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martedì 25 settembre 2012
La necessità di ascoltare strada maestra dell'educazione
"Sono un
educatore. Riaccendere la speranza è il compito di ogni educatore. Questo blog è dedicato a tutti coloro che
credono in questa sfida."
Ecco: una
presentazione di questo tipo colpisce e stimola. Così ho colto l’opportunità di
porre qualche domanda a Saverio Sgroi, l’autore di queste due intriganti righe.
Che cosa significa "riaccendere la
speranza" e perché ce n'è bisogno oggi?
Riaccendere la
speranza vuol dire risvegliare nelle
persone il desiderio di cose grandi. Un desiderio che negli adolescenti è
molto vivo ma che spesso questi perdono man mano che crescono e guardano agli
adulti: le paure, la disillusione, il disimpegno, a volte cinismo di chi
dovrebbe rappresentare per loro un modello di vita spegne in essi il desiderio
e la speranza nel futuro.
A questo si
aggiunge il fatto che viviamo in un mondo appiattito sulla dimensione
orizzontale, ma l'uomo è fatto anche per un’altra dimensione, quella verticale.
Se la esclude perde di vista il senso della propria vita.
Qual è la principale sfida educativa di oggi?
Credo che la sfida
più grande che abbiamo davanti sia quella di riscoprire la bellezza di educare.
Da un lato dobbiamo recuperare una dimensione pedagogica che purtroppo negli
anni ha lasciato troppo spazio a quella patologica: si ricorre troppo spesso al
terapeuta perché non si educa più. Dall'altro lato è necessario riscoprire il
senso dell'educazione e cioè aiutare l'uomo a diventare quello che è chiamato
ad essere: una persona libera che si realizza nella relazione di impegno con
gli altri.
Che cosa preoccupa le famiglie oggi?
È difficile dirlo
in poche righe. Credo che le famiglie risentano del clima di incertezza che si respira nella società. Le difficoltà del
lavoro, quelle educative, la precarietà delle relazioni, ci condizionano e ci
fanno reagire, quasi senza che ce ne rendiamo conto, con un innalzamento del
livello ansiogeno. Si diventa ossessivamente preoccupati del futuro dei figli,
ma anche del loro presente. Questo però rischia di limitare lo sviluppo
dell’autonomia nei ragazzi. Se essi si sentono costantemente sotto il controllo
dei genitori, se sanno che tanto poi ci sono papà e mamma a tirarli fuori dai
guai, come faranno a crescere e a divenire capaci di sbrigarsela da soli?
Che cosa fa soffrire le famiglie oggi?
Anche a questa
domanda è difficile rispondere. Credo che la sofferenza sia uno dei più grandi
misteri della vita dell’uomo, un mistero di fronte al quale ciascuno di noi
dovrebbe fare un passo indietro prima di dire qualsiasi parola. Un passo
indietro di rispetto nei confronti di chi soffre. Premesso ciò, penso che ciò
che fa soffrire i genitori sia sempre la stessa cosa, oggi come ieri: vedere
sbagliare il proprio figlio e sentirsi impotenti, aver paura che le scelte che
compie non lo rendano felice, fare i conti con la sua richiesta di libertà e
autonomia. So per esperienza che si soffre tanto davanti ad un ragazzo
adolescente che reclama la sua libertà. Ma, dicevo prima, è il prezzo da pagare
per farlo diventare grande.
Quali sono i temi del tuo blog che ottengono
maggiore interesse? perché secondo te?
Sono i temi che riguardano l’affettività:
l’intimità, le emozioni, i sentimenti, la sessualità. Non mi meraviglia che sia così, perché oggi è più
facile comunicare con i sentimenti piuttosto che con la razionalità. I genitori
stessi hanno un rapporto diverso con i figli, rispetto a come era qualche
decennio fa, la famiglia da normativa si è trasformata in affettiva. Anche gli
articoli su Facebook riscuotono un grande successo.
Dal tuo osservatorio che spaccato di famiglia ne
risulta?
Premetto che il
mio è un osservatorio parziale, ossia il punto di vista degli adolescenti. I
ragazzi oggi non fanno la guerra ai genitori, come avveniva vent’anni fa. Anzi,
essi hanno il desiderio di comunicare con i propri genitori, anche se lo fanno
a modo loro; e soprattutto hanno un
grande desiderio di essere capiti e ascoltati. Credo che la partita oggi si
giochi sulla capacità dei genitori di imparare ad ascoltare i propri figli.
Conosco ragazzi che hanno uno splendido rapporto con i genitori perché sanno
che possono sempre contare sempre su di essi, quando lo vogliono. Direi che c’è
un grande bisogno di una famiglia molto comunicativa.
Ci dai tre consigli per avere una famiglia...
felice?
Mia mamma mi dice
sempre che per andare d’accordo, in famiglia come nella vita, bisogna essere
disposti a cedere qualche volta. Non sempre, ovviamente. Bisogna imparare a
farlo “a turno”.
E allora i tre
consigli che mi sento di dare sono: comprendersi,
accettarsi, e fidarsi a vicenda.
In definitiva non dico nulla di nuovo,
perché sono gli ingredienti dell’amore!
Saverio
Sgroi, è direttore del Centro di Orientamento dell’Arces di Palermo,
educatore e prossimo giornalista. Lavora da più di 20 anni in attività
educative con gli adolescenti, che incontra frequentemente nelle scuole per
parlare di educazione dell’affettività. Ha svolto diverse conferenze e incontri
per educatori (genitori e docenti) sul mondo degli adolescenti,
sull’affettività, sulla comunicazione genitori-figli e sui social network. Dal
2008 ha fondato e gestisce il portale per teenagers Cogito et Volo Da quasi due anni scrive
per alcune riviste periodiche, su temi che riguardano l’educazione. I suoi
articoli sono raccolti sul sito La
sfida educativa.
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