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domenica 1 settembre 2013
Educare i barbari: impossibile inutile o doveroso?
Ricominciamo da tre. Tre (+1) i mesi senza post, tre domande
chiave, tre indicazioni conseguenti. E un
articolo da qualche muovere la riflessione. È di Luca Goldoni, dello scorso
20 agosto, è stigmatizza la crescente maleducazione dei piccoli, e dei meno
piccoli, esasperata nei luoghi di villeggiatura, specie al mare.
“Dilaga il
permissivismo, formula di tutto riposo perché legittima il disinteresse con
l'alibi della pedagogia. Tutto risale agli anni 60 quando esplode il dibattito
sul sì o no alle favole, alle sculacciate, al premio e castigo”
scrive il
giornalista mettendo il dito nella piaga e chiarendo che il più delle volte non
si tratta di adesione ad un modello educativo che sembra aver creato solo
disastri ed essere rimasto solo nell’immaginario di molte coppie, quello che
invita all’assenza di negazioni e regole lasciando lo spontaneismo straripare
senza limiti e con molte conseguenze negative. Già da diversi anni il movimento
contrario, basato sul buon senso e millenni di esperienza, chiarisce che se
vogliamo bene ai nostri figli dobbiamo dire di no.
Ma per farlo bisogna essere decisi e soprattutto
coerenti. Lo spiega benissimo
Goldoni “la vera educazione non consiste
nelle prediche ma nell'esempio quotidiano, il pupo va in tilt: gli ripetono che
non deve dire bugie e poi sente la madre che istruisce la domestica, se
telefona l'Angela dille che non sono in casa. Dunque, severità zero, tolleranza
mille.”. Alla fine siamo noi che non vogliamo educarci e ci facciamo sconti
e per un briciolo di coerenza finiamo per tollerare tutto dai figli trovando
sempre giustificazioni ai loro comportamenti sempre meno civili. Li definiamo ingovernabili, quando invece gli
incapaci di governarli siamo noi. Certo, la società non ci aiuta, negandoci
almeno una buona fetta di strumenti. Se la violenza non è mai una strada, la
fermezza a volte impone gesti e toni che facciano capire chi comanda. E non
sempre questo è possibile farlo con atteggiamento gandhiano, perché
ricordiamoci che l’eroe indiano ha avuto successo perché si scontrava con gli
inglesi, colonialisti ma decisamente civili. Si fosse trovato ad affrontare con
il suo approccio i nazisti e le SS credo che non oggi sapremmo assolutamente
nulla di lui, neanche dove fosse vissuto e morto.
Ecco dunque le tre domande chiave che possiamo farci e che
richiedono il vostro contributo
a) esistono
realmente dei bambini ingovernabili?
b) Qual
è il modo più corretto per educare oltre dare l’esempio?
c) Come
esercitare la fortezza e l’autorevolezza in questo 2013?
E i tre consigli che mi sento di dare sono questi
1) non
perdiamoci mai d’animo, costa fatica e stanca da morire, ma ne vale la pena;
2) nel
dubbio diciamo di no, meglio negare piuttosto che cedere. Avremo tempo di
cambiare idea se è il caso di farlo;
3) educare vuol dire preparare i figli per
il cammino, non il contrario: e se questo vuol dire insegnare loro ad essere
una miscela equilibrata di marines, lord, francescani, gregari non dobbiamo
spaventarci.
La mia provocazione l’ho lanciata, ora tocca a voi.
sabato 4 maggio 2013
Intervista Mamma & Lavoro
Mamma e donna, o meglio: mamma e professionista. Una scelta, un obbligo o una dannazione? Spesso alle donne sembra impossibile conciliare il ruolo di madre con l'impegno di un lavoro professionale. Sembra che questa sia una delle principali, se non la principale, causa di stress tra le donne. Eppure si può fare molto per conciliare questi due aspetti e addirittura renderli sinergici. Ne abbiamo parlato con Patrizia Eremita, direttrice del portale Mamma & Lavoro che aiuta le donne ad armonizzare questi due lati della loro vita, entrambi importanti e meritevoli di attenzione.
Da dove nasce l'idea del portale mammaelavoro.it?
Da dove nasce l'idea del portale mammaelavoro.it?
Quando non ero ancora mamma e lavoravo intensamente con orari abbastanza "indecenti" non mi rendevo assolutamente conto di come sarebbe stato se avessi avuto una famiglia e dei figli e ammetto senza vergogna che ero piuttosto critica delle colleghe o amiche con figli… Poi sono diventata mamma io stessa e c'è stato un cambiamento forte e una presa di coscienza: "ma questa è una rivoluzione"! Tutto completamente cambiato, il tempo per se stessi, il tempo da dedicare al piccolo, la casa ecc. ecc. E il lavoro!
Per curiosità un giorno durante il mio periodo di maternità sono andata a vedere cosa c'era sul web che parlasse del tema donne, lavoro e maternità e ho trovato ben poco. Da lì a poco ho pensato di parlarne io stessa ed è nato il sito mammaelavoro.it
Mamma&Lavoro si rivolge alle donne e alle mamme senza alcuna distinzione di età e vuole essere un contenitore dove si trovano risposte utili in merito alla maternità, al lavoro, alla gestione dei bimbi e alla formazione. La formazione online per esempio è quella che più adatta alla Mamma che spesso fa fatica a trovare tempo per partecipare a corsi di formazione fuori casa. Si possono trovare anche spunti, idee raccontate da altre donne che hanno deciso di partire con un progetto imprenditoriale piccolo o grande…insomma, si trovano tante informazioni che ci auguriamo siano utili per le nostre lettrici.
La mamma moderna è un'utilizzatrice molto attenta di tutto quel che gira sulla rete e ha capito che internet può essere uno strumento molto utile e importante per fare rete e/o per lanciare un'idea di impresa. Ormai è molto chiaro: il web è il supporto più importante per amplificare qualsiasi cosa. Tante le donne che dopo l'esperienza della maternità ha scelto di provarci e alcune hanno raggiunto un grande risultato.
Molte donne ci raccontano la loro scelta e la loro esperienza ed è sempre affascinante ascoltare come hanno realizzato "il sogno nel cassetto", grazie a un po' di coraggio, molta tenacia e il supporto di internet.
Quali gli ostacoli maggiori che una mamma deve affrontare nel conciliare questi due mondi?
Molto spesso una mamma si ritrova davanti a un bivio quando finisce il periodo di congedo di maternità: famiglia/figli o lavoro ?
E questo getta molto spesso nello sconforto perché spesso non si vorrebbe essere costrette a scegliere. In Italia purtroppo i servizi a sostegno della famiglia e della maternità sono sempre meno e quelli che ci sono sono privati e hanno costi elevati. Sarebbe bello avere un sistema simile a quello della Francia o del Nord Europa ma non è così.
A questo aggiungiamo il fatto che il mondo del lavoro in Italia non è proprio mamma-friendly e ci si ritrova a dover fare orari impossibili (anche quando non serve!), a non poter ottenere orari di lavoro più flessibili (approccio diffuso all'estero) o ancora meglio poter lavorare, quando possibile, da remoto. Ci vorrà ancora molto tempo per cambiare questa cultura, temo.
Che cosa serve o quali leggi ad una giovane mamma per trovare la sua dimensione nel mondo del lavoro?
Innanzitutto vorrei non sentir più parlare di dimissioni in bianco ("privilegio" delle donne che in questo modo possono essere lasciate a casa facilmente), piuttosto che sgravi fiscali per quelle aziende che assumono lavoratrici e a favore della conciliazione famiglia-lavoro attraverso un piano di sviluppo dei servizi all’infanzia (asili nido, bonus bebè, voucher per baby sitter e badanti) e agevolazioni per tutte quelle aziende che introdurranno il “welfare aziendale” che spesso aiuta enormemente le donne che si ritrovano a fare acrobazie per tenere a bada tutte le loro responsabilità tra bimbi, casa e lavoro.
Come promuovete il vostro portale? in che modo utilizzate i social media per aiutare voi e le vostre lettrici?
Devo ammettere che sono abbastanza amica del web quindi mi piace scoprire sempre la novità quando si parla di social media.
Mammaelavoro.it è presente anche su Linkedin, su Twitter, Youtube e Facebook…..attivamente!
Fate uso di molti video: come mai questa scelta? tecnicamente come fate a realizzare così tanti video?
Il video sta diventando uno dei media più utilizzati anche da chi naviga su internet e si informa. E questo sappiamo diventerà sempre più diffuso come strumento di comunicazione online. Youtube ne è un esempio. Abbiamo quindi scelto di portare anche i video sul sito e sul canale youtube.
Il vostro portale è davvero ricco: rubriche per la famiglia, per la pedagogia, per i consigli spiccioli, per la formazione, per aiutare a trovare lavoro. Avete un osservatorio ampio sulla realtà italiana: come appare dal vostro punto di vista la famiglia oggi? di che cosa ha paura? che cosa vorrebbe?
Quel che vedo spesso la coppia oggi ha paura di diventare famiglia…proprio perché non ci sono certezze, precariato e servizi sociali che non aiutano le coppie a prendere più serenamente la decisione di avere 1 o più figli. Questo è un grande limite e un fallimento per la nostra società…
Molti giovani si appoggiano alle famiglie di origine per poter affrontare spese o cercare di portare avanti un progetto di vita che prevede anche l'avere dei figli.
Che cosa è il… Piano C?
Il Piano A è rientrare al lavoro dopo la maternità e accettare di rientrare in una modalità di lavoro che non tiene conto delle necessità del singolo, il Piano B è scegliere la famiglia e lasciare il lavoro per riuscire a tenere in piedi tutto…. il Piano C è il primo spazio di coworking pensato per le donne (e aperto anche ai papà con al seguito i bimbi), prima esperienza in Italia di spazio di lavoro nato per “cambiare il lavoro”. Piano C è la possibilità per le donne con bambini (libere professioniste e non) di avere a disposizione un luogo dove poter lavorare, avere la possibilità di incontrare altre professioniste e stabilire delle sinergie (perché no…), rompere l'isolamento del lavoro da casa e, grande plus, poter portare il proprio figlio che verrà accolto da educatrici professionali all'interno dell'area Cobaby.
www.pianoc.it
lunedì 8 aprile 2013
Il libro per le famiglie
Il libro più letto del mondo e più importante per le famiglie
oggi è a disposizione di tutti in edicola grazie a Famiglia Cristiana.
La
Bibbia in una edizione curata e a misura di famiglia viene presentata in 12
numeri abbinati alla rivista settimanale delle edizioni San Paolo oppure
direttamente sul web ad un prezzo contenuto (69€ per i dieci volumi).
Ma perché portarsi a casa Antico e Nuovo testamento e
soprattutto perché in questa edizione?
La lettura o anche solo la consultazione delle Sacre
Scritture costituisce un modo importante per restare in contatto con la propria
storia e la propria cultura, quando non con la propria fede. Le vicende del
popolo che sta alla radice del cristianesimo, l’avventura terrena di Cristo,
che pretende di essere perfetto Dio e perfetto Uomo, andrebbero conosciute da tutte, a prescindere dal fatto che
si ritenga vera l’affermazione di Gesù –e per me lo è- oppure no, perché queste
storie hanno plasmato e influenzato l’intera umanità e ancora oggi costituiscono
una pietra di paragone per ogni filosofia o stile di vita.
Il testo proposto dalle Paoline si mostra di facile lettura
e corredato da tutta una serie di commenti che lo rendono vivace e agile, sia
nei collegamenti con altri brani significativi della Bibbia, sia con la storia e
l’arte, diventando così un libro da gustare insieme in famiglia per rivivere,
come personaggi delle vicende narrate, i momenti solenni che hanno segnato le
circostanze dell’umanità.
Curata dal card. Ravasi e realizzata con il testo ufficiale
CEI, questa edizione avvicina le sacre Scritture alla famiglia e la rende
protagonista della vita spirituale dei focolari domestici.
domenica 17 marzo 2013
Il caffelatte che unisce famiglia e lavoro
Irene Bartalini e la sfida per trovare il giusto
equilibrio tra vita di famiglia e attività professionale. La soluzione? Caffelatte
a colazione, un modo per coniugare il piacere di essere mamma alla
passione per mettere a frutto la propria competenza professionale.
Ma chi è Irene e che cosa ha escogitato che possa essere
preso ad esempio, o per lo meno come spunto, per altre mamme che sono alla
ricerca di questo equilibrio, uno dei problemi più sentiti e spinosi della
nostra società.
Pratese, giovanissima, mamma di due bimbi, Vittoria
ed Edoardo, plurilaureata internazionale, Irene nel 2011 ha spostato la sua carriera
sul web per poter dedicare più tempo alla famiglia senza perdere di vista il
mondo del lavoro. Si è inventata e gestisce un portale e-commerce al quale ha associato un blog che racconta della
vita di famiglia, di viaggi, di Italia; si diverte, ad esempio, a proporre
racconti così come suggerisce, con simpatici tutorial come ridare
nuova vita agli oggetti: partire da una camicia inservibile per costruire un
cavalluccio di legno o per farne un pigiama. Idee semplici ed efficaci. Il tutto,
per ampliare le proprie vedute e non perdere nessuna occasione, in due lingue:
italiano e inglese.
Che sostegno e aiuto le dà la famiglia in
questa sua attività che cerca di conciliare vita professionale e vita familiare?
Fondamentale.
Mi riferisco
al fatto che i nonni sono sempre stati disponibili ad aiutarmi coi bambini sia
nel doposcuola, riprendendoli all'asilo, sia negli interi periodi in cui non ci
sono andati perché convalescenti, se io dovevo terminare qualche lavoro o
assentarmi qualche giorno.. in più hanno un "padre mammo" che sa
cucinare (bene), vestirli, portarli all'asilo..
Da dove è nata l’idea di Caffelatteacolazione?
In
primo luogo dal desiderio di realizzare per i miei bambini qualcosa di unico,
fatto con le mie mani e rispondente esattamente all'idea del capo che avevo in
mente, poi anche dall'esigenza di dare libero sfogo ad una creatività che ho
sempre assecondato nei vari momenti della mia vita, anche prima di essere
"Mamma".
In che modo l’ha aiutata a conciliare
professionalità con la maternità?
Lavorare
a casa, dove ho creato un piccolo laboratorio, mi permette di gestire il tempo
in modo assolutamente autonomo. Il lavoro che facevo prima mi impediva di
vedere i miei bimbi la mattina al risveglio (uscivo di casa alle sette o
prima), fare colazione con loro, portarli a scuola, tutte cose che dovevo
delegare alle studentesse straniere che per qualche anno hanno vissuto con noi.
Il pensiero che i miei bimbi sarebbero cresciuti in fretta e che mi sarei persa
questi momenti della vita che non tornano più è stato determinante nel prendere
la decisione di licenziarmi.
È una professione che la soddisfa?
Assolutamente
sì. L'incognita del futuro mi crea ansie e pensieri che prima, come dipendente
pubblico, certo non avevo, ma il fatto di essere riuscita a conciliare lavoro e
passione è una grande conquista per me.
Uno dei problemi delle donne, per nulla aiutate
dalla società, è quello di trovare un equilibrio personale nella difficile
conciliazione di lavoro e famiglia: che consigli darebbe per cercare una strada
equilibrata?
Difficile
riuscire a sentirci soddisfatte come madri, donne e lavoratrici; più facile
"scoraggiarsi", abbandonando qualunque proposito ma credo che ogni
donna sia una fonte inesauribile di forza, amore e passione e con un po' di
tenacia possa trovare il proprio equilibrio, per cui "ascoltarsi"
diventa fondamentale.
Un sito di e-commerce è una scelta coraggiosa e
originale: la trova anche vincente?
Credo
che l'e-commerce sia una realtà affermata in molti Paesi d'Europa e nel resto
del mondo e anche in Italia si sta diffondendo in tutti i settori. Ogni giorno
scopro con piacere che esistono molte mamme alla continua ricerca
sul web di marchi e tendenze e adorano comprare con un clic dall'ufficio
per poi trovarsi il loro acquisto comodamente a casa qualche giorno dopo.
Può darci tre consigli
per avere, come dice il titolo del blog, una famiglia felice?
Difficile fare consigli. Ognuno trova felicità nella
propria vita per cose diverse. Ad ogni modo come genitore ho imparato, col
tempo, che per stare bene in famiglia è indispensabile:
- una grande elasticità e flessibilità (quando si è da
soli si è padroni del proprio tempo e del proprio spazio, con due figli molto
meno);
- un po' di ironia (inutile prendersela troppo se dopo
una giornata di lavoro i bambini non ne vogliono sapere di star calmi e
tranquilli o se appena finito di raccogliere tutti i micro pezzi delle
costruzioni Edo arriva e li rovescia nuovamente a terra..)
- apprezzare quelle piccole grandi gioie che i bambini
ci regalano ogni giorno e fermarci ad osservarle (una parola nuova, una
scoperta..)
giovedì 7 marzo 2013
La famiglia felice e il lavoro delle donne
Raffaella Tarassi è mamma di un bimbo di nove mesi ed è in attesa di un secondo figlio. Ha creato un blog interessante che intende promuovere sia le produzione per bambino realizzati all’estero sia i prodotti Made in Italy artigianali. Un esperimento che merita molta attenzione e che ci facciamo spiegare direttamente da lei.
Che obiettivo si pone il tuo blog?
Come la maggior parte delle mamme, quando sono rimasta incinta di Alessandro ho cominciato a leggere e informarmi su tutto quello che riguarda il mondo dell'infanzia, in più abitando all'estero mi sono accorta che esiste un'offerta di prodotti estremamente diversa da quella italiana, per cui mi sono detta, perché non raccontare ai genitori italiani cosa succede al di la delle Alpi? Ne ilmondodeibimbi cerco quindi di proporre idee originali e divertenti, in particolar modo giocattoli, abbigliamento e arredamento, che scovo online e offline, che rendono il mondo dei nostri bimbi unico e speciale.
Che servizio offre ai lettori?
Confesso che il blog è nato un po' per caso tra una poppata e un pannolino, non sono capace di stare con le mani in mano, e nonostante adori passare del tempo col mio bimbo durante la maternità avevo bisogno di pensare e fare altro. Tutto questo per dire che all'inizio non mi sono prefissata una strategia, a sei mesi dall'apertura del blog comincio ad avere le idee un po' più chiare ed è interessante che l'obiettivo è emerso dal confronto coi lettori e alcune aziende del settore. L'idea alla base di tutto è mostrare che esiste un'offerta per l'infanzia alternativa ai marchi blasonati di cui sentiamo parlare, che l'educazione al rispetto dell'ambiente comincia quando i nostri bimbi sono piccoli: se i loro compagni di gioco sono in plastica è ovvio che in futuro saranno attaccati a questo materiale e non si cureranno di legno, cotone e simili, e da ultimo che esistono ancora tantissime piccole imprese che producono utilizzando processi artigianali e che sviluppano collezioni estremamente creative e divertenti.
Inoltre un nuovo progetto partito da pochissimo, è una serie di interviste a donne che hanno re-inventato la propria vita professionale in seguito alla maternità, sfruttando la loro esperienza di mamme per creare prodotti e/o servizi destinati ai bimbi. L'idea è quella di lanciare un messaggio positivo, di donne che non si piegano alle logiche attuali del mondo del lavoro che purtroppo non sono sempre in sintonia con la maternità, e che con un pizzico di creatività, tanto coraggio e grande tenacia riescono a conciliare la sfera privata e quella professionale.
Perché le è venuta l'idea di aprire questo blog?
Da ormai quasi 6 anni abito a Lussemburgo, un paese tanto piccolo quanto interessante, qui infatti la cultura locale è un miscuglio di quella francese, fiamminga e tedesca. Quando sono rimasta incinta ho scoperto che nonostante la globalizzazione, la cultura e le tradizioni legate alla maternità e all'infanzia sono estremamente locali, quando tornavo in Italia mi rendevo conto che alcuni prodotti che per è erano scontati a Milano non erano così diffusi e viceversa e ancora quando Alessandro aveva 6 mesi l'ho portato dal pediatra in Italia e sono rimasta stupita che ha insistito moltissimo perché gli dessi le diverse farine di riso e mais e tapioca, qui a Lussemburgo praticamente non esistono e lo svezzamento viene fatto soprattutto con frutta e verdura. Comunque... mi sono resa conto che esistono vere e proprie differenze culturali, perché, quindi, non condividerle e per scoprire i punti di forza di ognuna?
E' presente anche sui social media? Dove e perché?
Le pubbliche relazioni sono uno dei principali punti di debolezza del blog. Sono presente su Facebook e Twitter, ma confesso di non animare assolutamente le pagine che al momento sono semplicemente una vetrina dove trovare il link agli articoli che vengono pubblicati sul blog. Twitter confesso di non aver ancora del tutto capito come funziona, lo trovo estremamente efficace perché un sacco di aziende mi hanno scoperto e inviato le loro collezioni proprio tramite questo social media, allo stesso tempo però ho l'impressione che per utilizzarlo con successo occorre twittare regolarmente e con una certa costanza, cosa che non ho ancora "l'istinto" di fare. Facebook lo utilizzavo già privatamente, ho deciso di pubblicare il link ai post solo un paio di mesi dopo l'apertura del blog, quel giorno le visite hanno subito un impennata pazzesca che mi ha lasciata a bocca aperta e mi ha fatto capire la potenza di questo strumento; lo svantaggio rispetto a Twitter è che sei molto più vincolato alla tua cerchia di contatti per cui è molto più complicato farsi conoscere da altri.
Qual è la sua strategia di web marketing?
Confesso, non ne ho una! A parte i social media di cui ho appena parlato cerco di partecipare a discussioni sul blog simili al mio. Tempo fa mi sono iscritta ad alcuni siti aggregatori, ma sinceramente non ho riscontrato una grande differenza rispetto al non aderire. Al momento due pratiche hanno portato a un aumento delle visite: comunicare alle aziende di cui scrivo il link al post che le riguarda in modo da essere pubblicata sulle loro pagine Facebook o Twitter e inserire alla fine di ciascun post "potrebbe interessarti anche" ovvero il link ad articoli pubblicati in precedenza su un argomento analogo a quello del giorno. Mi piacerebbe moltissimo professionalizzarmi di più in questo ambito, confesso di pensare spesso di seguire un corso, ovviamente online!
Donne e lavoro: che cosa ne pensa?
Penso di non essere ancora la persona adatta per rispondere a questa domanda, dal momento che sono alla prima maternità e riprenderò il lavoro solo settimana prossima. Ad oggi sto cercando di individuare i momenti e le attività critiche della giornata per poterle vivere al meglio quando riprenderò, sicuramente dovrò mettere in piedi una buona organizzazione che preveda piani B, C e a volte anche D.
Al lavoro ho chiesto il part time che ho avuto la fortuna di ottenere, prima di rimanere incinta mi arrabbiavo sempre con le colleghe o dipendenti che utilizzavano la scusa "eh ma io ho i bambini" per non venire al lavoro o fare i propri orari. Trovo molto più responsabile un discorso del tipo: la mia situazione personale è cambiata di conseguenza non sono più in grado di garantire lo stesso ammontare di ore e lavoro di prima della maternità, a voler far tutto si rischia di fare tutto male! Ritengo che le donne mamme hanno il diritto e il dovere (per se stesse, per i propri figli e per la società) di lavorare, bisogna però rendersi conto che la disponibilità e le necessità sono diverse rispetto a quelle di un uomo su cui è costruito l'insieme di regole e pratiche che regolano il mondo del lavoro attuale.
So che non è una citazione molto dotta, ma mi piace moltissimo il finale del film "Ma come fa a far tutto" con Sarah Jessica Parker che ritengo individui in pieno il problema:
"Motivi per cui non sarebbe un problema lasciare il mio posto di lavoro:
Primo: perché ho due vite e mi manca il tempo di godermele.
Secondo: perché cercare di essere un uomo significa sprecare una donna.
Terzo: perché i miei bambini cresceranno in un lampo e io mi sarò persa tutto.
Quarto: perché prima o poi in un modo o nell'altro, arriva il giorno in cui le cose cambiano.
So che se non avessi questo lavoro le cose sarebbero migliori, sotto tutti i punti di vista, ma senza quel lavoro non sarei più io, ma senza di te (il marito), Ben e Amy (i figli) non sono niente!"
Tre consigli per aiutare le famiglie ad essere felici?
Che responsabilità! La mia famiglia è ancora molto giovane, io e mio marito ci siamo sposati nel 2009, Alessandro è nato nel 2012 e ora aspettiamo un altro bimbo che nascerà ad agosto; non ho esperienza con ciò che riguarda scuola, adolescenti,... posso dirvi le regole che al momento mi stanno rendendo la persona più felice del mondo:
1. mio marito viene al primo posto, certo il tempo che posso dedicargli ora si è decisamente ridotto e non sempre è di super qualità, ma non ce la farei senza di lui! Quando ero incinta dicevo sempre "Cavoli, ma come fanno le donne che affrontano la maternità da sole?", io fisicamente e psicologicamente non ce l'avrei mai fatta (e ho avuto una gravidanza bellissima!) e da quando è nato Alessandro ne sono ancora più convinta.
2. Costruire un ambiente sereno e pieno di calore che significa circondarsi di amici e famigliari su cui contare, ma con cui soprattutto farsi delle belle risate. Ridere è fondamentale, anche perché più sorriderai prima lo farà il tuo bimbo ed è la cosa più bella del mondo!
3. Ricordarsi che i nostri bimbi sono persone diverse da noi, con desideri, sogni, ritmi, interessi diversi dai nostri. E' difficile, ma credo sia importante proteggergli stando attenti a non opprimerli, un nucleo famigliare dominato dallo stress e dall'ansia per qualsiasi cosa nuoce a tutti!
martedì 19 febbraio 2013
Knowledge is not wisdom - Istruire ed educare non sono la stessa cosa
To reach the Italian version: scroll down
La versione italiana del post si trova qui sotto: scorrere in basso per trovarla grazie
It’s time for slogan, like in any campaign for the new Parliament. Everyone tries to impress the electors with smart claims. I found this one some days ago:
“culture
prevents illegality”
(or literary “where there is culture there is
no room for illegality).
Nice.
Really?
I believe is a total offense to rationality and
a very manipulative position. Do we really believe that culture is the shield
to protect society from misconduct? From bribery? From violence? From
homicides?
Do we really believe that it’s intellect that
will prevent us from acting criminally?
Not in my opinion.
It is not knowledge that will make people
honest, it’s wisdom.
We have to shape and train spirit, will. And we
have to do this through education. Not through instruction.
I believe this is the main pathology that
affects our society nowadays. The belief that changing structures we can change
people, teaching people will make them better. No way.
What do you think?
Versione italiana
È il
momento degli slogan, si sa in campagna elettorale è l’uso. Si cerca di fare
colpo con affermazioni che lascino in segno, che graffino. Che stupiscano.
Ne
ho trovata una che mi ha colpito qualche giorno fa:
“dove c’è cultura non c’è spazio per
l’illegalità”.
Bello
eh?
Sicuri?
Per
me è una boiata pazzesca, una corazzata Potemkin per dirla alla Fantozzi.
Credo
sia un profonda ferità alla verità,una offesa alla razionalità: una violenta
manipolazione.
Davvero
pensiamo che la cultura sia lo scudo per proteggerci dall’illegalità, dalla
corruzione, dalla violenza, dagli omicidi?
Crediamo
veramente che sia la ragione, la facoltà intellettiva a tenerci lontano
dall’agire in modo criminale?
La
penso esattamente al contrario.
Non
è la sapienza che rende l’uomo onesto. E’ la saggezza. E’ l’educazione.
Dobbiamo educare e plasmare lo spirito, la coscienza, la volontà. Questo si fa
con l’educazione, non con l’istruzione.
Temo
che questa sia la peggiore patologia che colpisce oggi il mondo occidentale:
ritenere che cambiare la struttura cambi l’uomo e che la cultura sia la strada
principale per rendere l’uomo etico, semplicemente istruendolo.
Non
è così.
E
voi, che cosa pensate?
giovedì 7 febbraio 2013
La famiglia resta la cosa più importante che abbiamo: intervista a Simona Cerca co-fondatrice di SOS Mamma
Sono i post di SOS Mamma, una pagina Facebook che vanta oltre 15.000 fan.
Per vedere che cosa c’è dietro questo successo e questa volontà di aiutare abbiamo intervistato Simona Cerca (foto in alto), che insieme a Sabrina Barbieri (a sinistra) e Francesca Nordsiek (a destra) ha dato vita al portale Che Forte, gestito insieme ad un attivissimo team di collaboratori e collaboratrici (che trovate qui descritti in dettaglio). Il portale è la… “mamma” della pagina su Facebook e un vero concentrato di quello che serve per la quotidianità in famiglia.
È nato dalla constatazione che in rete esistevano moltissimi
siti per mamme, ma tutti o quasi, riferiti ai primissimi anni di vita dei
bambini. Si parlava quasi esclusivamente di pappe, pannolini, coliche,
allattamento… Così, insieme a due amiche mamme giornaliste, abbiamo pensato di
creare qualcosa che si occupasse anche della formazione dei nostri figli. Un
sito rivolto ai genitori di bambini più grandi, fino ai 13 anni. Rivolto ai
genitori (penso a tutta l’area
Sos psicologia), ma nello stesso tempo anche ai figli, che possono navigare
all’interno di Che Forte! insieme a mamma e papà e in Mondo Bambino trovare
articoli a loro misura. Parliamo di musica, storia, scienze, ambiente, arte,
per esempio.
Ma si tratta anche di un vero e proprio album per conservare
per sempre i lavori dei nostri piccoli artisti (disegni, foto, invenzioni) e
per osservarne l'evoluzione nei diversi momenti della vita.
Oggi Che Forte! è
anche uno spazio interattivo dove trovare e dare suggerimenti,
informazioni, consigli, notizie, servizi e consulenze per stimolare la
formazione scientifica, artistica, sportiva, musicale e perché no?, anche
sociale e ambientale dei bimbi. Numerose le interviste a personaggi di successo
che hanno condiviso lo spirito di Che Forte! e che raccontano la loro
esperienza di crescita e come hanno raggiunto risultati eccezionali.
Qual è lo scopo del
mondo Che Forte! ?
Si tratta di un sito molto legato alla nostra
contemporaneità in cui mancanza di tempo ed eccesso di stimoli rendono sempre
più difficile a noi genitori osservare la crescita dei figli e orientarci nelle
scelte educative. Ci piace l’idea
di condividere e fornire strumenti a genitori e figli per crescere insieme
divertendosi.
Che immagine vi siete
fatti della famiglia in Italia attraverso il vostro osservatorio: di che cosa
ha paura? Quali sono le sue preoccupazioni?
Non esiste più una famiglia, esistono molteplici forme di
famiglie. Direi che questo è il dato più rilevante. Tantissime famiglie
allargate, tante mamme single, tante coppie separate o divorziate. Naturalmente
anche tante famiglie “tradizionali”. Per tutti, le preoccupazioni più forti
sono inevitabilmente quelle economiche. Quante mamme ci confessano di
desiderare altri figli, ma di non poterseli permettere o di non avere il
coraggio di metterli in cantiere per il timore di non farcela un domani.
Che cosa cerca la
famiglia italiana oggi?
Aiuti concreti, sostegni nella cura dei figli e degli
anziani. Tempo da dedicare a chi si ama.
Quali sono i
principali errori che vedete compiere alle famiglie? E cosa fare per evitarli?
Più che di errori delle famiglie, vorrei parlare di troppi
padri che ancora delegano totalmente alle madri i compiti di cura familiare. In
troppe famiglie regna una rigida divisione dei ruoli che porta le madri, oberate tra impegni di lavoro e di
famiglia, all’esasperazione. Molte sono incapaci di pretendere collaborazione.
Spetta ovviamente a noi mamme il compito di crescere figli maschi con una
visione più moderna dei ruoli all’interno della famiglia.
La rete è uno straordinario dispensatore di informazioni,
servizi, contatti. Uno straordinario luogo di condivisione di problemi e di
soluzioni. Il nostro sito ne è un esempio, la nostra pagina Facebook
(S.O.S. Mamma) lo è ancora di più. Abbiamo 15 mila mamme e papà che ogni
giorno di confrontano sui temi più vari. Siamo orgogliose di dire che S.O.S
Mamma è stata la prima pagina di auto-aiuto creata su Facebook, un’idea
copiata poi da tantissime altre pagine. Ed è stato aperto un gruppo
anche su Linkedin per dare consigli familiare anche in uno spazio che è
prevalentemente professionale.
Spesso sulla vostra
pagina Facebook vengono postate le
richieste più disparate: come interpretate questa necessità di chieder aiuto
alla rete su argomenti che una volta venivano gestiti in casa, o con le amiche
più esperte?
Credo sia innanzitutto una conseguenza della solitudine in
cui si trovano molte mamme, magari lontane per motivi di lavoro dalla famiglia
di origine e dalle amicizia di una vita. Però c’è dell’altro. C’è
l’insicurezza, c’è l’ansia che genera il bisogno di avere non un paio di
pareri, ma decine e decine di pareri, accolti anche se dati da persone
sconosciute.
Quali sono le
fragilità e i punti di forza della famiglia oggi?
Il punto di maggiore fragilità penso sia il fatto che la
vita fuori dalla famiglia si è così complicata che spesso restano poche energie
da dedicare ai nostri cari. Il punto di forza è la percezione che, nonostante tutto, la famiglia resta ciò che
di più importante abbiamo.
Oggi spopolano i blog
delle mamme: alcuni sono divertenti, alcuni utili, molto autoreferenziali: che
cosa ne pensate?
Sono un modo come un altro di fare rete tra donne. Anche noi
di Che Forte! abbiamo
riservato uno spazio ai blog delle mamme. Vediamo che sono molto seguiti.
La new entry è Mariapaola Ramaglia con il suo blog Una mamma
educatrice, in cui dà consigli sia come mamma sia come educatrice.
In rete, in siti come
il vostro, sono presenti ed agiscono quasi esclusivamente le mamme: un altro
segnale dell'assenza dei padri dall'educazione e dalla famiglia?
Direi di sì… quando arrivano dei papà ci brillano gli occhi!
Potrebbe dare 3
consigli alle famiglie per essere "felici"?
Esiste una domanda di riserva? Questa è troppo difficile.
Beh allora a questa domanda ci rispondiamo da soli:
a)
continuate
a leggere questo blog che appunto si chiama Famiglie Felici
b)
aiutateci
e aiutatevi con commenti e considerazioni che arricchiscono tutti
c)
suggeriteci
argomenti che volete vedere trattati, o persone che volete che intervistiamo
lunedì 4 febbraio 2013
The abolition of education - La guerra tra famiglia e scuola
To reach the Italian version: scroll down -
Which is the role of the
school in the education plan? Does the school have a role to play? How could
families and teachers find a common path for the good of the children?
This seems to be the main
problem of the school system in Italy, maybe in Europe too: and the behavior of
teachers with the pupils is often a good incentive to fights. Parents accuse
teachers to oppress their kids, teachers blame families to prevent them from
doing their job. This
article is a good sample of the battle firing up il bel paese. Who is wrong?
Not my job to find out. But to
suggest some reasoning about the core problem which caused the war.
What is education? Which is
its goal? Could a school just teach or inevitably it also educate, or
manipulate, souls?
The answers comes far behind:
you can read it in the wise and sharp pamphlet written by C.S.Lewis The
abolition of man Professor,
writer, philopsopher, Tolkien’s friend point out very penetratingly the aim of
education “Aristotle says that the aim of education is to make
the pupil like and dislike what he ought. When the age for reflective
thought comes, the pupil who has been thus trained in 'ordinate affections' or
'just sentiments' will easily find the first principles in Ethics; but to the
corrupt man they will never be visible at all and he can make no progress in
that science”. And he also clarifies that any teacher does not just “instruct” his/her
class but (s)he also inspire therefore shape the conscience and the principles
of her/his pupils. Therefore no school can be considered neutral, and this is
the main reason why parents should make a careful choice of the school for
their kids.
The problem in Italy is amplified by the fact that parents seems to have
lost the true meaning of education, the one stated by C.S.Lewis, and the way to
do it: which is not preparing a path for their own kids, but preparing their
children for the path, for any path, for the path they will chose for
themselves and by themselves.
What’s happening around the world? What are your feeling about?
Versione italiana
E’ interessante riflettere sull’articolo apparso di recente sul Corriere della Sera, l’ennesimo che contrappone genitori ad insegnanti e che ha scatenato battaglie infuocate sul web tra coloro che sostengono a spada tratta i docenti, o che prendono posizione per i genitori, senza dimenticare quelli che intervengono per dire. “da me è diverso” o anzi per meglio dire “io sono diverso” nel senso ovviamente di migliore, qualche che sia il ruolo ricoperto.
Non mi interessa tanto discutere di chi abbia ragione o se ci sia qualcuno che non ce l’ha, quanto di esaminare il problema che sta alla radice di questa questione e vale a dire: che senso ha l’educazione e chi la deve orientare.
Perché questo è il punto chiave: a che cosa serve educare? Che cosa vuol dire? E che ruolo ha la scuola in tutto questo? Questa vicenda è chiave perché oggi è saltata l’alleanza scuola-famiglia e le aberrazioni descritte nell’articolo citato come in molti altri ne sono la diretta conseguenza.
Nel suo intervento, che ha avuto luogo durante l’Open Day delle scuole Faes di Milano in novembre, la neuropsichiatra dell’età infantile ed evolutiva Mariolina Migliarese, ha chiesto ai suoi ascoltatori se preferiscono una scuola che si limiti ad insegnare o una che anche educhi.
Domanda provocatoria da un certo punto di vista. Oggi si presume che la scuola abbia come solo compito quello di trasmettere del sapere. Il che è falso. Non è possibile trasmettere solo nozioni senza influenzare sempre gli alunni con una visione personale. Lo spiega benissimo C.S.Lewis, filosofo e scrittore autore del famoso ciclo di Narnia e membro degli Inklings, nel suo bel libro The abolition of man introvabile nella sua versione italiana (qui trovate la sua descrizione, qui qualche citazione e un qui un riassunto – nel link precedente, quello del titolo, trovate la versione integrale del pamphlet in versione pdf) dove con una serie di esempi spiega come l’educazione stia corrompendo l’uomo privandolo della sua capacità di conoscere il bene, il bello e il vero. Se si considera che il testo è del 1943 possiamo comprendere l’attualità del saggio, la medesima di quei libri che parlano della verità sull’uomo.
C.S.Lewis ci spiega anche nel medesimo saggio che cosa sia l’educazione e il suo scopo: “Aristotle says that the aim of education is to make the pupil like and dislike what he ought. When the age for reflective thought comes, the pupil who has been thus trained in 'ordinate affections' or 'just sentiments' will easily find the first principles in Ethics; but to the corrupt man they will never be visible at all and he can make no progress in that science” (Aristotele dice che lo scopo dell’educazione è far comprendere al fanciullo ciò che deve apprezzare e cosa rifiutare. Quanto arriverà l’età della ragione il ragazzo che è stato educato secondo una ordinata comprensione delle cose o secondo "un sentimento ordinato" facilmente scoprirà i primi principi dell'etica, ma per l'uomo corrotto questi non saranno mai visibili e non riuscirà mai a progredire in questa scienza)
Se mettiamo insieme le due cose ci rendiamo conto di quale sia il vero problema del conflitto in atto tra genitori e professori e ne scorgiamo anche la vera radice. Vale a dire l’esaltazione dell’io, anzi dell’ego.
Ma torniamo al punto: per riscoprire non dico la sintonia, ma addirittura la sinergia, famiglia e scuola devono accordarsi sul senso dell’educazione e sui ruoli che tocca ad ognuno di loro, per raggiungere il medesimo scopo.
E devono soprattutto ricordarsi, soprattutto i genitori, che educare non significa dire sempre di sì e spianare tutte le strade. Semmai esattamente il contrario: preparare i figli per il cammino.
Ecco perché personalmente abbiamo scelto le scuole Faes.
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