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mercoledì 5 ottobre 2011

Non li lasciamo andare - The Italian syndrome


Scroll down for English version - thanks! 
Prossimo post/next post  Sabato/Saturday October 8th






Questo è un problema tipicamente italiano che possiamo difficilmente risolvere, sebbene ci tocchi affrontarlo prima o poi.

Stiamo parlando della separazione: quando i figli lasciano il nido.

Lo so, lo so, siamo ben conosciuti in tutto il mondo per essere “mammoni” e “bamboccioni”, parole intraducibili.

Ma questo non è l’argomento del post di oggi. I mammoni e i bamboccioni sono i figli che non se ne vogliono andare via da casa.

Quello che vorrei condividere è la nostra difficoltà a lasciar andare via i nostri figli. Come possono i genitori imparare a vivere la separazione, imparare ad facilitare l’abbandono, come possiamo far fronte 
alla sindrome degli empty-nester, del nido vuoto.

La situazione è chiara: la soluzione ha bisogno di essere costruita su pilasti diversi:

  • il pilastro filosofico, che riguarda l’atteggiamento, l’approccio che dobbiamo utilizzare
  • il pilastro pratico, che riguarda invece i comportamenti che dobbiamo avere.


Adesso l’atteggiamento è semplice e innegabile: non siamo i proprietari dei nostri figli, non sono una nostra proprietà, ci sono stati prestati da Dio – o dalla vita se preferite – per proteggerli e prima o poi, per farli crescere e farli mettere a profitto i propri talenti. E se veramente li amiamo, dobbiamo lasciarli andare. Aiutarli ad andare.

Ok, ma…come facciamo? Come possiamo?

Iniziamo ad insegnarli ad essere autonomi, per essere preparati al sentiero. Aiutiamoli a trovare la via migliore per loro, non secondo le nostre idee. E facilitiamogli in cammino in tutti i modi in cui possiamo farlo.

Così facile? 
Cosi complicato!

Cosa potrebbe essere fatto quotidianamente per aiutarli? Lettori straieri e buoni genitori italiano potete aiutarci dicendoci cosa avete fatto, suggerirci qualcosa? 


English version





We need your help non-Italian readers! 

This is a typical Italian problem that we can hardly solve, although we have to face it sooner or later.

We’re talking of detachment: when kids left home.

I know, I know, we are well known in the world for being “mammoni” and “bamboccioni”,  untranslatable words that we can render as “mom-addicted” and “later-babied”.

But that’s not the subject of this post. These are kids who do not want to leave.

What I would like to share is our difficulties in letting kids go away. How can we the parents learn detachment, learn how to ease the abandon, how can we cope with the empty- nesters syndrome.
The situation is clear: the solution needs to be built around to different pillars:
  • the philosophical one, about the attitude, the approach that we have to wear
  • the practical one, about the behaviors we have to perform.


Now the attitude is simple and undeniable: we are not the master of our kids, they are not our property, they have been lent to us by God –or by life if you prefer- to guard and till them for a while, to make them grow and make profits. We tend to forget that and believe that these are always our cute and little puppy. 

And if we truly love them, we have to let them go. 
Help them go.

Ok, but… now what? How can we?

Let’s start teaching them to be autonomous, to be prepared for the path. Help them find the best way for them, not for us. And ease that path in any way we can.

That simple? 
That complex! 

What could be daily do to help them? Foreigners readers and good Italian parents can you help us telling what you did, providing some hints?


5 commenti:

anna ha detto...

Io l'esperienza l'ho fatta..i miei figli ora sono grandi..ed io ..nonna..si..giovane ( almeno dentro!!) ma sempre nonna!!
La sindrome di nido vuoto??E' reale..bisogna prenderne atto..non siamo di acciaio...ci siamo occupati di loro..fin dai primi istanti..e poi..fiuuuuuuu..se ne volano via!!
Ecco è da prima che le cose devono avere una prospettiva diversa...noi dobbiamo crescere con loro..non guardare loro che crescono e noi rimanere gli stessi...capiremo allora quando è il momento di lasciare che inizino a camminare con le loro gambe...noi però sempre a discrezionale distanza...e poi..ogni tanto..io credo...anche un sano..eeee vaiiiiiii..detto con determinazione...ci voglia!!
La razionalità ci deve accompagnare...perchè il sentimento ci porta a prenderci sempre cura di loro..anche se sono grandissimi..e questo non li rende liberi...perchè questa è la cosa più importante..renderli liberi!!!!!!!!

Paolo Pugni ha detto...

Grazie mille Anna, sono esperienze come la tua che ci aiutano a comprendere e agire. E ci incoraggiano.
Grazie di cuore!
Franca e Paolo

iris ha detto...

sono "piccoli" e senti parlare di pannolini, latte e pappe da altre mamme. sono "medi" e senti parlare di asili, scuole, amicizie, giochi, studio...sono "grandi" e i problemi sono altrettanto grandi e si aggiunge l'incapacità da parte di noi genitori di lasciarli andare. è vero, Paolo. ho vissuto la stessa cosa con i miei due figli...e loro mister "me la cavo da solo" quasi ti snobbano. ormai non hanno più bisogno di te. Beh, è vero che i figli sono un prestito di Dio, ma dopotutto quel che ci consola è che se se la cavano da soli, un po' è anche merito nostro, no??!!

Paolo Pugni ha detto...

Sicuramente sì, ma lo sforzo non è (apparentemente) proporzionale al risultato
credo sia stato don Mazzi a scrivere che se sai quali sono le 10 azioni che rovinano un figlio e le applichi hai la certezza matematica di distruggerlo, ma anche se sapessi quali sono le 10 azioni che lo rendono perfetto e riesci a vivere, non avrai mai la garanzia che diventi perfetto.
Bisogna fidarsi e non mollare mai.
Dura eh?
Ma tanto bello anche!
grazie
buona domenica
Paolo

Annamaria S. ha detto...

Eccomi finalmente! Avevo deciso di dire la mia su questo argomento ma arrivo tardi...forse.
Vivo "il dramma" del nido vuoto e proprio non me l'aspettavo. Io che ho cercato di rendere indipendenti i miei figli sin da piccoli. Io che li ho preparati a cavarsela da soli nonostante gli ostacoli. Io che ho sempre detto loro di non avere paura delle novità lontani da casa. Io...io...io, non conto niente io.
Così, mi sono accorta di essere stata proprio brava (è ironico)! Infatti mio figlio ora che ha preso il volo, sta benissimo anche se non ci sentiamo. Ho preparato così bene lui, senza pensare di preparare me che vivo malissimo questo allontanamento. Mi manca un pezzo e il dolore è forte. Forse è il prendere consapevolezza che i figli crescono, si preparano ad andare lontano senza il nostro aiuto, senza il nostro sostegno ed è la consapevolezza che il tempo per noi genitori passa...e non torna più. Beh, la consolazione grande l'ho avuto da questo blog e dall'autore. I figli sono un prestito di Dio...ce li ha affidati, si è fidato di noi per le sue creature e noi di questo dobbiamo esser fieri. Un giorno, si spera, i nostri figli lo saranno di noi, anche se ora "scappano". Grazie Paolo