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domenica 1 settembre 2013
Educare i barbari: impossibile inutile o doveroso?
Ricominciamo da tre. Tre (+1) i mesi senza post, tre domande
chiave, tre indicazioni conseguenti. E un
articolo da qualche muovere la riflessione. È di Luca Goldoni, dello scorso
20 agosto, è stigmatizza la crescente maleducazione dei piccoli, e dei meno
piccoli, esasperata nei luoghi di villeggiatura, specie al mare.
“Dilaga il
permissivismo, formula di tutto riposo perché legittima il disinteresse con
l'alibi della pedagogia. Tutto risale agli anni 60 quando esplode il dibattito
sul sì o no alle favole, alle sculacciate, al premio e castigo”
scrive il
giornalista mettendo il dito nella piaga e chiarendo che il più delle volte non
si tratta di adesione ad un modello educativo che sembra aver creato solo
disastri ed essere rimasto solo nell’immaginario di molte coppie, quello che
invita all’assenza di negazioni e regole lasciando lo spontaneismo straripare
senza limiti e con molte conseguenze negative. Già da diversi anni il movimento
contrario, basato sul buon senso e millenni di esperienza, chiarisce che se
vogliamo bene ai nostri figli dobbiamo dire di no.
Ma per farlo bisogna essere decisi e soprattutto
coerenti. Lo spiega benissimo
Goldoni “la vera educazione non consiste
nelle prediche ma nell'esempio quotidiano, il pupo va in tilt: gli ripetono che
non deve dire bugie e poi sente la madre che istruisce la domestica, se
telefona l'Angela dille che non sono in casa. Dunque, severità zero, tolleranza
mille.”. Alla fine siamo noi che non vogliamo educarci e ci facciamo sconti
e per un briciolo di coerenza finiamo per tollerare tutto dai figli trovando
sempre giustificazioni ai loro comportamenti sempre meno civili. Li definiamo ingovernabili, quando invece gli
incapaci di governarli siamo noi. Certo, la società non ci aiuta, negandoci
almeno una buona fetta di strumenti. Se la violenza non è mai una strada, la
fermezza a volte impone gesti e toni che facciano capire chi comanda. E non
sempre questo è possibile farlo con atteggiamento gandhiano, perché
ricordiamoci che l’eroe indiano ha avuto successo perché si scontrava con gli
inglesi, colonialisti ma decisamente civili. Si fosse trovato ad affrontare con
il suo approccio i nazisti e le SS credo che non oggi sapremmo assolutamente
nulla di lui, neanche dove fosse vissuto e morto.
Ecco dunque le tre domande chiave che possiamo farci e che
richiedono il vostro contributo
a) esistono
realmente dei bambini ingovernabili?
b) Qual
è il modo più corretto per educare oltre dare l’esempio?
c) Come
esercitare la fortezza e l’autorevolezza in questo 2013?
E i tre consigli che mi sento di dare sono questi
1) non
perdiamoci mai d’animo, costa fatica e stanca da morire, ma ne vale la pena;
2) nel
dubbio diciamo di no, meglio negare piuttosto che cedere. Avremo tempo di
cambiare idea se è il caso di farlo;
3) educare vuol dire preparare i figli per
il cammino, non il contrario: e se questo vuol dire insegnare loro ad essere
una miscela equilibrata di marines, lord, francescani, gregari non dobbiamo
spaventarci.
La mia provocazione l’ho lanciata, ora tocca a voi.
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