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giovedì 19 gennaio 2012

Ma che cosa è mai il sacrificio? Guest post

The Italian Thursday: 
il commento tutto italiano



Violetta, che insieme all'amica Vagabonda (manteniamo un alone di carismatico mistero) tiene un simpatico blog di riflessioni quotidiane, è intervenuta nel post dello scorso venerdì con un commento che ci è sembrato interessante. Le abbiamo chiesto la cortesia di scrivere un articolo più articolato e lungo con le sue esperienze personali e il suo punto di vista. Ecco il suo regalo a questo blog.
A voi i commenti!




Cosa significa fare un sacrificio per ognuno di noi? Ad esempio andare in palestra per mantenere il nostro corpo in salute e in forma, alcuni giorni ci viene spontaneo ed è piacevole, altri è un peso e lo facciamo perché ci siamo impegnati e traiamo la forza dalla motivazione che ci siamo dati, i nostri muscoli sono più tonici, i doloretti alla schiena non ci bloccano costringendo a ricorrere a farmaci o a massaggi costosi. Rapportato all'educazione di nostro figlio dobbiamo capire dove arriva il suo limite e spingerlo quando necessario, aiutandolo a darsi delle motivazioni appropriate ma riconoscere quando è veramente stanco imparando a fidarsi di lui così da responsabilizzarlo caricandolo delle conseguenze delle sue azioni. Così lui ha scelto uno sport che lo gratifica e l'impegna aiutandolo ad affrontare difficoltà graduali. Troppa ansia per affrontare le gare non è produttiva perché non consente di dimostrare il meglio delle proprie capacità e allora costringere ad affrontarla ugualmente contro la sua volontà non è giusto. Ma discuterne con lui e prepararlo ad affrontare la prossima gara perché potrebbe anche ricavarne soddisfazioni se si è allenato adeguatamente, aumenta la fiducia in se stesso e gli insegna che i sacrifici sono importanti.

Poi ci sono i sacrifici fatti per gli altri e qui si apre un mondo sconosciuto... sopportare per amore (del figlio), quando sembra che quello coniugale sia scomparso, i difetti dell'altro, come russare esageratamente arrabbiandosi se si chiede almeno di girarsi dalla parte opposta per limitare il danno del sonno perduto, oppure le discussioni a voce alta per imporre le proprie decisioni senza consultare con calma i pensieri della moglie... o anche rimanere in silenzio per non iniziare una litigata inutile se non dannosa, ma a volte necessaria per chiarirsi e sfogarsi. E cosa dire dei lavori domestici che, per mia esperienza, non vengono spontanei ma devono essere acquisiti con il tempo e con tanto sacrificio?
Anche la gravidanza e la nascita del figlio possono essere vissute come sacrificio, nonostante il forte desiderio di maternità e la naturale propensione di noi donne.
Il nostro corpo si trasforma, ci sentiamo sole e dobbiamo richiedere aiuto a chi ha più esperienza e ci è già passato e alla nascita che avviene in modo estremamente doloroso siamo inondate da una gioia immensa ma allo stesso tempo siamo completamente al suo "servizio" 24 ore su 24. Gli diamo il nostro latte, il nostro tempo, le ore di sonno, l'attenzione per capire i suoi bisogni. Perché piange? Che tipo di pianto è? Vuole coccole? Lo sto viziando? Ha fame? Ha dei doloretti? Ha fatto i bisognini? Sta male? Ho sbagliato qualcosa? E il papà? Cosa fa per lui e per noi? Si cerca di coinvolgerlo per farsi aiutare e fargli conoscere questo nuovo arrivato. Lui potrebbe sentirsi trascurato come marito, ma noi mamme facciamo del nostro meglio perché siamo completamente assorbite dalle priorità del bambino e ci sentiamo il peso di una responsabilità tanto grande.

Mi ricordo quando la maestra elementare ci spiegò tutto quanto le nostre mamme facevano quotidianamente per noi, mi sorprese perché non ci avevo mai pensato e avevo dato tutto per scontato. Così da quel giorno mi resi conto di tutti i suoi sacrifici e fui grata per quanto ricevevo da lei. I sacrifici del papà sono più evidente e considerati dalla società e tradizionalmente, lui si dovrebbe occupare del sostentamento della famiglia con il suo lavoro. Anche qui si aprirebbe un mondo. Fino a che punto è giusto sacrificarsi per guadagnare anche a costo di sacrificare le proprie attitudini? A tutto c'è sempre un limite, infatti dare troppo genera uno squilibrio. La mamma può sentirsi sfruttata e incompresa, quindi infelice e di conseguenza il clima familiare ne risente e nascono i sensi di colpa e il malessere trionfa.

Insegnare a ringraziare penso sia un passo importante nell'educazione. Un riconoscimento del sacrificio fatto per lui. Farlo con il cuore perché quello che si dona è guidato dall'amore per rendere l'altro felice e non un atto puramente formale. Così chi ringrazia dimostra di apprezzare pienamente l'atto. Insegnare a fare sacrifici per il bene reciproco, con amore. Quando cucino cerco di ricordarmi i gusti e le esigenze di ciascuno, non esclusivamente i miei così da risparmiare tempo ed energie. Questo vorrei riuscire a trasmettere ai miei famigliari. Sì perché ritengo che anche i mariti facciano parte delle persone da educare. Dobbiamo insegnare loro come siamo fatte interiormente, i nostri limiti, i bisogni  a cui non dobbiamo rinunciare, così che anche loro riescano a svolgere i loro compiti ed essere d'esempio ai propri figli.

Mio marito pretende di essere rispettato e che nostro figlio ubbidisca alle sue richieste o ai suoi rifiuti senza discutere. Impone la sua volontà perché così ha imparato a fare dai suoi genitori ed io dovrei assecondarlo anche non condividendo le sue decisioni. Però non bisogna avvilirsi e mollare perché ci vuole costanza e coerenza per vedere prima o poi realizzati i propri desideri. Mio marito mi ha positivamente sorpresa, quando si è impegnato nella lettura di Crepet "L'autorità perduta" che ha detto di aver terminato... io devo ancora leggerlo, poi ne discuteremo insieme perché ognuno assorbe più facilmente quello che gli è più congeniale e sicuramente avremo dei punti di vista discordanti. Importante è non rimanere bloccati nella propria posizione senza ascoltare al di fuori di se stessi per crescere e migliorarsi costantemente.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Questa la e-mail che ho inviato a Paolo che però non mia ha corretto neanche una parola... spero sia chiaro ugualmente ciò che ho scritto di getto con il cuore...

Caro Paolo, ti scrivo facendo seguito alla tua gentile richiesta.
Non credevo di avere molto da dire a proposito del post sul sacrificio, così su richiesta e invece la mia mente ha continuato a fornirmi spunti mio malgrado ed ho scritto un post che però voglio prima sottoporti, sperando che tu corregga se occorre, il mio modo di esprimermi. Poi lo pubblicherò anche nel mio blog oppure, meglio, metterò il link al tuo così i commenti saranno tutti insieme. Fammi sapere se sei d'accordo e ti ringrazio per avermi dato questa opportunità, facendomi sentire utile ed importante. Forse, anzi sicuramente l'ho fatta troppo lunga, come tutte le donne... Vedi tu e fammi
sapere cosa ne pensi.
Ciao Violetta

Vagabonda ha detto...

I sacrifici in famiglia si sopportano finchè c'è un obiettivo da raggiungere o mantenere. Quando viene meno l'obiettivo, lo scopo, il fine e il sacrifico diventa fine a se stesso, non ha senso compierlo. Quando il sacrificio diventa solo "dovere" penso che bisognerebbe rivedere quello che ci spinge a farlo ed eventualmente valutare se è giusto.
I figli, soprattutto i figli unici che non sanno cosa vuol dire condividere con i fratelli, vanno assolutamente responsabilizzati in proporzione all'età, però senza mettere l'accento sul "sacrificio" da fare ma evidenziando solo come con la crescita si debba contribuire al bene proprio e comune.
Vagabonda, dall'alone di carismatico mistero...
ps. un saluto a Paolo e Franca
pps. Porta tuo marito ad ascoltare Crepet, tra pochi giorni sarà nella nostra città per una conferenza su genitori e figli

Paolo Pugni ha detto...

grazie ancora a Violetta, che ha già superato le 200 visite e c'è tutta la sera!

Anonimo ha detto...

Grazie a Vagabonda che è venuta a commentare, nonostante le difficoltà del momento per l'influenza in atto. Hai ragione io cerco di evidenziare l'aspetto positivo, i benefici che derivano dall'impegno. Vorrei che arrivasse a sentire da solo, senza spinte continue da parte dei genitori, come spendere meglio il proprio tempo per migliorare sempre se stesso e rispettare gli altri.
Paolo, speriamo che chi è passato abbia letto e non sia scappato subito...

domenica luise ha detto...

Ma che belle considerazioni nate spontanee per esperienza diretta. Le condivido tutte, compreso il fatto che ogni sacrificio illimitato dei genitori prepara i figli a dare per scontato quello che scontato non è per niente. Una mamma a servizio totale da anni diventa prima lagnosa e dopo nervosa, non fa bene né a se stessa né alla famiglia e nemmeno al contorno dei parenti. Il marito diventa muto e arrabbiato ed entrambi cercano un po' d'amore fuori dalla famiglia. Il sacrificio deve essere oculato e compensato dallo svago e dal concedersi, vicendevolmente, spazi di libertà.

Paolo Pugni ha detto...

Grazie Domenica Louise, un commento molto acuto.
Paolo