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martedì 28 agosto 2012
Ragazzi a digitalizzazione globale
Per gentile concessione della rivista Fogli (Edizioni Ares) pubblichiamo l'intervista al prof. Luis Cardona sui digital kids
Dopo la maturità,
Luis Cardona si trasferisce da Barcellona, sua città natale, in Svizzera, dove
si
laurea in
Economia aziendale a Ginevra e poi in Informatica a Zurigo. Dopo aver lavorato
presso
una fondazione
zurighese seguendo progetti di alfabetizzazione informatica in Europa (Italia
compresa), ha
svolto un’attività di ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale (sistemi
esperti)
che si è conclusa
nel 1994 con un dottorato presso l’Università di Friburgo. Da quel momento
si è dedicato
completamente alla formazione giovanile, prima dirigendo residenze
universitarie a
Friburgo e
Zurigo, poi fondando un Club giovanile a Lugano, nel 1998.
Nel tentativo di
sviluppare un nuovo approccio pedagogico che sia veramente efficace contro
l’attuale
emergenza educativa e che possa portare serenità nelle famiglie e nei ragazzi,
ha messo
in piedi con
alcuni amici e collaboratori un progetto educativo, chiamato Everest, che è
allo stesso
tempo un liceo
futuristico e un centro di ricerca neuro-psico-pedagogico. Il progetto prevede
una rete
formativa con diversi centri di attività: Lugano (sede dell’Everest) e partners
ospitanti a
Washington,
Londra, Colonia, Palermo e Nairobi.
Professor Cardona, che
cos’è l’emergenza educativa di cui si
sente tanto parlare?
L’emergenza educativa nasce
come il risultato di due rivoluzioni culturali di
fine secolo scorso: la rivoluzione del ’68 e la rivoluzione
digitale (Internet, cellulare, Facebook...). La scuola sta
perdendo il contatto con la realtà, poiché non evolve
e, dunque, non riesce a trovare un suo ruolo all’interno di
un mondo che sta cambiando
molto velocemente. Questa
perdita di contatto con la realtà sta portando a un
numero molto elevato di fallimenti scolastici. La cosa che
rende perplessi gli esperti è che i ragazzi, invece di
cercare di impegnarsi per evitare le insufficienze, le
accettano come qualcosa di «normale».
Sembra che a loro non
importi molto il rischio di dovere ripetere l’anno...
Davanti a questo
atteggiamento di boicottaggio del sistema scolastico, la scuola non
sa come reagire: non sembra che ci siano soluzioni in
vista. Questo disagio, sempre maggiore, mette in grande tensione le
famiglie: i genitori, davanti a questi insuccessi
dei figli, non sanno più come relazionarsi con loro. La
sfida educativa finisce per diventare
anche una sfida all’interno
della coppia. Purtroppo molte famiglie non reggono
e i legami famigliari finiscono per rompersi. Il tessuto
famigliare si sta sciogliendo: e questo è un grande male per
tutta la società.
L’emergenza educativa però
non è dovuta principalmente ai ragazzi che non vogliono
impegnarsi. In questo contesto
i ragazzi, più che colpevoli, sono vittime.
Una volta Giovanni Paolo II
disse che se avesse dovuto salvare,
per ipotesi assurda, un
solo versetto della sacra
Scrittura avrebbe scelto:
«La verità vi farà liberi». Quale
verità occorre far
conoscere ai giovani, e come?
Per essere felici bisogna
essere veramente liberi. I giovani non amano sentirsi
predicare la verità; quello che veramente
cercano è la testimonianza
di un amore autentico. Sono alla ricerca di
qualcuno che li ami per quello che
sono, con i loro sogni, i
loro limiti, i loro difetti, le loro speranze. Per questo vedono
spesso nell’amicizia il valore
più alto. Purtroppo molti
di loro sperimentano ben presto la delusione di una falsa
amicizia, quando si accorgono che è interessata. Scoprono
che sono benvoluti soltanto quando sono utili e/o
piacevoli, quando si comportano bene e vanno bene a scuola,
quando hanno soldi o sono sexy. Scoprendosi
strumentalizzati, vivono queste false
amicizie come autentici
tradimenti. Una parte della trasgressione giovanile si può spiegare
come provocazione nei confronti degli adulti,
particolarmente dei genitori: «Vediamo se mi ami anche
quando non mi comporto
come vuoi tu».
Il successo delle Giornate
Mondiali della Gioventù sta a dimostrare che i giovani,
anche oggi, ascoltano volentieri chi parla loro con
autorevolezza e con esigenza: lo sperimenta
anche lei nel suo lavoro di
formazione?
Ho trovato molti ragazzi
che, potendo, vorrebbero essere bravi, ma che non ci riescono. Di solito questi ragazzi hanno l’autostima molto
bassa, in gran parte dovuta al fatto che gli adulti di
riferimento – genitori, docenti ecc. – non risparmiano critiche
nei loro confronti, dimenticando invece di lodarli quando lo
meritano. Facciamo loro molto male pensando
che sono una «generazione perduta». In realtà, stanno
gridando con un linguaggio non verbale: aiuto!
Arrivano a un punto di
scoraggiamento tale che non osano neanche cercare di
migliorare. Nel loro tentativo di fuga da una realtà che
sembra loro troppo difficile e ingiusta, tendono ad
aggregarsi con coetanei che hanno più o meno gli stessi
problemi. Una volta che si forma il gruppo «problematico»,
diventa molto difficile che accettino un discorso
autorevole ed esigente, semplicemente perché
l’amicizia e la «fedeltà» nei confronti del gruppo
impediscono loro di cambiare atteggiamento.
Se invece si riesce a trasmettere loro
la speranza che possono diventare così
bravi come desidererebbero,
allora possono accettare di
aggregarsi a coetanei che, come loro, hanno la
speranza di migliorare. Una volta
creato un gruppo che si
sente «in cammino verso la virtù», diventa relativamente
facile motivarli ad
ascoltare discorsi esigenti, perché hanno il desiderio e la
speranza di diventare bravi.
Da quanti anni si occupa di
orientamento e formazione dei giovani? Ci sono stati
cambiamenti nel modo di vivere questa tappa della vita?
Me ne occupo da più di 25
anni. I cambiamenti dei giovani in questi anni sono stati
enormi, ma, secondo me, ci saranno cambiamenti
ancora più sensibili nei prossimi 10-15 anni.
Si può educare ancora,
nell’èra di Internet, attraverso la lettura?
Ci sono libri che
consiglia?
Così come ci sono state
tecnologie che non esistono quasi più, come il VHS, ho il
sospetto che fra poco il libro, come supporto informativo
sequenziale-cartaceo, possa scomparire, come sono scomparsi i papiri, le pergamene e le tavolette di argilla.
Non è il libro ciò che conta, ma il contenuto del libro, la
«storia». In altre parole è il «documento
» che conta, non tanto il
«formato del file».
Un ragazzo che ha visto una
storia al cinema, di solito
non vuole più leggere il
«libro del film» (ci sono onorevoli eccezioni che confermano la
regola, soprattutto fra le ragazze). Un ragazzo che
inizia presto a usare il computer e che vede molti film alla
Tv o al cinema, sviluppa un modo di acquisire le
informazioni molto diverso da quello
sequenziale proprio delle
storie dei libri cartacei: si
tratta di un modo che
potenzia quasi tutti i canali sensoriali ed emotivi. La lettura di
un libro gli appare qualcosa di molto povero, perché
molte delle potenzialità sviluppate con il video non vengono coinvolte
in quell’attività;
il risultato è che sente una
profonda noia, che scatena
una reazione di rigetto. Questi
ragazzi «digitali»
raramente hanno la pazienza
di leggere una pagina intera, riga dopo riga, e di
seguire un racconto sequenziale, pagina dopo pagina. Sono ragazzi
che cercano «l’essenziale» e lo vogliono in
modo interattivo: perciò leggono le pagine in diagonale e poi saltano alcuni capitoli:
magari iniziano proprio con la fine, come con i Manga.
Il libro di Alessandro
d’Avenia Bianca come il latte, rossa come il sangue mi sembra un
capolavoro anche perché riesce a coniare nel
formato cartaceo la tecnica di lettura dei ragazzi digitali:
capitoli molto brevi, linguaggio molto orale e vivo: quasi
«interattivo»; il capitolo, prima di finire, introduce già il
successivo, così il ragazzo è motivato a iniziare il
nuovo capitolo, prima di finire il precedente.
Se non è più così facile
utilizzare i libri per la formazione di un ragazzo, quale metodo
usa nel suo lavoro di formazione?
Nel mio lavoro con
adolescenti, ho sperimentato e verificato l’efficacia di questo
metodo: commento brani di film e faccio un uso misto
di testo, video e audio. Questo metodo non può funzionare
se il ragazzo ha meno di 13 anni e la ragazza meno di 12
anni. Le storie, i film, che uso di più sono queste
(l’età indicata serve soltanto per dire in che momento può essere efficace un commento pedagogico
del film; non mi riferisco all’età minima per vederlo): Star Wars (13-15); Il
Signore degli anelli (13-16); Buchi nel deserto (13-16); Il Club degli
Imperatori (14-17); Matrix I (> 15); I passi dell’amore (> 16); Seventeen
again (> 16); L’ultimo dono (> 16); Quasi amici (> 17).
Nel mondo, specie in
Europa, cresce la tendenza a spostare sempre più in avanti il
momento di decisioni importanti quali la formazione di una
famiglia: come valuta questa tendenza?
Io dico spesso ai ragazzi:
Dio perdona sempre, gli uomini ogni tanto, la natura non
perdona mai. Una volta si parlava di «fidanzamento». Oggi,
questa parola è stata sostituita dal concetto di «stare
insieme». Si tratta semplicemente di un «consumismo affettivo».
«Stiamo insieme», finché
dura… In realtà, manca ordine nelle
relazioni affettive. Siccome possiamo
ingannarci, ma non possiamo ingannare
la
natura, è lei che fa pagare
a questi giovani
il conto del loro
disordine: il prezzo è caro, particolarmente per le ragazze, le quali,
di solito, sono quelle che hanno iniziato «il gioco dello stare
insieme». Dopo alcuni
clamorosi fallimenti (di solito tra i 13 e i 19 anni) i giovani
rischiano di diventare cinici e di non credere più al
matrimonio, alla famiglia, alla fedeltà, all’amore. La mia
valutazione di questa tendenza è che ci porti alla
sterilità e all’invecchiamento demografico, come si può già vedere. Con
il tempo ci sarà, come capitò alla fine
dell’impero romano, una sostituzione
demografica con gente
appartenente ad altri popoli che, su questo punto, hanno un
atteggiamento più sano, perché sono più rispettosi della
natura umana.
I modelli: da sempre i giovani
sono affascinati dal mondo dello spettacolo: cinema,
teatro, musica, sport. Come si può aiutarli a distinguere i
buoni dai cattivi maestri?
I giovani, come gli adulti,
sono affascinati dal successo.
Soprattutto adesso che
molti di loro hanno l’autostima molto bassa. Pensano che con il successo otterranno quella considerazione che a
loro manca... e che questa considerazione sarà la
porta del loro paradiso (un po’ come il lavoro per Will
Smith nel film Alla ricerca della felicità). Ma il successo
di queste «star» porta a una felicità soltanto apparente, come
mostrano le loro vite quando hanno smesso di «essere
famosi». Per i giovani di oggi è
molto difficile distinguere
tra buono e cattivo perché è
molto difficile distinguere
tra vero e falso. Pensano che «il male» è ciò che si fa con
cattiveria. Siccome non fanno quasi mai niente con
cattiveria, non vedono perché non dovrebbero poter fare certe
cose che gli adulti non vogliono che facciano: «Che male
c’è?» si sente chiedere spesso.
In realtà il male è quello
che si fa con disordine, ma loro fanno fatica a capire quale
sia l’ordine giusto (basta guardare in certe camere da letto).
E poi, anche se lo sapessero, bisognerebbe vincere la
noia, la mancanza di voglia...; ma sono pochissimi
i giovani capaci di gestire la noia o di fare con
motivazione delle attività senza voglia. Penso che la cosa
migliore sia dare loro una motivazione che sia
superiore al «successo», e che li avvicini il più possibile alla vera felicità.
L’unico modo di aiutarli a
essere sé stessi è quello di
far loro sperimentare
l’amore autentico, che solo un vero cristiano può dare.
Oltre alla famiglia e alla
scuola, quale le sembra il ruolo di altre agenzie educative,
come quella che lei dirige a Lugano?
Oggi è molto difficile
educare senza l’aiuto di un’agenzia educativa dove i ragazzi
possano trovare un ambiente sano. La scuola e la
famiglia, per certi aspetti, sono veramenteinsufficienti. Coloro che
non cercano l’aiuto diagenzie educative per
gestire il tempo libero dei loro figli finiscono spesso per
scoprire, con sorpresa, che questi si ritrovano «per strada» con
gli amici, senza scopo, senza
ordine, di negozio in
negozio... Un «divertimento noioso» che crea in loro il
bisogno di «sfogarsi» dal venerdì alla domenica con delle
feste in discoteca che sembrano non finire mai.
Si dice che fa più rumore
un albero che cade di una foresta che cresce: che cosa si può
fare affinché il «rumore della foresta che cresce» sia più
avvertito dall’opinione pubblica?
Quello che sto cercando di
fare a Lugano è creare le condizioni per recuperare quei ragazzi
che «vorrebbero essere bravi ma che non ci
riescono». Ho creato con degli amici un’accademia di tipo
liceale (www.everest-lugano.ch), orientata verso il futuro, in un ambiente dove i ragazzi abbiano
la possibilità di sperimentare un tipo di scuola che, per loro, sia bella e
motivante. Siamo partiti a settembre con 9 ragazzi. Per il momento tutti sono
entusiasti: tanto loro come i genitori. Questo modo nuovo di «fare scuola» sta
attirando molto l’attenzione dell’opinione pubblica e contribuirà sicuramente a
creare delle condizioni migliori per le giovani generazioni.
sabato 25 agosto 2012
Family's interview episode four - Le interviste della famiglia quarta puntata
Fourth episode: our best interviews
Le migliori interviste del blog: quarta puntata
Vivienne Borne living with a lot of... teens and be able to survive.... not an easy task
Quando la casa è piena di adolescenti: convivere e sopravvivere. Intervista con Vivienne Borne
Teens and the family: the Italian version
La versione italiana: prima o poi cresceranno
Paola Bianconi
Rebecca Cousin: finding the way to manage education and real life
La strada per mantenere una propria vita e gestire una famiglia sana: Rebecca Cousin
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mercoledì 22 agosto 2012
Le interviste in famiglia 3 - Family's interview third part
Terza parte delle interviste in famiglia - le più belle interviste dei primi due anni del blog
Third step of the collection of the best interviews of these first two years
Daniela Bovolenta quando l'educazione ha basi solide vuol dire che parte da lontano. Alla scoperta di un modello sempre nuovo di educazione nell'intervista che ha segnato il maggior numero di visite nel nostro blog
Stefania Boleso le difficoltà di essere mamma oggi, la sfida del lavoro e le complessità dell'educazione.
Striving to be woman and mother at the same time, when having a job seems to conflict with motherhood
Third step of the collection of the best interviews of these first two years
Daniela Bovolenta quando l'educazione ha basi solide vuol dire che parte da lontano. Alla scoperta di un modello sempre nuovo di educazione nell'intervista che ha segnato il maggior numero di visite nel nostro blog
Stefania Boleso le difficoltà di essere mamma oggi, la sfida del lavoro e le complessità dell'educazione.
Striving to be woman and mother at the same time, when having a job seems to conflict with motherhood
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venerdì 17 agosto 2012
Le interviste in famiglia - Family's interviews
August Interviews
Le interviste di agosto
Let's propose the best interviews we published in these first two years
Riproponiamo le migliori interviste dei primi due anni di vita del blog
About dads and daughter: how can fathers help their daughters supporting their healthy grow and their sane development?
Papà e figlie: quale legame? Che cosa deve fare un padre per aiutare la figlia a crescere sana di corpo e di spirito e soprattutto felice?
and part II of the interview about the Meg Meeker's book Strong fathers strong daughters
qui la seconda parte dell'intervista con Sossy Manoukian a proposito del libro di Meg Meeker Papà sei tu il mio eroe
Intervista a Federica Mormando Le sfide della famiglia oggi e come affrontarle insieme con coraggio.
Interviewing psycotherapist Federica Mormando about the challenges families have to face nowadays and how we can survive in the fight
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sabato 4 agosto 2012
Le interviste di Famiglie Felici - prima puntata
Ripubblichiamo in questo agosto alcune delle interviste raccolte in questi due anni di vita,
proponendone 2 o 3 alla volta, per affinità o discontinuità.
A voi la scelta. Tutte sono comunque molto interessanti.
Buona lettura
Mario Polito: La scuola e la famiglia, collaborazione e competizione.
"La scuola è diventata il contenitore di tutto. Chiediamo alla scuola tutto: l’istruzione, l’educazione, la formazione, la socializzazione, la preparazione professionale, la consapevolezza civile, la sensibilità solidale, la creatività, la visione globale dei problemi dell’umanità, la prevenzione della tossicodipendenza, il contenimento delle intemperanze adolescenziali, il senso del bello, l’impegno nello studio, l’apprezzamento del sapere e della cultura."
La signorina Daniela: genitori sul serio (prima parte)
"Perché i genitori vivono costantemente con la paura di sbagliare, temono di fare errori che si ripercuoteranno nella vita dei loro figli, e purtroppo così è. Ma questo atteggiamento ondivago, incerto, timoroso crea individui fragili".
La signorina Daniela: genitori sul serio (seconda parte)
"I genitori della nostra contemporaneità vivono le paure agendo alle volte in modo poco coerente. Per esempio, non si insegna ad un bambino a fare brevi percorsi in strada da solo, magari per recarsi a scuola, per paura degli attraversamenti o di eventuali incontri di malintenzionati e perciò si portano con l’automobile davanti all’ingresso della scuola fino al momento delle scuole medie e poi improvvisamente a 14 anni gli si regala lo scooter"
La signoria Daniela: genitori sul serio (terza parte)
"E se vogliamo provare a guardare i bicchieri mezzi pieni, il periodo di crisi economica contribuirà notevolmente a mio parere ad equilibrare i valori familiari".
proponendone 2 o 3 alla volta, per affinità o discontinuità.
A voi la scelta. Tutte sono comunque molto interessanti.
Buona lettura
Mario Polito: La scuola e la famiglia, collaborazione e competizione.
"La scuola è diventata il contenitore di tutto. Chiediamo alla scuola tutto: l’istruzione, l’educazione, la formazione, la socializzazione, la preparazione professionale, la consapevolezza civile, la sensibilità solidale, la creatività, la visione globale dei problemi dell’umanità, la prevenzione della tossicodipendenza, il contenimento delle intemperanze adolescenziali, il senso del bello, l’impegno nello studio, l’apprezzamento del sapere e della cultura."
La signorina Daniela: genitori sul serio (prima parte)
"Perché i genitori vivono costantemente con la paura di sbagliare, temono di fare errori che si ripercuoteranno nella vita dei loro figli, e purtroppo così è. Ma questo atteggiamento ondivago, incerto, timoroso crea individui fragili".
La signorina Daniela: genitori sul serio (seconda parte)
"I genitori della nostra contemporaneità vivono le paure agendo alle volte in modo poco coerente. Per esempio, non si insegna ad un bambino a fare brevi percorsi in strada da solo, magari per recarsi a scuola, per paura degli attraversamenti o di eventuali incontri di malintenzionati e perciò si portano con l’automobile davanti all’ingresso della scuola fino al momento delle scuole medie e poi improvvisamente a 14 anni gli si regala lo scooter"
La signoria Daniela: genitori sul serio (terza parte)
"E se vogliamo provare a guardare i bicchieri mezzi pieni, il periodo di crisi economica contribuirà notevolmente a mio parere ad equilibrare i valori familiari".
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