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lunedì 29 ottobre 2012
Un paese di contraddizioni
Metto in fila alcune riflessioni partendo da episodi apparentemente slegati accaduti in rete, sulla stampa e nella vita in questi giorni e li offro ai vostri commenti
Grazie!
Un post du Facebook
Siamo in una società che quando un bambino ai primi tentativi di andre in bici ti viene addosso nel vialetto del parco, il genitore non si scusa chiendoti pazienza, ma ti insulta chiedendo spiegazioni sul perché tu fossi lì proprio in quel momento e non ti sei spostato per non ostruire il passaggio del suo bambino....
(tutti i commenti al post li potete trovare qui)
Un articolo sull'edizione domenicale de Il Sole 24 ORE - Ricordi e valori: padri e figli di un Paese «serio» (qui sotto il testo di Roberto Napoletano)
E subito a seguire un commento all'articolo.
Buona lettura e migliori riflessioni!
Grazie!
Un post du Facebook
Siamo in una società che quando un bambino ai primi tentativi di andre in bici ti viene addosso nel vialetto del parco, il genitore non si scusa chiendoti pazienza, ma ti insulta chiedendo spiegazioni sul perché tu fossi lì proprio in quel momento e non ti sei spostato per non ostruire il passaggio del suo bambino....
(tutti i commenti al post li potete trovare qui)
Un articolo sull'edizione domenicale de Il Sole 24 ORE - Ricordi e valori: padri e figli di un Paese «serio» (qui sotto il testo di Roberto Napoletano)
E subito a seguire un commento all'articolo.
Buona lettura e migliori riflessioni!
Mio padre (classe 1926) per andare a scuola faceva sette chilometri a piedi ad andare e sette a tornare ogni giorno e si sentiva un fortunato perché nella sua famiglia «il pane non era mai mancato». La domenica, intorno al tavolo da pranzo, ripercorreva gli anni di liceo e di università, prima e dopo la guerra, e attraverso i suoi ricordi mi trasmetteva tante cose: il senso del sacrificio e la speranza, la voglia di riscatto, un patrimonio di valori (il primo era il lavoro) che porto dentro di me.
Mi è capitato di dirigere il «Sole 24 Ore» nel pieno di una crisi finanziaria globale che ogni giorno si esprime con il suo bollettino di guerra: lo spread BTp-Bund e i tassi che dobbiamo, di conseguenza, pagare per collocare i nostri titoli pubblici. Un giorno di novembre dell'anno scorso ci è toccato aprire il giornale con un titolo a caratteri cubitali, «FATE PRESTO», per rispettare algebricamente il rigore del «Sole» e far capire a tutti che l'Italia stava combattendo una specialissima terza guerra mondiale e si trovava maledettamente collocata, alle spalle della Grecia, nello schieramento degli sconfitti, le nuove macerie erano il lavoro e il risparmio degli italiani. La curva dei rendimenti dei nostri bond di Stato si era pericolosamente invertita: si doveva pagare di più per far acquistare titoli a breve termine rispetto a quelli a dieci anni che a loro volta avevano raggiunto livelli record sostenibili solo per una fase limitata. (...)
Ogni settimana sulla prima pagina della «Domenica del Sole», nella rubrica Memorandum, ho raccontato questi giorni terribili con gli occhi e il cuore del passato, scavando nei miei ricordi personali su e giù per l'Italia e attingendo agli insegnamenti dei padri nobili di questo Paese, degli uomini che hanno fatto l'Europa, ricercando le virtù (nascoste) di un capitalismo fatto di cose che si possono toccare, intuizioni, debolezze e vizi di banchieri e signori della grande finanza. Piccole storie che custodiscono grandi valori da ritrovare e possono ruotare intorno a un cartoccio di caldarroste emiliane o a un pezzo di pane nero con il pomodoro tagliato a metà. (...)
Piccoli valori che riempiono le grandi storie, tengono insieme una comunità, e fanno interrogare su che cosa ci insegnano oggi, ad esempio, il volto scavato di Eduardo de Filippo, il sorriso amaro di Peppo Pontiggia, i sogni a colori di Fellini. La forza dell'amore di Carlo Ponti consente a sua moglie, Sophia Loren, di superare le ansie di una giovane donna di 26 anni chiamata a interpretare il ruolo di una madre (Cesira) con una figlia di 14 anni che lotta contro i bombardamenti e ci regala un capolavoro, La ciociara, la trama familiare di un Paese in macerie ma non disperato. Carlo Ponti e Sophia Loren appartengono alla storia contemporanea del grande cinema d'autore ma l'episodio rivelato parla agli italiani, fa parte della (nostra) storia, dimostra che siamo capaci (se lo vogliamo) di superare qualsiasi ostacolo. (...)
Piccoli valori che riempiono le grandi storie, tengono insieme una comunità, e fanno interrogare su che cosa ci insegnano oggi, ad esempio, il volto scavato di Eduardo de Filippo, il sorriso amaro di Peppo Pontiggia, i sogni a colori di Fellini. La forza dell'amore di Carlo Ponti consente a sua moglie, Sophia Loren, di superare le ansie di una giovane donna di 26 anni chiamata a interpretare il ruolo di una madre (Cesira) con una figlia di 14 anni che lotta contro i bombardamenti e ci regala un capolavoro, La ciociara, la trama familiare di un Paese in macerie ma non disperato. Carlo Ponti e Sophia Loren appartengono alla storia contemporanea del grande cinema d'autore ma l'episodio rivelato parla agli italiani, fa parte della (nostra) storia, dimostra che siamo capaci (se lo vogliamo) di superare qualsiasi ostacolo. (...)
Molti dei figli dei padri e delle madri del Dopoguerra sono diventati padri a loro volta. Mi domando: quanti riescono oggi a trasferire ai propri figli i valori di speranza, di dura fatica e voglia di riscatto che hanno segnato quella stagione? Paradossalmente, per i padri del Dopoguerra era più facile: tutti la pensavano così. Oggi è più difficile, perché il mondo dà messaggi diversi, si è alterata la scala dei valori, e ci si trova a muoversi tra i detriti della finanza allegra e l'idea malsana di una ricchezza garantita (che non c'è più) e una realtà fatta di inquietudini che toccano i nostri risparmi e di un lavoro che si rivela merce rara, quasi irraggiungibile. Mancano i bombardamenti, ma le macerie da cui dobbiamo risollevarci richiedono la stessa forza e determinazione di quegli anni. So quello che mio padre ha insegnato a me, con il detto e il non detto, l'esempio e (a volte) uno sguardo valgono più di tante parole. Vorrei essere capace (e ci provo tutti i giorni) di fare altrettanto con mio figlio, sarebbe il modo migliore per ringraziarlo.
roberto.napoletano@ilsole24ore.com
roberto.napoletano@ilsole24ore.com
Caro Napoletano,
Saluto con stima e cordialità.
(sono nato nel 1958 da un padre del 29).
Commento brevemente il Suo articolo come segue.
Oggi un mio coetaneo ha pubblicato questo post su FB.
«Siamo in una società che quando un bambino ai primi tentativi di andare in bici ti viene addosso nel vialetto del parco, il genitore non si scusa chiendoti pazienza, ma ti insulta chiedendo spiegazioni sul perché tu fossi lì proprio in quel momento e non ti sei spostato per non ostruire il passaggio del suo bambino».
Tralascio per brevità storie assai simili che altri hanno aggiunto a commento del fatto.
Io l'ho commentato così:
«La buona pedagogia secondo Rousseau: se il tuo bambino tende la manina verso il frutto che non raggiunge, non devi porgere il frutto al bambino bensì avvicinare il bambino al frutto. Secondo voi quanti farebbero la cosa giusta? Per questo i figli scontano l'insipienza dei genitori».
Tutto qui. Finché vedo armeggiare - su e giù avanti e indietro a destra e a sinistra - solo con leve economiche, mentre si ignora trattarsi di una crisi culturale e morale con responsabilità generazionali gravi non ancora riconosciute, non sono rassicurato.
lunedì 22 ottobre 2012
I no che prevengono la violenza
L'educazione dei bamboccioni nelle violenze subite dalle donne.
Quando i NO non detti diventano aggressività incontrollata contro gli altri, sono spesso le donne a farne le spese.
In questa lettera di una donna vittima ripetuta di stalking e violenze, apparsa sul blog 27esimaOra del CorSera, uno spunto di riflessione sul ruolo dei genitori e sull'educazione: preparare il cammino per i figli o i figli per il cammino? (Per facilitare i lettori ne riportiamo qui sotto il testo ringraziando fin d'ora il CorSera e i curatori del blog 27esimaOra)
Quante devono ancora morire per capire che l'educazione è un dovere dei genitori?
Che cosa possono fare i genitori per insegnare ai figli che la vita non è un paradiso caraibico dove tutto è a solo per il nostro piacere?
Ci lasciamo sfuggire così spesso, per un egoismo mascherato e avvolto da preteso amore per i figli, occasioni educative per far comprendere loro che la vita va affrontata senza bambagia, a muso duro, con coraggio, per spremere da ogni istante, che spesso appare ruvido come il legno della croce, quel bene che in esso è nascosto e pronto a fiorire, solo a volerlo coltivare con passione e volontà.
Così invece di far loro comprendere che più che frignare e lamentarsi serve sorridere e creare, coccoliamo il loro dolore, compiacendoci della nostra genitorialità tradita, e coltiviamo il bamboccionismo che è in loro.
Giovanna ha 37 anni e la sua storia con Carlo è finita. Quando lei ha deciso di lasciarlo, dopo aver scoperto anni di menzogne e relazioni violente parallele, lui l’ha minacciata di morte, l’ha perseguitata a tutte le ore del giorno e della notte. I genitori lo hanno sempre coperto e difeso. “è un bravo ragazzo” si è giustificata la mamma di Samuele Caruso, il 23enne che ha ucciso a Palermo Carmela. Stesse giustificazioni date a Giovanna quando i genitori del fidanzato le mostravano il foglietto lindo del casellario giudiziario. Alla fine lei lo ha denunciato per stalking e lui è stato condannato. Un mese fa lei ha scritto una lettera ai suoi ex suoceri. Ecco alcuni stralci del testo
Gentili Signori,
l’onorevole titolo di “figlia acquisita” di cui mi avete insignita, mi autorizza ad esprimere il mio parere in assoluta libertà senza chiedere autorizzazioni o porgere scuse (…). Un antico ma particolarmente calzante detto recita “La verità è figlia del tempo” e proprio nel tempo è venuto a galla quanto per anni avete cercato di insabbiare.
La mia più grande soddisfazione ad oggi non è tanto la carcerazione di Carlo quanto l’avervi messo davanti ad uno specchio. Nessuno ha brindato o gioito il giorno della sentenza, si è provata solo un’immensa tristezza confortata dalla consapevolezza del trionfo della Giustizia. L’unica soddisfazione che mi sto togliendo è scrivere queste righe che non sono dettate da astio o risentimento ma da semplice buon senso.
Sono state commesse troppe leggerezze nell’educazione di Carlo (…) Si è preferito soprassedere sulle anomalie del suo comportamento sia per non alimentare pettegolezzi tra vicini e parenti sia per l’altissima considerazione in cui viene tenuto il figlio maschio, magari provando una punta di orgoglio nel vedere che sa come farsi “rispettare” dalle donne.
Ma a chi è giovato? E’ valsa la pena rovinarlo per non aver voluto imporsi e per non aver avuto l’umiltà di ammettere di non possedere gli strumenti per ricondurlo sulla retta via, cedendo il posto a specialisti quali psicologi o assistenti sociali che potessero farne un individuo autonomo, onesto, dignitoso, capace di badare a se stesso? (…) La polvere va rimossa, non nascosta sotto al tappeto.
Avreste potuto anche denunciarlo compiendo così il più grande atto d’amore nei suoi confronti tendendogli una mano per salvarsi da se stesso. Ma avete preferito limitarvi a sgridarlo ogni tanto come si fa coi bambini quando lasciano i giocattoli in disordine e il fatto che il nostro sistema giudiziario non vi reputi perseguibili, vi esonera sì da responsabilità legali e formali, ma non morali.
Generando un figlio avete sottoscritto una sorta di “contratto” con la società, contratto che vede i genitori garanti della consegna ad essa di una persona degna di farne parte: cosa vi ha autorizzato ad infrangere questo patto? Chi vi ha autorizzato a consegnare al mondo una persona con così tanti squilibri, che gioca a rovinare la vita degli altri? Cosa è stato per voi più importante del benessere di vostro figlio? (…)
Non sono madre, ma sono figlia e se sono cresciuta sana, con una formazione adeguata ai tempi e capace di badare a me stessa, è stato soprattutto grazie ai divieti opposti dai miei genitori che si sono tradotti in dolorosi ma formativi NO. Se io sbaglio nessuno mi compra un’auto più potente della precedente o mi permette di togliermi il capriccio del cane o mi copre inventandosi le scuse puerili che sentivo a casa vostra, una per tutte quella dell’invidia dei parenti…Invidiarvi per cosa? per i pavimenti brillanti forse, ma a che serve una casa tanto pulita se sono sporche le intenzioni e la coscienza?
Il messaggio che avete trasmesso a Carlo è che chi sbaglia non solo non paga ma viene perfino premiato.
(…) Se vi foste comportati come dei genitori e non come degli albergatori, a quest’ora la situazione sarebbe molto diversa: a Carlo non servono lenzuola pulite o gustosi manicaretti o camicie perfettamente stirate che lo rendano credibile, ma persone che siano per lui di esempio. E comportarvi civilmente con le sue vittime, dopo tutto quello che ci avete costretto a sopportare, avrebbe potuto rappresentare un momento significativo per lui, mentre avete assunto l’atteggiamento di chi il torto lo ha subito.
A che è servito coprirlo, difenderlo, appellarsi quando è indifendibile anche agli occhi del suo stesso avvocato? Cosa potete ancora opporre agli atti dei Tribunali, tutti assolutamente concordi sull’attitudine delinquenziale? Se non avete voluto aiutarlo a crescere, accettate che ora siano le istituzioni a farsi carico di 38 anni di omissioni.
(…) Non si è voluto prevenire, nonostante le numerose avvisaglie che il ragazzo vi ha mandato negli anni, a danni fatti ma nemmeno correre ai ripari con il risultato che le istituzioni ora semmai lo puniranno e non lo rieducheranno, peggiorando così una situazione già molto critica. E purtroppo siamo state noi vittime a chiederne l’intervento esponendo noi stesse e le persone a noi vicine al rischio di ritorsioni e vendette future.
(…) Dove eravate mentre con me si comportava in modo tale da farsi condannare a due anni di carcere o mentre tormentava le altre vittime? Ha sempre vissuto con voi se ben ricordo.
So bene che chiedergli chiarimenti comporta minacce se non aggressioni, ma voi siete la sua famiglia ed è vostro preciso dovere prendere provvedimenti preventivi o riparatori: abbiate il coraggio di affrontarlo, è il vostro sangue, non potete ne’ temerlo ne’ ignorarlo, sarebbe come dire che temete la vostra testa o il vostro cuore. E se doveste avere la peggio, a parer mio è più giusto e coerente che al pronto soccorso ci finiate voi piuttosto che la sottoscritta.
(…) Mia madre, anche se sono alla soglia dei 40 anni, fruga ancora nelle mie tasche e nel mio cestino se fiuta qualcosa di poco convincente che mi riguarda. Non vi mancano la luce e l’aria nel tenere continuamente la testa sotto la sabbia?
(…) Siete stati talmente “distratti” da non riuscire a controllarlo nemmeno nel periodo dei domiciliari: rendendo inaccessibili telefoni e computer forse si sarebbe risparmiato una condanna. E dopo aver perso anche in appello, un giorno l’ho trovato a 200 metri da casa mentre andavo in ufficio alle 9.15 del mattino intento a simulare un incontro casuale per avvicinarmi e provocarmi. Episodio che mi ha costretta a deviare verso il Commissariato……ma chi è Carlo per voi? Possibile non riusciate a tenerlo a bada nemmeno in un momento così delicato? Cosa aspettate per intervenire, un omicidio? Sforzatevi di vedere il positivo di questa vicenda: non dovrete più fingere normalità e spensieratezza.
La messa in scena è terminata, non dovete nemmeno più simulare quell’ipocrita aria trionfante che avevate nel mostrarmi il casellario nel 2006 quando ancora godeva del beneficio della non menzione. Umanamente è comprensibile l’amarezza che provate, ma è l’atteggiamento di sufficienza che avete assunto ad essere quasi diabolico. Fate che Carlo sia e resti un problema vostro e non mandatelo in giro a turbare la serenità di famiglie oneste (…)
Se poi siete talmente avvezzi a trattare con poliziotti e avvocati da pensare che facciano parte del quotidiano di chiunque, vi informo che personalmente ho varcato la porta di studi legali, commissariati, di un pronto soccorso e di un carcere solo dopo aver incontrato voi e da quando siete usciti dalla mia vita non a caso non ne ho più avuto la necessità.
(…) Grazie a Voi ho conosciuto tutto ciò da cui la mia famiglia ha sempre cercato di proteggermi proprio come farebbe qualunque famiglia coscienziosa.
A me rimane solo la consolazione di sapere che non può capitarmi nulla di peggio di quanto ho vissuto grazie a voi.
Vostra “figlia”
lunedì 1 ottobre 2012
Giovanna Abbiati e l'Istituto Superiore di studi sulla Donna
Imbattersi nell’Istituto Superiore di Studi sulla Donna sicuramente incuriosisce, dato che se è vero che un uomo non riuscirà mai a comprendere una donna, specie la moglie, è anche vero che a progettare addirittura un Istituto non ci aveva pensato ancora nessuno. Scoprire poi che al vertice c’è uno staff di donne guidato dalla spagnola Marta Rodriguez stimola decisamente la curiosità. Ecco la ragione per l’intervista a Giovanna Abbiati Fogliati, vice direttrice, personaggio decisamente popolare in rete, dato che collabora con TED la TV della rete che propone grandi lezioni di grandi esperti, anche in YouTube è presente con diversi video, ve ne propongo qui a distanza di un click uno e due, ed è tra gli ispiratori di un master in scienze della rete e dei media.
Il nostro Istituto
innanzitutto è composto da donne e uomini e questo perché la “misura”
di riferimento è la nostre comune umanità, quella dell’uomo e della donna. Noi pensiamo alla donna come
una vera “forza della natura”, ma è anche vero che nella società sono molte le
circostanze in cui le donne rappresentano i membri dei gruppi più vulnerabili e
quindi vanno protette, noi lo facciamo a livello culturale.
Quale obiettivo si pone l’istituto?
Siamo un Istituto di
formazione accademica che appartiene ad un Ateneo Pontificio. Il nostro sforzo è
quello di formare, ispirare, aprire orizzonti nuovi a donne nuove capaci di essere agenti di cambiamento , ognuna con il proprio talento, nella propria comunità. Lo facciamo
attraverso la formazione di alta qualità e progetti che noi chiamiamo “brain
food” capaci di ispirare e trasformare…sia per uomini che donne naturalmente
Qual è la sua immagine di donna nel 2012?
Una donna che non misuri il
suo successo solo in termini di “posizionamento” sociale, di leadership o di carriera, ma sia felice e appagata delle relazioni
importanti che è riuscita a
costruire nel tempo.
Quale futuro per le bambine di oggi? In occidente e nel resto del mondo
La bambina occidentale dovrà
proiettarsi in un contesto
globale, dialogare con altre culture, non chiudersi in un
modello consumistico e relativista basato sul vuoto, dovrà recuperare una sua
identità cercarla nella ricchezza della nostra tradizione .La bambina del mondo
in via di sviluppo dovrà essere pronta a combattere per i suoi diritti:
istruzione e uguaglianza, prima di
tutto.
Perché la donna va trattata diversamente dall’uomo?
E’ una questione di
funzioni e valori. E’ ancora importante che la donna sia la protagonista della
generazione, educazione crescita della prole? Se questo è un valore importante
per l’umanità e la società, esso va tutelato, valorizzato, protetto con ogni mezzo.
Leadership e femminilità: che cosa differisce dal modello maschile?
Ritengo la parola leadership
abusata. Preferisco definire la
donna “una forza umanizzatrice” nel mondo non ancora del tutto scoperta. La
dedizione, la compassione, l’altruismo, la maternità affettiva, il prendersi
cura dei deboli. Sono forze del mondo, importantissime e indispensabili in
qualsiasi società, e sono forze tipicamente femminili.
Madre e professionista: è possibile trovare una conciliazione?
Assolutamente sì. Penso al
computer, lavorare in casa oggi è possibile e molte aziende sono family
friendly, una dirigente di Microsoft mi ha detto un giorno che le più
importanti decisioni le ha prese in videoconferenza mentre aspettava i figli
alle lezioni di nuoto.
Ci può spiegare meglio il progetto WomanWorldWeb
in che cosa consiste?
Nella creazione di un
centro di eccellenza informatica per donne. Abbiamo notato che le donne sono
sempre più attive protagoniste sul web, molto capaci a creare community. Le
donne che formiamo entrano automaticamente a far parte di un circuito virale in
cui poter condividere progetti comuni, a livello globale e locale. L’inter
connettività fa miracoli!
Quale azioni concrete sono ispirate dal lavoro dell’istituto
In questo momento siamo
fiere di aver coinvolto come docenti Google, Microsoft e Facebook, per la prima volta insieme, per parlare di responsabilità e etica della rete in un
Master sulla Comunicazione che ha attirato l’attenzione di molte realtà del
Terzo settore e della Chiesa.
Che cosa consiglierebbe alle bambine, alle ragazze e alle giovani donne di
oggi per raggiungere la propria felicità?
Credo che nella vita di noi
donne il momento più bello sia
stato quando siamo state innamorate. Innamoratevi veramente, giorno dopo giorno,
se si ama davvero una persona,
credo sia facile capire cosa è bene e cosa è male, facendo il bene, per
amore, si può essere felici.
Alle donne di ieri che cosa rimprovera? Che cosa invece hanno fatto bene
per affermare la loro dignità e i loro talenti?
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