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lunedì 7 gennaio 2013
Educazione e regole: cosa viene prima? - Rules and samples: what is more important?
To reach the Italian version: scroll down -
La versione italiana del post si trova qui sotto: scorrere in basso per trovarla grazie
Janell
Burley Hofman posted on her blog
the code that she shared with her 13th years old kid;. Well
actually it would be better to
define it this way: the instructions that she imposed to her kid. Here what
happened; she gave Gregory a new iPhone for Xmas but with a strict contract about how to use it.
It sounded interested
to me and wise and a good way to teach a child how to really use such a
device.
So a
retweeted the article and was surprised to get an answer which disputed the
whole stuff claiming that imposing such a code to a kid was just a sign of a
poor education. The gentleman, @arturo_caissut, pointed out that it is unworthy to ask a child
to abstain from downloading porn
stuff . The gentleman said that you cannot order a guy such a thing, you have
to teach him to stay away from porn products.
In fact
also that sounds wise to me: so what is the right position?
Now I would
say that both are right: if it’s true that you have to educate your kids, with
words statements and personal example, it is also true that human nature is
fragile and the teen’s one even more. So you could, and should, sustain your
kids’ will, walk side by side in helping them to obey and stay consistent with
the value you teach them. Which means that the code Ianell proposed is a
powerful tool.
What do you
think about? What do you suggest?
La versione italiana
Le regole per l’uso del regalo che ti faccio: può essere una
buona idea quella di Ianel Burley Hofman, giornalista dell’Huffington Post che,
nel regalare un iPhon al figlio tredicenne per Natale ne condiziona l’uso con
un lungo elenco di regole che posta anche
nel suo blog. (A margine: sarebbe interessate capire che tipo di dinamiche
familiari scatena questa voglia di rendere tutto pubblico quello che accade in
famiglia, stendendo i panni bene in vista, come fanno anche alcune blogger
molto famose parlando della vita dei loro piccoli bambini che prima o poi
cresceranno e leggeranno che cosa dicevano di loro e delle loro famiglie queste
mamme autrici. Perché se verba volant et scripta manent, web post manent in
saecola saeculorum…).
Sembra comunque una idea intelligente perché nel porre
condizioni di fatto trasmette il senso dell’oggetto, del suo uso e implica
alcuni valori che, se non sono comunque bene evidenziati, sono peraltro
presenti “embeded” nelle 18 regole affisse sulla porta del blog (e si immagina
della camera del figlioletto).
Così, siccome la
notizia l’ha proposta il Corriere, mi sembra bene ritwettare il pezzo per
stimolare una riflessione.
Che arriva puntale a firma @arturo_caissut che dissente
dall’operazione in modo particolare con riferimento a quella voce dell octadecalogo
che minaccia sequestri se il mezzo viene utilizzato per scaricare alcunché di
pornografico. Sostiene Arturo che se c’è bisogno di dirlo vuol dire che non
l’ho insegnato bene. Vuol dire che non ho dotato il figlio di sani anticorpi.
Vero. Makes sense. Mica stupido il commento. Tutt’altro.
Quindi sorge un dubbio. Ha ragione la mamma blogger o il
simpatico twittero?
Adesso non vorrei sembrare veltronesco ma mi sfugge un bel
“ma anche” che sta per “hanno ragione tutti e due”.
Perché se è vero che è l’educazione che abbiamo saputo
trasmettere ai figli quella che conta, specie se alle parole e ai dictat si è
affiancato l’esempio positivo e concreto, che spiega che cosa è l’amore nella
fattispecie, è anche vero che la natura dell’uomo è fragile e quella degli
adolescenti ancor di più, specie sul sesso. Per cui accompagnare
nell’obbedienza, assistere nell’educazione e nel rispetto dei valori… ci sta. Se
come affermava Giuliana Ukmar dire di no vuol dire voler bene, forse anche
mettere delle regole significa la medesima cosa.
Voi che cosa ne pensate?
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