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lunedì 24 gennaio 2011

Il dilemma della bambina in aeroplano - The girl-on-a-plane dilemma



Prossimo post Next post Giovedì/Thursday 27 gennaio 2011


Scroll down for English version




Arrabbiarsi o non arrabbiarsi? Questo è il problema! Rimproverare i figli degli altri oppure no? Spiegare quattro cose sull’educazione ad altri genitori oppure lasciar perdere?

Ecco i fatti: stavo volando verso una destinazione nel Sud della nostra penisola, e nella fila proprio dietro di me sta una famiglia. Mamma giovane, papà… un po’ meno, due figlie a occhio una di cinque e una di due e mezzo o poco più. Il volo: un incubo!
La piccola teppista non ha smesso di piangere, urlare, lamentarsi, fare capricci per tutto il volo. Nulla le andava bene. L’avevo già sgamata in aeroporto: stessa storia. Urlettini, capricci: irrefrenabile. Stavo andando fuori di testa.

Per due ragioni principali, che tra parentesi non sono affatto razionali:

1.     Mi irritava al punto che non mi è stato possibile leggere il libro che avevo con me
2.     I suoi genitori non tentavano neppure di fermarla mostrando un mino di fermezza: cercavano solo di calmarla coccolandola, blandendola, deviando il suo interesse verso altro di più interessante. Non una parola di rimprovero per arrestare quella devastante marea di strilli.

So che la sto prendendo personalmente e che esagero. E’ voluto. Detto questo vorrei proprio la vostra opinione su due problemi generali che possono essere messi in luce da questa situazione. Non mi interessa parlare di questo caso, che prendo come esempio, icona, di situazioni e problemi più ampi, generali. Dimentichiamo la piccola streghina (che si divertiva immensamente ad urlare e far fare ai genitori quello che voleva) come bimba, consideriamola come immagine di casi analoghi.

Prima domanda: si deve agire in casi simili? Solo accrescere la propria pazienza e starsene calmi? Busta numero 1: direi ai genitori che cosa pensiamo di loro. E del loro piccolo mostro. E finire in una rissa c’è da augurarsi solo verbale. Busta numero 2: pensare “povera piccola, ha ragione anche lei, è in una circostanza difficile. Che cosa potrebbe fare la bimba?” e cercare di sorridere alle persone intorno a te.
Nel caso specifico alla fine ho aperto la seconda busta, non perché ne fossi convinto. Lo ammetto: avevo timore delle conseguenze. Ovviamente è molto più politicamente corretto pensare che l’opzione due sia la migliore e soprattutto l’unica cosa da farsi. Sicuri? Personalmente non riesco a trovare una spiegazione razionalmente valida, ma la scelta uno mi attira di pancia enormemente!

Seconda domanda: che cosa avrei fatto io, se mi fossi trovato in quella situazione, se fossi stato io il papà di quella bimba? Che cosa si può fare in casi simili? E’ evidente che la piccola stava usando tutto il suo potere per dominare la situazione. Stava affermando che era lei a comandare. Stava usando i suoi urli come un’arma per controllare i genitori e l’ambiente. Vedevo la sua faccia beata quando strillava e nessuno cercava di fermarla mettendo in discussione il suo controllo. Rimproverandola insomma. Fossi stato io il padre, avrei dovuto cercare di calmarla distraendola e coccolandola o piuttosto non avrei dovuto  affrontarla con fermezza? Certo, la pancia di un aeroplano in volo stracolmo non è il posto migliore per mettersi a fare il duro. Ho avuto però l’impressione che il problema, in questo caso preso come esempio per altri, fosse molto più profondo.

Di certo la piccola mostrava un carattere decisamente forte, molto più della sorella maggiore che sedeva calma e in qualche modo spenta. Come si può gestire un simile carattere? La mia impressione è che si debba trovare un punto di equilibrio tra l’arrabbiarsi eccessivamente, finendo per agire solo con rabbiosa vendetta e il permettere di tutto per evitare il ripetrsi di capricci e strilli. Ci sono ci tanti, troppi, bambini tiranni intorno a noi che non si può non credere che non ci siano troppi genitori fragili.

Cosa ne pensate? Potete aiutarmi a rispondere a queste domande? Grazie per mettere le vostre idee in comune con noi!




English version









To scream or not to scream? Now that’s the problem: should you reproach other  parents’ kids or not? Could you educate other parents or not?

That’s the fact: I was on a plane and the row just behind me was occupied by a family. Young wife, elder husband, two daughters. Let’s say five and more than two. The flight? A nightmare! The little one never stop crying, groaning, shouting, screaming, nothing suited her. I had noticed her before boarding: same story. I got mad. 


For two main reasons, which by the way can also be not reasonable at all.
1.     She irritate me to the point that I could even read my book.
2.     Her parents didn’t even try to fight! Just cuddling her, and no harsh words to stop that flood of shrieks!


Now I understand very well that I’m taking it personally and that I’m exaggerating. Let’s say it clearly. Having confessed that, I’d like to ask your opinion on two general problems that this specific situation just points out. Let’s use it as an icon for two more frequent issues. Forget about the nasty little girl, who enjoyed her shouting (she was absolutely not in pain since she was smiling as soon as she got attention from her weak mom).

First question: should we do something in similar cases? Or just improve our patience and stay put? First choice: tell their parents what do you really think about them. And start a hard quarrel. Second choice: just think “she’s only a little girl in a tough situation. Poor girl, what could she do?” and try to smile to the people around you.
I took the second chance, but not because I believe it was the best thing to do. I admit: I was afraid of consequences. Of course it’s much more politically correct to believe that option two is the only one to think about. Are we sure? Personally I can’t give a rational answer although I feel, down deep inside, that saying a little word to them….

Question two: what would I have done in the same situation? What if I were her dad? What can we do in similar situation? Clearly the baby was using all her power to dominate the situation. She was making a statement: I am the one who rules. She was using her screams as a weapon to dominate her parents and the environment. I saw her delighted face when she was crying and no one tried to argue with her. Should we just try to calm her offering gifts or could we face her firmly? Of course being on a plane is not the best place to be harsh. But it seemed to me that the problem was much greater than that. For sure that was a strong personality, much steady than her sister, which sit quite and in some way “switched off”.

How can we handle such a character? My impression is that we have to find out the right balance between showing bad temper and just acting on revenge and allowing everything to avoid screaming and maggots. There are too much tyrant kids around not to believe that there are too much feeble parents around.


What’s you point? How can you help me with these questions? Thanks for sharing your ideas with us!

10 commenti:

xox ha detto...

Ciao! :-)
E' la stessa situazione che spesso si ripete nelle Chiese, al cinema, in quei luoghi dove si vorrebbe Silenzio per Ascoltare e, invece, aquila nera domina con le sue urla!
Personalmente dopo i primi pensieri da Jack lo squartatore, dopo aver constatato che si tratta di capricci, scelgo di voltarmi guardando severamente l'aquila e partendo dal "SSCCHH" arrivo al "BASTA!" Fondamentalmente ignoro l'aquila per non farla sentire al centro dell'attenzione. Se persiste, nel caso abbia la possibilità di spostarmi, lo faccio, altrimenti se sono realmente disturbato dall'ascolto di qualcosa di particolarmente interessante ripeto con più veemenza i rimproveri, sempre rapidi e forti quasi come ultime parole che non diano permesso di replica. Per ora al 70% ha funzionato...Per ora non ho avuto repliche dai genitori, capitasse ci penserò al momento....
Penso comunque che l'educazione abbia mantenuto solo la carota, dimenticando il sano bastone.... I padri mancano completamente di Autorevolezza, il concetto del papà-amico ha sgretolato la figura del Padre quale punto di riferimento per l'educazione, io li etichetto come "smidollati"...
Ciao, grazie Paolo!
Gianni Mazzucchelli

Paolo Pugni ha detto...

1-0 per la scelta energica dunque! Grazie Gianni

Anonimo ha detto...

Premesso che generalmente per una donna il fastidio non è così insopportabile come per un uomo, per cui una situazione del genere è una vera tortura anche per le circostanze che non offrono praticamente vie d'uscita, penso che il "da farsi" dipenda da ciò che si vuole ottenere. E qui hai più opzioni.
1. vuoi salvare la possibilità di leggere il tuo amato libro? Impossibilissimo. Niet. Kaputt. Mettiti il cuore in pace, fai finta di averlo dimenticato sul comodino, infilati gli auricolari e spàrati Springsteen a palla [o Stravinski, o Casadei, o i Motley Crue... qui lascio fare a te ;) ]. Chissà che l'ascolto di quella certa canzone non ti riservi serendipicamente qualcosa di inaspettato.
2. vuoi rieducare la fanciulletta? Fai come dice Gianni ma, aggiungerei, con un pizzico di spirito in più. Stuzzica la sua curiosità con un giochino, sorprendila con uno scherzetto... insomma falle balenare l'idea che se smette di strillare potrebbe persino divertirsi di più che continuando il capriccio. Svantaggi: hai perso la tua ora di relax o di studio. Vantaggi: sei ammirato e venerato da tutti, e hai (forse) trasformato una piccola nevrotica in una bimba normale.
3. vuoi rieducare i genitori? Impresa pressoché disperata. Non accetterebbero mai che qualcuno possa sapere meglio di loro come gestire la pargoletta, anche dinanzi all'evidenza che non sanno gestirla affatto. Scrivi su un biglietto il link a questo blog, magari accompagnato dal riferimento bibliografico a cose tipo "Se mi vuoi bene dimmi di no!", passaglielo con aria truce, e torna all'opzione 1.

isabel ha detto...

Si,detestiamoli tutti questi bambini impertinenti e tiranni, creiamo un ghetto per loro e per i genitori incapaci di riportare l'ordine in chiesa, in aereo ed in tutti i posti pubblici. Noi genitori autorevoli ed equilibrati potremmo così riposare con la mente pensando al nostro angolo di quiete che è la nostra mente, la nostra famiglia, il nostro blog ecc.
Personalmente non condivido questa linea... e lo dico da frequent flyer con pargolo sempre in valigia e frequentatrice acrobata di messa domenicale e non.
Spesso, in pubblico, i bambini si comportano peggio che in privato perchè sanno che di esercitare sul genitore, con i loro capricci, una pressione più alta, considerato il numero di spettatori. In secondo luogo, il genitore è spesso costretto magari per necessità a sottoporre il figlio a programmi e scelte non sempre compatibili con la sua età e resistenza. Di qui la ribellione del figlio. Un ceffone in questi casi non solo sarebbe ingiusto, ma inutile.
Io sono dell'idea che, per quanto possibile, occorrerebbe prevenire qs situazioni con un po di sano realismo, Ecco, a titolo di esempio, alcuni suggerimenti:
- non portare i bambini troppo piccoli in chiesa per lunghe funzioni (ma anche solo per la Messa),
- se non se ne può fare a meno portare con se qualche gioco discreto (tipo un foglio e qualche matita),
- rispettare per quanto possibile la routine del bambino e ridurre il più possibile i programmi non alla sua portata o resistenza fisica,
- allegerire psicologicamente il genitore del bambino capriccioso del posto accanto con un sorriso, perchè stabilisca, con maggiore serenità e lucidità, cosa è meglio fare per calmare il bambino.
Ad ogni modo, è vero che esistono genitori smidollati (e sono molti) ma non è detto che il comportamento dei figli sia sempre frutto di un determinismo di matrice genitoriale. E' un fatto che tutti i bambini attraversino la fase del "no periodico" e ciò prescindendo dall'indole del genitore.
Questa volta, caro Paolo, non sono d'accordo con te. Tantomeno con il commentatore che mi precede.

Paolo Pugni ha detto...

Grazie Isabel, il bello è poter avere opinioni diverse.
Comprendo benissimo quello che dici, e non ho certo la pretesa di pensare che un episodio permetta di giudicare una famiglia. Detto ciò amo partire da un episodio per parlare di temi più ampi e generali. Sui quali mi sembra siamo ampiamente in accordo tutti.
O no?
;-)

Susan Heim ha detto...

Rather than confront the parents directly, I would ask a flight attendant to intervene. Maybe she/he could speak to the family. Or perhaps the staff has some coloring books or other items to help occupy children. You could also ask the flight attendant if there's an empty seat you could take that's farther away from the noisy child. As a parent who has flown with children, we make sure to bring plenty of new toys and books they haven't seen, along with a portable DVD player and MP3 player. Watching a movie or listening to music helps to occupy children during a plane ride.

Paolo Pugni ha detto...

Thanks Susan! I'm so pleased you share your point of view with us.
ciao
;-)

Ersi ha detto...

E divertente vedere che la posizione delle donne e degli uomini è...assai diversa. Noi tentiamo una win-win solution e voi siete oscillate tra indifferenza e napalm! Io mi sono trovata in situazioni con uno o l'altro dei miei maschietti di cui sarei volentieri scappata di corsa. Proprio per l'assenza di vie di uscita, o di alternative o di luogo in cui riprendeli per il loro bene e non faccendo una scenata pubblica per un motivo non chiaro neanche a me stessa (io sgrido questo bambino per avere l'aria di una mamma "giusta" e severa, perche voglio che non dia fastidio alle persone che mi stanno intorno o per il suo bene)?. E sinceramente, non avrei gradito che uno SCONOSCIUTO riprenda me e mio figlio, entrambe affaticati da una situazione abbastanza difficile di suo. Anzi, ho incenerito chiunque si sia azzardato ad un commento: "anch'io sono nata con orecchie ed occhi e se non faccio niente è perche in quel momento li, non mi sembra ne possibile ne pertinente, vuole forse prendere mio figlio in affido?". D'altraparte, mi è anche capitato di essere nei panni dell'osservatore che subisce un'educazione approssimativa, e che eccezzionalemente senza figli propri, deve rinunciare alla pace per sopportare quelli degli altri. Cosa faccio in quei casi? La mia posizione è cambiata negli anni. Adesso provo ad interragire con il figlio. Di solito, perche subentra una novità, il bimbo ci si attacca e sta anche a delle regole forse piu ferree di quelle dei suoi genitori. Ogni tanto, nasce un dialogo con loro. E rimane come un seme. E vero, rinuncio ad un momento di pace, ma vengo fuori sempre contenta di queste situazioni perche ho guadagnato un piccolo amico e magari è nata un occasione con i suoi genitori. In fondo, io accetto commenti solo da chi posso presumere che mi vuole bene. Perche sarebbe diverso per i poveri genitori soprafatti dal'opera educativa?

Marina Morelli ha detto...

CREDO CHE NON SI DEBBA DIRE NULLA.
CREDO CHE I PROPRI FIGLI VADANO EDUCATI A CASA...QUINDI, ALLE PERSONE CHE ABBIANO DEDICATO TEMPO E CURE AI PROPRI FIGLI COSE DEL GENERE NON ACCADONO.

Paolo Pugni ha detto...

Sono felice di avere suscitato con una provocazione, vera peraltro, una bella discussione. Grazie a tutti per i vostri contributi.

I'm happy that my provocation brought to such a open discussion. Thanks to everyone for sharing your ideas.

Paolo