bambini che dal mondo.
La mamma tigre vuole dichiarare la sua posizione: i miei figli avranno successo e io sarò rispettata  per merito loro. Ma questa mamma ci tiene davvero a loro, al loro futuro? Ne dubitiamo. Ci sembra tenga soprattutto alla propria posizione sociale.
E per quanto riguarda la mamma cocker? Vuole evitare il dolore, vuole che le sia riconosciuto un grande merito, vuole avere elevato audience e alto gradimento. Vuole essere rassicurata del fatto che i suoi figli la amano e farebbe qualsiasi cosa per loro; fa tutto ciò così che potrà accusarli, quando loro le mostreranno meno amore, utilizzando la famosa frase: “Con tutto quello che ho fatto per te!”
Stiamo affermando che i genitori dovrebbero aiutare i propri figli dando loro ciò di cui hanno bisogno e, più importante ancora, ciò che serve loro per crescere e diventare adulti, buoni cittadini e, perché no, santi.
L’unico modo per arrivare a questo obiettivo è ragionare e comportarsi come persone umane.
E la prossima volta ne avremo anche per i padri.







English version



I do not want to be obliged to choose between a tiger or a cocker, it’s like being trapped between a rock and an hard place. The Amy Chua’s book about the tiger-mom approach, which seems more a nazi-kapò than an mother,  stirred up strong reaction in our country, the  kingdom of “mamma mia”, the realm of sweet mommy. And with this article recently appeared on the Corriere della Sera an Italian editress launched the revenge of the cocker-moms, a sweet, fragile, hysteric mom who takes care so much of their kids to make them weak as they are. Why then support this profile of mom? Because as she says “they do everything even though they do it in a wrong way”.
Now we claim that neither of these two models is the good one. And we are not searching for a compromise, a in-between style like a bear-mom or a hawk-mom, which by the way we do not even know what could look like.
We claim that a woman-mom is enough. Because these two opposite models provided seem to us to be so selfish that we do not even consider them education model.
They seem to be interested on the mom perception of the kids, on what she expect, what she is ready to do and accept from the kids and from the world.
The tiger mom willing to assert her position: my kids will be successful and I will be honored through them. Does she really care about them, about their future? We doubt.
What about the cocker mom? She wants to avoid pain, she want to be rewarded with an high approval, she want to be reassured that her kids love her and that she do everything for them so that she could then accuse them when they will show less love than desired with that famous terrible reproach: “if you knew what I did for you!”.
We state that parents should serve their kids giving them what the deserve and, much more, what they need for becoming mature adults and good citizens and saints, why not.
And to reach this goal we just need to understand and work as human being. 
Next time we will take "care" of dads!







2 commenti:

1sorriso.. ha detto...

Io penso che dietro entrambi i comportamenti ci sia un problema di insicurezza. Molte persone (mi ci metto anch'io!) mi sembra che facciano dipendere il proprio valore e l'idea di sé dagli altri; nel caso delle mamme dai figli, dal loro stare bene e dal loro successo.
Tra poco mi sposo e spesso mi chiedo che mamma sarò.. se sarò abbastanza forte e sicura di me per non rispondere “Con tutto quello che ho fatto per te!” a un figlio che semplicemente fa il figlio.
Ma è anche per questo che esistono i papà, no?! (i figli si fanno in due). Papà che innanzitutto sono mariti..
Nonostante le mie insicurezze mi tranquillizza sapere che non sarò sola con le mie fragilità e che il mio futuro sposo mi potrà e saprà essere di grande aiuto per 'ragionare e comportarci' insieme 'come persone umane'.
1sorriso! :)

Paolo Pugni ha detto...

Vorrei innanzitutto scusarmi 1sorriso per il ritardo nel rispondere. Mi ero perso il commento. Sorry.
Credo che tu abbia messo bene in evidenza un punto centrale, anzi due.
Sia il proiettare sui figli le proprie aspettative, invece che considerare la genitorialità un servizio d'amore;
sia l'assenza dei padri tema che abbiamo trattato diverse volte nel blog.
Auguri a te e al futuro sposo!
Paolo