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domenica 17 marzo 2013

Il caffelatte che unisce famiglia e lavoro




Irene Bartalini e la sfida per trovare il giusto equilibrio tra vita di famiglia e attività professionale. La soluzione? Caffelatte a colazione, un modo per coniugare il piacere di essere mamma alla passione per mettere a frutto la propria competenza professionale.
Ma chi è Irene e che cosa ha escogitato che possa essere preso ad esempio, o per lo meno come spunto, per altre mamme che sono alla ricerca di questo equilibrio, uno dei problemi più sentiti e spinosi della nostra società.
Pratese, giovanissima, mamma di due bimbi, Vittoria ed Edoardo, plurilaureata internazionale, Irene nel 2011 ha spostato la sua carriera sul web per poter dedicare più tempo alla famiglia senza perdere di vista il mondo del lavoro. Si è inventata e gestisce un portale e-commerce al quale ha associato un blog che racconta della vita di famiglia, di viaggi, di Italia; si diverte, ad esempio, a proporre racconti così come suggerisce, con simpatici tutorial come ridare nuova vita agli oggetti: partire da una camicia inservibile per costruire un cavalluccio di legno o per farne un pigiama. Idee semplici ed efficaci. Il tutto, per ampliare le proprie vedute e non perdere nessuna occasione, in due lingue: italiano e inglese.

Che sostegno e aiuto le dà la famiglia in questa sua attività che cerca di conciliare vita professionale e vita familiare?
Fondamentale.  Mi riferisco al fatto che i nonni sono sempre stati disponibili ad aiutarmi coi bambini sia nel doposcuola, riprendendoli all'asilo, sia negli interi periodi in cui non ci sono andati perché  convalescenti, se io dovevo terminare qualche lavoro o assentarmi qualche giorno.. in più hanno un "padre mammo" che sa cucinare (bene), vestirli, portarli all'asilo.. 

Da dove è nata l’idea di Caffelatteacolazione?

In primo luogo dal desiderio di realizzare per i miei bambini qualcosa di unico, fatto con le mie mani e rispondente esattamente all'idea del capo che avevo in mente, poi anche dall'esigenza di dare libero sfogo ad una creatività che ho sempre assecondato nei vari momenti della mia vita, anche prima di essere "Mamma".  

In che modo l’ha aiutata a conciliare professionalità con la maternità?
Lavorare a casa, dove ho creato un piccolo laboratorio, mi permette di gestire il tempo in modo assolutamente autonomo. Il lavoro che facevo prima mi impediva di vedere i miei bimbi la mattina al risveglio (uscivo di casa alle sette o prima), fare colazione con loro, portarli a scuola, tutte cose che dovevo delegare alle studentesse straniere che per qualche anno hanno vissuto con noi. Il pensiero che i miei bimbi sarebbero cresciuti in fretta e che mi sarei persa questi momenti della vita che non tornano più è stato determinante nel prendere la decisione di licenziarmi.

È  una professione che la soddisfa?
Assolutamente sì. L'incognita del futuro mi crea ansie e pensieri che prima, come dipendente pubblico, certo non avevo, ma il fatto di essere riuscita a conciliare lavoro e passione è una grande conquista per me.

Uno dei problemi delle donne, per nulla aiutate dalla società, è quello di trovare un equilibrio personale nella difficile conciliazione di lavoro e famiglia: che consigli darebbe per cercare una strada equilibrata?
Difficile riuscire a sentirci soddisfatte come madri, donne e lavoratrici; più facile "scoraggiarsi", abbandonando qualunque proposito ma credo che ogni donna sia una fonte inesauribile di forza, amore e passione e con un po' di tenacia possa trovare il proprio equilibrio, per cui "ascoltarsi" diventa fondamentale.

Un sito di e-commerce è una scelta coraggiosa e originale: la trova anche vincente?
Credo che l'e-commerce sia una realtà affermata in molti Paesi d'Europa e nel resto del mondo e anche in Italia si sta diffondendo in tutti i settori. Ogni giorno scopro con  piacere  che esistono molte mamme alla continua ricerca sul web di marchi e tendenze e  adorano comprare con un clic dall'ufficio per poi trovarsi il loro acquisto comodamente a casa qualche giorno dopo.

Può darci tre consigli per avere, come dice il titolo del blog, una famiglia felice?
Difficile fare consigli. Ognuno trova felicità nella propria vita per cose diverse. Ad ogni modo come genitore ho imparato, col tempo, che per stare bene in famiglia è indispensabile: 
- una grande elasticità e flessibilità (quando si è da soli si è padroni del proprio tempo e del proprio spazio, con due figli molto meno);
- un po' di ironia (inutile prendersela troppo se dopo una giornata di lavoro i bambini non ne vogliono sapere di star calmi e tranquilli o se appena finito di raccogliere tutti i micro pezzi delle costruzioni Edo arriva e li rovescia nuovamente a terra..)
- apprezzare quelle piccole grandi gioie che i bambini ci regalano ogni giorno e fermarci ad osservarle (una parola nuova, una scoperta..)
giovedì 7 marzo 2013

La famiglia felice e il lavoro delle donne




Raffaella Tarassi è mamma di un bimbo di nove mesi ed è in attesa di un secondo figlio. Ha creato un blog interessante che intende promuovere sia le produzione per bambino realizzati all’estero sia i prodotti Made in Italy artigianali. Un esperimento che merita molta attenzione e che ci facciamo spiegare direttamente da lei.

Che obiettivo si pone il tuo blog?
Come la maggior parte delle mamme, quando sono rimasta incinta di Alessandro ho cominciato a leggere e informarmi su tutto quello che riguarda il mondo dell'infanzia, in più abitando all'estero mi sono accorta che esiste un'offerta di prodotti estremamente diversa da quella italiana, per cui mi sono detta, perché non raccontare ai genitori italiani cosa succede al di la delle Alpi? Ne ilmondodeibimbi cerco quindi di proporre idee originali e divertenti, in particolar modo giocattoli, abbigliamento e arredamento, che scovo online e offline, che rendono il mondo dei nostri bimbi unico e speciale

Che servizio offre ai lettori?
Confesso che il blog è nato un po' per caso tra una poppata e un pannolino, non sono capace di stare con le mani in mano, e nonostante adori passare del tempo col mio bimbo durante la maternità avevo bisogno di pensare e fare altro. Tutto questo per dire che all'inizio non mi sono prefissata una strategia, a sei mesi dall'apertura del blog comincio ad avere le idee un po' più chiare ed è interessante che  l'obiettivo è emerso dal confronto coi lettori e alcune aziende del settore. L'idea alla base di tutto è mostrare che esiste un'offerta per l'infanzia alternativa ai marchi blasonati di cui sentiamo parlare, che l'educazione al rispetto dell'ambiente comincia quando i nostri bimbi sono piccoli: se i loro compagni di gioco sono in plastica è ovvio che in futuro saranno attaccati a questo materiale e non si cureranno di legno, cotone e simili, e da ultimo che esistono ancora tantissime piccole imprese che producono utilizzando processi artigianali e che sviluppano collezioni estremamente creative e divertenti.
Inoltre un nuovo progetto partito da pochissimo, è una serie di interviste a donne che hanno re-inventato la propria vita professionale in seguito alla maternità, sfruttando la loro esperienza di mamme per creare prodotti e/o servizi destinati ai bimbi. L'idea è quella di lanciare un messaggio positivo, di donne che non si piegano alle logiche attuali del mondo del lavoro che purtroppo non sono sempre in sintonia con la maternità, e che con un pizzico di creatività, tanto coraggio e grande tenacia riescono a conciliare la sfera privata e quella professionale.

Perché le è venuta l'idea di aprire questo blog?
Da ormai quasi 6 anni abito a Lussemburgo, un paese tanto piccolo quanto interessante, qui infatti la cultura locale è un miscuglio di quella francese, fiamminga e tedesca. Quando sono rimasta incinta ho scoperto che nonostante la globalizzazione, la cultura e le tradizioni legate alla maternità e all'infanzia sono estremamente locali, quando tornavo in Italia mi rendevo conto che alcuni prodotti che per è erano scontati a Milano non erano così diffusi e viceversa e ancora quando Alessandro aveva 6 mesi l'ho portato dal pediatra in Italia e sono rimasta stupita che ha insistito moltissimo perché gli dessi le diverse farine di riso e mais e tapioca, qui a Lussemburgo praticamente non esistono e lo svezzamento viene fatto soprattutto con frutta e verdura. Comunque... mi sono resa conto che esistono vere e proprie differenze culturali, perché, quindi, non condividerle e per scoprire i punti di forza di ognuna?

E' presente anche sui social media? Dove e perché?
Le pubbliche relazioni sono uno dei principali punti di debolezza del blog. Sono presente su Facebook e Twitter, ma confesso di non animare assolutamente le pagine che al momento sono semplicemente una vetrina dove trovare il link agli articoli che vengono pubblicati sul blog. Twitter confesso di non aver ancora del tutto capito come funziona, lo trovo estremamente efficace perché un sacco di aziende mi hanno scoperto e inviato le loro collezioni proprio tramite questo social media, allo stesso tempo però ho l'impressione che per utilizzarlo con successo occorre twittare regolarmente e con una certa costanza, cosa che non ho ancora "l'istinto" di fare. Facebook lo utilizzavo già privatamente, ho deciso di pubblicare il link ai post solo un paio di mesi dopo l'apertura del blog, quel giorno le visite hanno subito un impennata pazzesca che mi ha lasciata a bocca aperta e mi ha fatto capire la potenza di questo strumento; lo svantaggio rispetto a Twitter è che sei molto più vincolato alla tua cerchia di contatti per cui è molto più complicato farsi conoscere da altri.

Qual è la sua strategia di web marketing?
Confesso, non ne ho una! A parte i social media di cui ho appena parlato cerco di partecipare a discussioni sul blog simili al mio. Tempo fa mi sono iscritta ad alcuni siti aggregatori, ma sinceramente non ho riscontrato una grande differenza rispetto al non aderire. Al momento due pratiche hanno portato a un aumento delle visite: comunicare alle aziende di cui scrivo il link al post che le riguarda in modo da essere pubblicata sulle loro pagine Facebook o Twitter e inserire alla fine di ciascun post "potrebbe interessarti anche" ovvero il link ad articoli pubblicati in precedenza su un argomento analogo a quello del giorno. Mi piacerebbe moltissimo professionalizzarmi di più in questo ambito, confesso di pensare spesso di seguire un corso, ovviamente online!

Donne e lavoro: che cosa ne pensa?
Penso di non essere ancora la persona adatta per rispondere a questa domanda, dal momento che sono alla prima maternità e riprenderò il lavoro solo settimana prossima. Ad oggi sto cercando di individuare i momenti e le attività critiche della giornata per poterle vivere al meglio quando riprenderò, sicuramente dovrò mettere in piedi una buona organizzazione che preveda piani B, C e a volte anche D. 
Al lavoro ho chiesto il part time che ho avuto la fortuna di ottenere, prima di rimanere incinta mi arrabbiavo sempre con le colleghe o dipendenti che utilizzavano la scusa "eh ma io ho i bambini" per non venire al lavoro o fare i propri orari. Trovo molto più responsabile un discorso del tipo: la mia situazione personale è cambiata di conseguenza non sono più in grado di garantire lo stesso ammontare di ore e lavoro di prima della maternità, a voler far tutto si rischia di fare tutto male! Ritengo che le donne mamme hanno il diritto e il dovere (per se stesse, per i propri figli e per la società) di lavorare, bisogna però rendersi conto che  la disponibilità e le necessità sono diverse rispetto a quelle di un uomo su cui è costruito l'insieme di regole e pratiche che regolano il mondo del lavoro attuale. 

So che non è una citazione molto dotta, ma mi piace moltissimo il finale del film "Ma come fa a far tutto" con Sarah Jessica Parker che ritengo individui in pieno il problema:

"Motivi per cui non sarebbe un problema lasciare il mio posto di lavoro:

Primo: perché ho due vite e mi manca il tempo di godermele.
Secondo: perché cercare di essere un uomo significa sprecare una donna.
Terzo: perché i miei bambini cresceranno in un lampo e io mi sarò persa tutto.
Quarto: perché prima o poi in un modo o nell'altro, arriva il giorno in cui le cose cambiano.

So che se non avessi questo lavoro le cose sarebbero migliori, sotto tutti i punti di vista, ma senza quel lavoro non sarei più io, ma senza di te (il marito), Ben e Amy (i figli) non sono niente!"


Tre consigli per aiutare le famiglie ad essere felici?
Che responsabilità! La mia famiglia è ancora molto giovane, io e mio marito ci siamo sposati nel 2009, Alessandro è nato nel 2012 e ora aspettiamo un altro bimbo che nascerà ad agosto; non ho esperienza con ciò che riguarda scuola, adolescenti,...  posso dirvi le regole che al momento mi stanno rendendo la persona più felice del mondo:
1. mio marito viene al primo posto, certo il tempo che posso dedicargli ora si è decisamente ridotto e non sempre è di super qualità, ma non ce la farei senza di lui! Quando ero incinta dicevo sempre "Cavoli, ma come fanno le donne che affrontano la maternità da sole?", io fisicamente e psicologicamente non ce l'avrei mai fatta (e ho avuto una gravidanza bellissima!) e da quando è nato Alessandro ne sono ancora più convinta.
2. Costruire un ambiente sereno e pieno di calore che significa circondarsi di amici e famigliari su cui contare, ma con cui soprattutto farsi delle belle risate. Ridere è fondamentale, anche perché più sorriderai prima lo farà il tuo bimbo ed è la cosa più bella del mondo!
3. Ricordarsi che i nostri bimbi sono persone diverse da noi, con desideri, sogni, ritmi, interessi diversi dai nostri. E' difficile, ma credo sia importante proteggergli stando attenti a non opprimerli, un nucleo famigliare dominato dallo stress e dall'ansia per qualsiasi cosa nuoce a tutti!