Tutti i nostri link
La mia pagina web,
I blog professionali
la vendita referenziata/referral selling,
vendere all’estero low cost & low risk
I blog non professionali
Famiglie felici/italian and english educazione e pedagogia
Per sommi capi: racconto
Il foietton: la business novel a puntate,
Sono ospite del bellissimo blog di Costanza Miriano che parla di famiglia e di…più
Delle gioie e delle pene: della vita di un cinquantenne
Happy Child Zona Gioia: il blog per i piccolissimi (0-3 anni)
Social network
Tra i nostri preferiti
-
-
-
-
Le console nelle famiglie italiane13 anni fa
-
-
Post più popolari
-
Sabato Italiano: i padri separati Next english post: Monday Feb 13th Volentieri lasciamo spazio ad Andrea che ci introduce i...
-
Scroll down for English version thank you Next post saturday Jan 28th Prossimo post sabato 28 gennaio Giovedi Mooreeffoc ...
-
Prossimo post Next post Tuesday/martedì 7 dicembre Scroll down for English version Claudia De Lillo è un fenomeno me...
-
Reblog: i post migliori retweetati per voi Reblog: the best post retweeted for you Scroll down for English version...
-
Post speciale solo in lingua italiana Ho conosciuto Daniela grazie a Internet, e non ricordo neppure come. Uno di quei doni della...
Feedjit
Visualizzazioni totali
Lettori fissi
share this
Powered by Blogger.
domenica 23 dicembre 2012
La rabbia delle mamme - Moms' anger
Italian version: scroll down - Versione Italiana qui sotto
Where does this violence come from? How moms feel the need to fight like lions or bears for their cubs? Why, especially on the web, they are shouting against everythig and everyone who seems to jeopardize the wellness of their kids? Why they want to prevent their babies –from 0 to 50 years old- from being exposed to life?
Is it
possible that life does not hurt? Does an happy ending, happy starting and
happy going on life really exist? If not, why moms seems not interested to
train their kids to face hurdles, and issues and challenges?
Why they
seems unable to rationalize and seems focused only in protecting their kids and
keep them in their shelter all life long?
And where
are fathers in this scenario? Whose role are they playing? Why are they flight
away?
Da dove viene questa paura spropositata? Questa difesa dei
propri cuccioli che sa di animale? Le mamme in rete spesso sono più feroci di
una leonessa: difendono i propri figli con una violenza del tutto irrazionale
che atterrisce. Incapaci di leggere la realtà, giudicano il mondo con l’ottica
dei propri figli, che ovviamente sono i migliori del mondo e le vittime della
società. Nessuno, se non la mamma, li capisce e nessuno li valorizza. Nessuno li conosce meglio di loro e sa
che cosa realmente è e fa il loro bene.
Li vogliono tenere lontani dalla vita, avvolti nel loro
manto fatato che li difende dalla sofferenza, dal dolore. Non si rendono conto
che la vita non è buonista, e che presenta spigoli, tagli, sconfitte. Perché non
allenarli a prendere colpi e rialzarsi più forti di prima?
Quando abbiamo perso la comprensione che la sofferenza è la
prima tappa sulla strada della crescita e della felicità?
E che fine hanno fatto i padri? Dove sono finiti? Dove sono
scappati?
sabato 8 dicembre 2012
L'ansia delle mamme - Anxious moms
La versione italiana è qui sotto: scorrere per raggiungerla
I love Facebook:
it’s an intriguing mirror of our society and speaks loud about what family
fears and what they do love and follow. I tend to consider Facebook like a
laboratory where you can stare at the behaviors and examine them like in a
test.
I thus try
to collect and connect everything is about family and education to be aware of
new strengths and weaknesses and find food for thought.
I jumped on
a interesting questions some days ago, posted on a very popular page with more
than 13.000 fans. A young mom was asking, in what seemed to be quite a
desperate mood, “what should I do? My two years old baby do not what to eat!”.
I could not resist from answering: just wait for him to be hungry.
Now that
was an interesting post because it revelead to me a common trend, a sort o
mainstream growing in our society. Moms tend to be more and more anxious.
They do not
want their kid to suffer. In no way. Now, it’s quite obvious that no parents
dream a sad and painful life for their kids, but on the other hand we have to
face the fact that sorrow and pain cannot be avoided in life. Furthermore: they
can be a powerful mean to growth: no pain no gain.
So I
believe we have to teach our kid from the very beginning that they have to know
what sufferance is, how to handle it, how to overcome it, how to squeeze it to
gain and to learn from.
And about
that baby: let him be hungry (and please don’t stay foolish mom) and just wait
till when I will ask for food.
This is not
the only sample of anxiety I found on the Facebook, I’ll talk of some other one later on. In the meantime do you
have comments or samples to share?
Versione Italiana
Facebook è uno specchio affascinante della società e delle
paure e passioni delle famiglie. Adoro questo social network perché mi piace
considerarlo come un laboratorio dove analizzare, quasi in vitro, le dinamiche
dei cambiamenti, il connettersi o disconnettersi di nuovi valori e
comportamenti.
Così sto molto attento a tutto ciò che riguarda il mondo
dell’educazione per comprendere le nuove forze e i nuovi limiti. E qualche
volta intervengo. Come qualche giorno fa quando su una pagina molto nota in
Facebook , oltre 13.00 di fans come si diceva una volta, vedo comparire questa
implorazione: “il mio bambino di due anni non mangia! Che cosa debbo fare?”.
Confesso: non ho resistito e ho commentato con un sarcastico –faccio ammenda e
chiedo perdono per il tono- “aspettare che gli venga fame!”.
È interessante questa vicenda perché mette in luce alcuni
aspetti che stanno caratterizzando la famiglia e l’educazione in questi anni e
che potrei definire semplicemente come una profonda ansia da prestazione e da
perfezionismo.
Ansia che tutto non vada come vogliamo, che si incontrino
ostacoli, che i bambini soffrano.
Ora, non c’è genitore che non voglia che ai propri figli sia
risparmiato il dolore. Ma poiché questa è una dimensione ineludibile della
vita, anzi anche costruttiva (come dicono gli americani: no pain, no gain cioè
senza dolore/fatica/sforzo nessun vantaggio) è bene che insegniamo ai nostri
figli a conoscerlo, gestirlo, sopportarlo, superarlo, usarlo per capire e
migliorare.
Se non mangia, mangerà quando avrà fame: non si conosce
anoressia nell’età infantile né sono noti piccoli Gandhi già portati al digiuno
politico prima dell’età per lo meno pre-adolescenziale. Perché preoccuparsi?
Perché mettere un bambino di fronte a scelte che neppure un adulto saprebbe,
forse, affrontare con serenità? Lasciamo parlare la natura che con i morsi
della fame scioglierà il problema. Come le famose bucce di pere di Pinocchio.
Altre forme di ansia in Facebook? Ne parliamo una prossima
volta. E voi che cosa ne pensate?
Iscriviti a:
Post (Atom)