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martedì 1 marzo 2011
Ragione o volontà? - Will or reason?
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Giovedì/Thursday 3 marzo 2011
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Mi ricordo che quando ero giovane i miei genitori erano soliti dirmi “Non bere! Altrimenti sudi!”.
Mia nonna, che era più colorita nel suo modo di esprimersi, spesso aggiungeva: “Se bevi così tanto ti vengono le rane nello stomaco!”.
Negli anni Sessanta bere acqua era uno dei peccati peggiori che un giovane potesse commettere. Ricordo anche giornate estive calde ed assolate in cui giocavo a calcio in un campo parrocchiale con il terrore di bere acqua a causa del sudore e delle conseguenti gambe molli. E molte camminate in montagna in cui bere era proibito e sostituito da una piccola pietra sotto la lingua o, eccezionalmente, da una caramella alla menta.
Ora ci dicono di bere almeno due litri al giorno.
Questi brevi ricordi sono il pretesto per introdurre una questione seria, e voglio collegare questa riflessione con quanto abbiamo scritto e discusso di recente circa l’importanza di insegnare ai nostri figli a pensare.
Il punto è il seguente: la nostra generazione, che è stata cresciuta da genitori solidi e semplici, la maggior parte dei quali aveva una storia scolastica di basso profilo, nell’educazione ha investito troppo nell’innalzamento del livello culturale dei nostri figli, dedicandosi soprattutto a coltivare l'intelletto, piuttosto che a costruire una ferma e forte volontà.
Eravamo così innamorati di idee (che come le farfalle non gli puoi togliere le ali? Davvero? A qualunque idea? Senza valutazione?), notizie, informazioni: in una parola di conoscenza, ed eravamo convinti che chi conosce di più ha maggiori opportunità nella sua vita.
Abbiamo scambiato la sapienza per saggezza, ed abbiamo commesso un grosso errore.
Perché chi avrà più opportunità di raggiungere la felicità non è chi conosce di più, ma chi conosce cosa è giusto ed è pronto a lottare per ottenerlo e ad accettare il fallimento come risultato se la sua saggezza è comunque aumentata.
Cosa abbiamo ottenuto alla fine? Una generazione in cui la percentuale di ragazzi deboli è la più alta che vi sia mai stata. Come ha sottolineato Roberto Paludetto, una “generazione diluita” che non sa concentrarsi per raggiungere lo scopo ed il significato della vita.
Oltretutto abbiamo ottenuto una generazione di ragazzi che sono così innamorati dei dati da aver quasi perso la capacità di raggiungere da soli quei dati attraverso il ragionamento.
Quindi la nostra generazione può aver sofferto di siccità, ma eravamo assetati di risultati e siamo stati capaci di lottare per raggiungerli.
I remember when I was young my parents used to say: “don’t drink! Or you’ll sweat!”
My grandma, which was lively in her wording, usually added: “if you drink that much frogs will be born in your stomach!”.
In the Sixties drinking water was one of the worst sin kids could do. I remember as well sunny and hot summer days playing soccer in a parish field with the terror of drinking water because of sweat and of the consequences to get flabby legs. And many trips up to the mountain when drinking was prohibited and replaced by a little stone under your tongue or, exceptionally, a mint candy.
Don't know if this was common to all the world, but I can assure it was very very popular in Italy till the 80's.
Now they tell us to drink at least two liters per day.
This short memory is the pretext to introduce a serious questions, and I want to combine this meditation with what we wrote and discussed recently about teaching our kids to think.
The point is the following: we are pretty sure that our generation, which was brought up be solid and simple parents, most of which had a very low profile school history, invested too much on raising the bar of culture in educating our kids, nurturing especially know how, than on building a firm and strong volition. We were so in love with ideas, news, information: in one word knowledge, and we believed that the one who knows more will have more opportunity in life.
We took knowledge for wisdom and we made a big mistake.
Because the one who will have more chance to reach happiness it’s not the one who knows more, what the one who knows what is right and is ready to strive to get there and to accept failure as a result if her/his wisdom is anyway increased.
What we get in the end? A generation where the percentage of weak kids is much higher than ever.
As Roberto Paludetto noticed, a diluted generation that cannot concentrate to get the point and the meaning of life.
And furthermore we get a generation of kids that are so in love with data that they have almost lost the path to get those data by themselves through reasoning.
So our generation my have suffered of drought, but we were thirsty of results and we have been raised able to struggle for them.
What have we done to kids and what we could do to give them back what they miss? What do you think? Do you agree with this analysis? If not what is your opinion about?
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